Giovedì 21 Novembre 2024

I sindacati dei Servizi sanitari di Manfredonia dicono: “No ai piani di riordino. Sì ad una vera e propria riforma del sistema sanitario”

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Il 14 giugno si è tenuta nella sala consiliare del Comune di Manfredonia una conferenza indetta dai sindacati CISNAC e USPPI per affrontare le problematiche attinenti l’Ospedale San Camillo di Manfredonia insieme alla neo Commissione alla Sanità. All’assemblea era presente anche il presidente del Consiglio comunale prof. Antonio Prencipe e il vice presidente del Consiglio regionale avv. Giandiego Gatta. Dai vari interventi sono emerse le criticità presenti ormai da troppo tempo nell’Ospedale. Il San Camillo è in emergenza per la grave carenza di personale tant’è che i soli tre medici – anziché sei o otto previsti dalla pianta organica – presenti in ogni reparto non riuscendo a garantire la turnazione vengono supportati dai medici del “servizio di urgenza ed emergenza del 118”. Inoltre non potrà richiedere altro personale perché l’ASL di FG non riesce a colmare la voragine in cui versa il proprio bilancio. A gran voce i sindacati asseriscono che “Non servono i piani di riordino ma occorre una vera “riforma del sistema sanitario”che tenga conto non solo della spesa sanitaria ma soprattutto delle esigenze dei vari territori”. Ciò è stato più volte denunciato, in questi ultimi anni, ma né l’ASL di Foggia e né la Regione Puglia vi hanno provveduto”. Di chi è la colpa? della politica, degli amministratori incapaci? La Regione Puglia deve comunque dar conto al Ministro della sanità perché è soggetta al “piano di rientro” e secondo le recenti normative (decreto ministeriale n. 70/2015 e legge di stabilità) le ASL dovranno rispettare nel triennio 2016-18 dei parametri molto ristrettivi in termini di pareggio di bilancio ed entro l’anno in corso i debiti non devono superare la soglia del 10%. Secondo i sindacati l’ASL di Foggia che supera di gran lunga questi parametri non riuscirà nel prossimo triennio a far quadrare i conti. La conseguenza sarà inevitabile: “il P.O. di Manfredonia con gli attuali 136 posti letto verrà ulteriormente declassato con il conseguente taglio di circa il 50% dei p.l., perdendo anche il servizio di Psichiatria e di Cardiologia”. E’ inevitabile il lento declino del San Camillo che a stento riesce ad andare avanti con il poco personale e con delle attrezzature obsolete che non consentono di garantire un’efficiente servizio. I sindacati continuano:“da 3 – 4 mesi non si effettuano TAC pur essendo presenti lunghe liste d’attesa negli altri Ospedali di Capitanata. I codici di prenotazione sono diversi rispetto agli altri ospedali e ciò causa disservizi. Perché tutto questo, si sta aspettando la chiusura del nostro Ospedale?”. L’avv. Giandiego Gatta e il prof. Antonio Prencipe sostengono i sindacati, suggerendo di costituire una commissione d’indagine comunale per individuare i disservizi e affrontare le criticità con adeguate misure e strumenti. Il “piano di riordino dei servizi sanitari” presentato a febbraio dalla Regione Puglia è stato bocciato dal Ministero della salute e quasi sicuramente l’incontro del 24 luglio con il Ministro Lorenzin verrà spostato a settembre. I sindacati di categoria chiedono in commissione: “ quale sarà la contro-proposta della Regione? Il governatore Emiliano terrà in considerazione le indicazioni fatte dai sindacati, operatori socio-sanitari, che vivendo ogni giorno i disagi sanno come provvedervi? I sindacati propongono una diversificazione dell’assetto degli ospedali di Capitanata: “In ogni provincia dovrebbe esserci un ospedale di secondo livello o d’eccellenza che si occupi solo delle grandi e gravi patologie e che fosse di riferimento ai 3 o 4 Ospedali di base ( in riferimento all’estensione e alla conformazione del territorio) che, invece, si occuperebbero solo delle piccole e medie patologie”. L’80% della richiesta di assistenza attiene proprio alle medie e piccole patologie. “Se si istituissero Ospedali di base veramente funzionanti (dotati di risorse umane e attrezzature adeguate) si riuscirebbe a soddisfare la richiesta di cura, dando respiro agli Ospedali di secondo libello ormai al collasso e diminuirebbero le lunghe liste d’attesa e la mobilità passiva (limitando i viaggi della speranza)”. Abbracciando questa proposta aumenterebbero i livelli assistenziali sia qualitativi che quantitativi. Inoltre dovrebbero essere potenziati i “servizi territoriali” utili all’assistenza domiciliare del paziente affetto da patologie croniche. Ciò migliorerebbe la qualità assistenziale e l’azzeramento dei costi delle degenze ospedaliere lunghe e inappropriate. I sindacati continuano “Per contenere la spesa pubblica si dovrebbe istituire un “unico” Ufficio per le gare d’appalto per l’acquisizione di strumentazioni e di apparecchi medicali, dotando così i Servizi di materiale sanitario uguale per tutti e allo stesso costo”. Attendiamo la risposta del governatore Emiliano affinché ascolti la “voce” degli operatori sanitari preoccupati di salvaguardare al meglio la salute dei cittadini.

Grazia Amoruso

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