In un precedente articolo abbiamo visto come una zona di enorme pregio naturalistico, protetta da una notevole quantità di leggi e/o vincoli regionali, nazionali ed europei, sia bollata con il marchio di “Terra Maledetta”.
In questa seconda parte analizziamo le conseguenze di tale marchio.
Prima di addentrarci vogliamo riaffermare con forza che non siamo assolutamente contrari a qualsiasi iniziativa ”a prescindere”.
Abbiamo fatto una sintesi di quello che ci sta capitando e che probabilmente ci capiterà nel prossimo futuro, tutto dipenderà dal modo in cui si chiuderà la vicenda del GPL e dalla reazione della popolazione.
Ci limitiamo a considerare solo i seguenti casi:
Eolico offshore
Evidenziamo il tentativo di installare nel mare del golfo di Manfredonia n° 2 impianti eolici offshore che avrebbero occupato una superficie di 102 Kmq circa con 150 aerogeneratori.
A questo proposito riportiamo la parte finale delle conclusioni dello studio di impatto ambientale elaborato al riguardo dal Centro Cultura del Mare di Manfredonia:
“….. Da quanto evidenziato è chiaro che l’installazione di impianti eolici nel mare del Gargano e in particolare nel golfo di Manfredonia costituisce un atto contro la Costituzione (art. 9), viola diverse leggi, affama una zona la cui economia è già adesso molto povera, aumenta la disoccupazione in un territorio che vede la maggior parte dei suoi giovani emigrare per mancanza di lavoro, distrugge una zona di riproduzione e di ripopolamento ittico che serve tutto il basso Adriatico, dà inizio ad una massiccia erosione della costa, realizza una bruttura che allontana certamente i turisti e determina uno sfregio nei riguardi di zone ZPS, SIC, IBA, Convenzione di Ramsar, Rete Natura 2000, Parco Nazionale del Gargano,due siti dichiarati Patrimonio dell’Unesco (Monte S. Angelo e Castel del Monte) e dei cittadini che vivono sulle coste garganiche e intorno al golfo di Manfredonia fino a Barletta-Trani.
Per quanto sopra la valutazione di impatto ambientale riferita alla richiesta di installazione di impianti eolici offshore nel nord Gargano e nel golfo di Manfredonia è estremamente negativa”.
Mentre eravamo impegnati per l’eolico offshore si stava preparando un altro uragano per la città di Manfredonia e dintorni.
Deposito Gpl Energas
La “Terra maledetta”, questa volta, viene attaccata da una società napoletana consociata con arabi della Q8 che vuole installare un deposito di GPL da 60.000 mc in località Santo Spiriticchio con un progetto presentato nel lontano 1999.
Il Ministero dell’Ambiente, di concerto con il Ministero dei Beni Culturali, emanava, in data 21.12.2000, il Decreto DEC/VIA/5673 di pronuncia negativa di compatibilità ambientale dell’opera in quanto “in grado di determinare alterazioni morfologiche e paesaggistiche significative”.
La Regione Puglia con nota al MATT il 13 ottobre 2000 aveva trasmesso la Determinazione Dirigenziale n.192 del 27-09-2000, in cui, dopo aver valutato i pareri emessi dagli Organi ed Enti territoriali interessati, aveva espresso parere non favorevole alla compatibilità ambientale dell’opera.
Il sito in questione conserva le stesse caratteristiche ambientali, paesaggistiche, faunistiche, botaniche, ecc., che hanno determinato i pareri negativi espressi dai vari Ministeri e Regione Puglia. Il progetto, ripresentato dall’Energas (allora Isosar) il 28-10-2013, non rivela alcuna sostanziale modifica del precedente.
Ora, come per incanto, i vari Enti e Istituzioni, modificano in positivo i loro pareri, anche se con molte prescrizioni.
Come è possibile tutto ciò? O hanno sbagliato prima, o stanno sbagliando ora.
Noi riteniamo che la prima valutazione fu fatta nel rispetto della Costituzione, di leggi e normative, mentre l’ultimo parere è stato elaborato in riferimento alla definizione data a questo territorio: “Terra Maledetta”, dove tutto è possibile ed ubbidisce a imposizioni giudiziali sconfinate dal proprio ambito.
C’è abbastanza per ritenere che questo progetto si propone, suo malgrado, alla stregua di una minaccia perché crea una condizione di terrore negli abitanti che incominciano a vivere una situazione di stress psicologico evidenziato nei tanti interventi dei vari forum. E non è un’esagerazione.
Basta fermarsi, meditare e analizzare la situazione con onestà intellettuale e non con la speranza di poter approfittarne, come fanno i pennivendoli e i collaborazionisti.
Ma la storia continua e, alla fine, si capirà meglio perché la nostra è una “Terra Maledetta”.
Scorie radioattive (Rif. Panorama del 11-Nov.-2015 di Gianluca Ferraris)
Bisogna fare una premessa e raccontare la storia della Carta Nazionale delle Aree potenzialmente idonee (CNAPI) ad ospitare il “deposito unico per lo smaltimento delle scorie nucleari”.
Era il 1986 quando le quattro centrali atomiche italiane vennero spente per sempre, ed era il 1999 quando nacque la Sogin S.p.a., società pubblica finanziata con un prelievo sulla nostra bolletta elettrica , incaricata dello smaltimento e di costruire il sito dove stoccare le scorie radioattive. Dopo varie vicende, nel Giugno 2014 l’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) pubblica le linee guida per la scelta del sito che: dovrà essere al di sotto di 200 m. di altitudine, simicamente stabile, lontano da dighe e falde acquifere, al di fuori di aree naturali protette, a distanza di sicurezza da coste, reti autostradali e grandi città.
La Sogin trasforma quei criteri in una lista di aree potenzialmente idonee, la famosa Cnapi, e la consegna all’ISPRA e al Governo. Il 26 Ottobre 2015 era previsto che i vertici di Sogin illustrassero la Cnapi al direttivo dell’Associazione dei Comuni Italiani. Invece della lista, però, quel giorno sono arrivate le dimissioni a sorpresa dell’amministratore delegato di Sogin s.p.a., Riccardo Casale. Da quel momento si va avanti a indiscrezioni, più o meno fondate. Panorama ha pubblicato una mappa che, secondo l’articolista, è la più attendibile.
Da tale mappa risulta che proprio nella “terra maledetta” ci sono n°3 siti, l’uno accanto all’altro, che formano una grossa zona su cui potrebbe essere installato il deposito unico delle scorie radioattive.
Immediatamente balza all’attenzione che le linee guida recitano in un modo ma la realtà è altro, come è successo già per il deposito di GPL.
Analizzando la questione vediamo che l’altitudine prevista, al di sotto dei 200 m., è rispettata però il sito dovrebbe essere sismicamente stabile e tutti sanno che la zona è classificata sismica e proprio qualche settimana fa ci sono state diverse scosse telluriche. Il sito deve essere lontano da dighe e falde acquifere, nel nostro caso dighe non ce ne sono ma la zona è denominata zona umida proprio per la presenza di acquitrini. Il sito deve essere al di fuori di zone naturali protette, nel nostro caso siamo in presenza di una vasta area che comprende tipologie di aree protette: ZPS (zone a protezione speciale); SIC (zona di interesse comunitario); la riserva Naturale dello Stato che rientra anche tra le zone umide del territorio Pugliese tutelate a livello internazionale attraverso la convenzione di RAMSAR, il Parco Nazionale del Gargano nonché il Parco Naturale Regionale del Fiume Ofanto.
Ancora le linee guida dicono che il sito deve essere a distanza di sicurezza dalla costa, reti autostradali e grandi città, nel nostro caso i luoghi segnati sono vicini alla costa che è frequentata da bagnanti e vicini alla A14, alla 16 Bis oltre che a strade statali e provinciali.
Vien da pensare che chi ha fatto questa ipotesi non conosce affatto il territorio in questione. Ma ci chiediamo: è possibile che si preparano documenti di tale importanza e non si ha nemmeno la conoscenza dei luoghi indicati? Ecco perché riteniamo che “il grande fratello” ha bollato il territorio tra Manfredonia e Zapponeta come “la terra maledetta”.
Questo ultimo atto non è altro che la verifica e/o la prova di quanto ipotizzato nella prima parte di questo documento.
E’ evidente che ci troviamo di fronte ad un sistema legale di protezione dell’ambiente talmente chiaro e completo da favorire uno sviluppo sociale in armonia con la natura. Invece la realtà è che bisogna vigilare sempre per evitare che, in nome del dio danaro, si commettano scempi, disastri, illegalità e prevaricazioni.
Per il CAONS
Ing. Matteo Starace
Ho letto sulla Gazzetta di oggi di un prossimo referendum?