L’arrivo di Fabrizio Corona lo scorso venerdì sera presso una nota boutique cittadina ha fatto levare gli scudi nelle piazze della rete a vari Catoni locali pronti a bannare l’accaduto come emblema dell’immoralità dei tempi. Accettando di entrare in questo gioco da addetti della buoncostume proviamo a chiederci chi si sia comportato in modo moralmente discutibile. Fabrizio Corona? No. L’ei fu re dei paparazzi ha solo venduto la propria immagine stantia di eterno dannato (a dir la verità sembrava una spelacchiata tigre malesiana esibita controvoglia come trofeo esotico in un circo di provincia). I gestori della boutique? No. Loro hanno semplicemente ben analizzato la domanda del mercato. I ragazzi smaniosi di farsi un selfie con Corona? No. In un paese democratico e libero ognuno fa nel rispetto della legge ciò che vuole. Sono al massimo da condannare moralmente quei genitori che, cresciuti nei ruggenti anni ottanta, hanno sperato in cuor loro di vedere un giorno i loro figli nel mondo o nel ruolo di Corona, Messia della trasgressione che come tante Maddalene hanno cercato di trattenere, in una posizione di successo, magari comodamente seduti in uno dei salotti dursiani, raccontando della loro vita fatta di notti brave; successi; scandali e perché no, en passant, anche di una capatina a San Vittore.
Dinanzi ad una minor presa dei valori della religione e delle ideologie politiche; ad una latitanza pedagogica nelle famiglie e ad una sempre maggior diffusione nelle stesse famiglie di modelli discutibili possiamo scandalizzarci se la nostra società versa in una condizione di precarietà morale? Se le iniziative di tutela e di monitoraggio ambientale nel e del territorio (nelle vicende Enichem ed Energas) vedono la costante assenza di una partecipazione attiva degli adolescenti (risultato forse di un mancato interesse a riguardo nelle discussioni famigliari)? E non è da ipocriti benpensanti invocare un impeachment verso il sindaco rinviato a giudizio per via della discutibile gestione della sua carriera universitaria pescarese se lo stesso primo cittadino è stato rieletto con una maggioranza tale da pensare l’inclusione anche dei voti di molti di quei benpensanti? Dimenticando la nostra soddisfazione nel bypassare quando ci è possibile la legge e pertanto la massima giolittiana secondo cui seppur corrotti i politici sono pur sempre i rappresentanti del popolo (anch’esso corrotto)? Parafrasando Hemingway chiediamoci dunque per chi suona la campana (della morale). Solo per i Corona e i politici corrotti di turno o anche per quanti fra noi, dimenticando di favorirli con le proprie scelte e stili di vita, si limitano solo a puntare l’indice vindice del buon moralizzatore?
Domenico Antonio Capone