Eni compie nuovi e importanti passi nel proprio impegno sul fronte del climate change inaugurando un progetto innovativo «… di integrazione tra business tradizionale e produzione di energia da fonti rinnovabili». La società realizzerà in Italia, Pakistan ed Egitto i primi progetti di generazione elettrica da fonti rinnovabili localizzandoli nei propri impianti e aree industriali, in modo da cogliere tutte le possibili sinergie logistiche, contrattuali e commerciali con le attività tradizionali dell’azienda, e riqualificare e valorizzare aree industriali attualmente inutilizzate.
Si tratta di un «… modello inedito di riutilizzo virtuoso di aree industriali dismesse, bonificate o non utilizzate, che vengono rilanciate attraverso la realizzazione di impianti di generazione energetica a emissioni zero».
Si concretizza così il terzo pilastro della strategia di Eni per contribuire alla transizione energetica verso un futuro a basso contenuto di carbonio, basata, oltre che sulla promozione delle energie rinnovabili, sull’abbattimento delle emissioni di CO2 nell’ambito della produzione di idrocarburi e sulla massimizzazione dell’utilizzo del gas, la più pulita tra le fonti fossili.
In Italia, Eni si avvale della collaborazione di Syndial per quanto riguarda il settore delle bonifiche: su oltre 4.000 ettari di superficie di cui è già proprietaria nel Paese, valorizzerà le aree industriali bonificate, non utilizzabili o di scarso interesse economico.
Il progetto, denominato Progetto Italia, implica il rilancio dei siti tramite iniziative di larga scala e investimenti in progetti di produzione energetica a zero emissioni. Nel suo ambito Eni ha individuato in via preliminare aree in sei regioni: Puglia, Basilicata, Sardegna, Sicilia, Calabria e Liguria.
Il piano prevede due fasi: la prima è relativa allo sviluppo di cinque progetti, situati rispettivamente a Manfredonia, Assemini, Porto Torres, Augusta e Priolo e per una potenza complessiva installata di circa 70 megawatt. La seconda fase prevede lo sviluppo di altri progetti per un’ulteriore potenza installata di circa 150 megawatt.
Buona parte delle iniziative si avvarrà del fotovoltaico, ma verranno eventualmente utilizzati anche altri sistemi come quelle basati sulla biomassa e sul solare a concentrazione.
Complessivamente, il Progetto Italia prevede l’installazione, da qui al 2022, di oltre 220 megawatt di nuova capacità, con un investimento tra i 200 e i 250 milioni di euro. Dal punto di vista ambientale, il Progetto Italia potrà consentire di evitare emissioni di CO2 per circa 180mila tonnellate all’anno.
Questo modello di business, che Eni ha già sperimentato nell’area ex ISAAF di Gela dove, in regime di messa in sicurezza permanente, nel 2013 ha installato 5 megawatt di capacità di energia solare, si rivela particolarmente efficace anche dal punto di vista gestionale: sfruttando la flessibilità delle centrali a gas di Enipower, Eni riuscirà a ottimizzare la propria offerta elettrica, superando i limiti di intermittenza delle rinnovabili, rendendo concreto in Italia il binomio gas-rinnovabili. Oltretutto, questa politica pone le basi per entrate nei mercati esteri.
In Pakistan, Eni intende realizzare un impianto fotovoltaico da 50 megawatt presso il giacimento a gas di Kadanwari. L’energia prodotta sarà commercializzata sulla rete nazionale pakistana. La società conta di poter mettere in funzione l’impianto entro fine 2017.
In Egitto, Eni punta alla realizzazione di un impianto fotovoltaico nei pressi del campo di Belaiym, con potenza installata fino a 150 megawatt. L’energia prodotta sarà destinata in parte a soddisfare la domanda energetica del campo e in parte alla rete domestica. Anche in questo caso l’obiettivo è di essere operativi entro fine del 2017.
Eni riconosce l’importanza di limitare al di sotto dei 2 gradi l’aumento della temperatura globale e quindi si pone come major player nella politica di transizione energetica verso un futuro a basso contenuto di carbonio.
di Antonietta Montagano
Foto in anteprima di Bruno Mondelli
Per chi ha nostalgia si rileggesse le storie di Chernobyl, Bhopal, Seveso e perchè no anche di Manfredonia… ed altre tragedie…..
Noi pseudo ambientalisti, con la pancia piena e la chimera del posto fisso, come definiti da certi detrattori, diciamo solo una cosa: “ma è mai possibile che vivere nel proprio territorio dev’essere così difficile quando si parla di rispettare l’ambiente, che non va dimenticato è di tutti, anche di certi detrattori ?”
In natura ” nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma”
Se la chimica ha fatto dei danni, per ripararli ci vuole sempre la chimica! Inoltre, la chimica, come la scienza si evolve, mentre noi Manfredoniani rimaniamo sempre indietro( o almeno alcuni che non si vogliono convicere che bisogna andare avanti e creare posti di lavoro per i giovani).
Forza ambientalisti(posto fisso) fatevi sentire..Manfredonia vive di turismo e di turisti……quelli che vediamo passare sulla statale 89..ho detto tutto!!!
Invece di idrocarburi, nucleare, mega fotovoltaico e mega eolico off shore e tutto ciò che sia dannoso e nocivo per l’ambiente, la salute e la sicurezza del territorio e dei cittadini, questo è il vero sviluppo economico-produttivo-energetico e logistico eco-social-compatibile.
https://www.youtube.com/watch?v=49NZPki4gR8.
Vedrete che anche questa volta gli pseudo-ambientelisti di Manfredonia diranno NO. Loro dicono di no a tutto.