Giovedì 21 Novembre 2024

Il privato sociale riesce a fronteggiare a Manfredonia le tante richieste di sostegno?

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Negli anni ’80, si sono sviluppati i Servizi territoriali di “comunità” per rispondere alle ingenti richieste di care di un’utenza sempre più in crescita ed esigente. Le Istituzioni pubbliche non ce la fanno a fronteggiare tale esplosione di richieste. In quest’ultimo ventennio  l’aspettativa di vita si è allungata, questo è quello che si dice sempre più frequentemente, chissà perché lo Stato è impreparato è sta cercando di ricorrere ai ripari. Ci chiediamo se “l’aspettativa di vita” sia qualcosa di positivo o negativo visto che cresce la domanda di assistenza alla “persona”. Con l’acuirsi dei problemi socio-economici sono aumentate le fragilità e le sacche di povertà e come effetto domino è accresciuta la domanda di quanti vivono un disagio complesso. Manfredonia non si esime da tutto ciò, vivendo appieno le conseguenze ineluttabili della crisi che non sembra arrestare. Per arginare gli effetti della frammentazione sociale, si sono diffusi sul territorio i Servizi assistenziali di Comunità gestiti da: associazioni, cooperative sociali, privato sociale e parrocchie. Citiamo, per esempio, quelle che offrono assistenza socio-sanitaria in convenzione con il SSN: la Coop. Santa Chiara, la Coop. Sant’Orsola, il polo “Le Rondinelle” e la Clinica S. Michele. Inoltre sono presenti associazioni di volontariato come la Psychè Onlus, costituita da familiari e utenti con disagio psichico, che insieme agli operatori dell’ASL co-gestisce il Centro Diurno “Alda Merini”. Un’altra associazione, il “SS.Redentore”, co-gestisce la casa- famiglia “Don Mario Carmone” per i ragazzi soli con disabilità psichica e motoria. Diverse sono le comunità ecclesiastiche che sostengono le famiglie bisognose attraverso il volontariato responsabile, occupandosi del servizio Caritas, della distribuzione di viveri e delle mense per i poveri gestite dalla parrocchia “Croce” e da quella di “S. Andrea”, ciascuno per il proprio ambito. La “Casa della Carità” adiacente la Chiesa S. Spirito, diretta da Don Stefano Mazzone, è composta da una parte adibita all’accoglienza dei rifugiati politici (sostenuti in parte dal servizio della Coop. IRIS) ed un’altra per la categoria svantaggiata delle donne sole con bambini che non è ancora entrata pienamente in funzione. Come mai? Perché i servizi sociali del Comune non prendono in considerazione la funzione svolta da quest’importante struttura? Inoltre se il servizio recentemente inaugurato del CAV “centro antiviolenza” riuscisse a tessere un efficace “lavoro sociale di rete” con la Casa della carità si potrebbe dare un vero sostegno alle donne che subiscono la violenza domestica. Un altro problema riscontrato è la diffusione massiccia di badanti straniere che assistono un numero sempre più crescente di anziani e persone con disagio, non accolti dalle strutture pubbliche a causa delle ripercussioni dei tagli della spesa sanitaria e dei recenti piani di riordino ospedalieri. L’aumento di questa manodopera, spesso non assicurata, ha inasprito ancor più le conseguenze del lavoro sommerso, impoverendo le casse dello Stato per la mancanza del pagamento delle tasse e dei contributi. Il sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi, è un po’ scettico sull’operato dei “privati” e sui bassi costi dei servizi offerti. Gli pseudo risparmi si effettuano con operatori, che con la fame di lavoro che c’è oggi, si accontentano di essere pagati con i “buoni voucher”: contratti indegni sostenuti fortemente dalla neo riforma del lavoro. Nell’ambito del “privato sociale” ci sono troppe ambiguità ed interrogativi a cui le istituzioni fanno fatica a dare una risposta adeguata. A Manfredonia, gli Enti ed il Terzo settore non riescono a tessere un proficuo “lavoro sociale di rete”. I cittadini bisognosi di cura non hanno fiducia nei servizi privati e preferirebbero rivolgersi a quello ospedaliero. E’ una questione di cultura? No, è una questione di equità sociale che invece di rafforzarla la stiamo distruggendo con falsi “riordini”. Anche il presidente Barack Obama invidia il nostro sistema sanitario ma non è riuscito a introdurlo negli USA a causa del potere delle lobbies dei “servizi di comunità”… e questo la dice lunga.

Grazia Amoruso

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Commenti

  • Avete dimenticato la Casa Famiglia Speranza che accoglie minori provenienti da famiglie fragili e fornisce supporto a famiglie del posto.È una realtà poco pubblicizzata mi viva e operante da 15 anni sul territorio.

    Anto 09/05/2016 12:30 Rispondi
  • Concetto molto ideologico sia di Obama che del Sindaco. Ma lo Stato non può arrivare ovunque, se non a costi molto alti e con risultati.talvolta,non soddisfacenti. Inoltre con il blocco delle assunzioni l’intervento privato, con le dovute garanzie per pazienti ed operatori,può essere occasione di lavoro.

    tiger 09/05/2016 11:20 Rispondi

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