Sabato 2 Novembre 2024

Misericordia e competenza. La medicina a confronto

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Plauso e partecipazione continuano a registrare gli incontri formativi all’impegno sociale, educativo, etico e sanitario, nel quadro della “Pastorale Socio Sanitaria”. L’interessante evento, giunto alla sesta edizione, è stato fortemente voluto e organizzato dall’Arcidiocesi Manfredonia, Vieste, S. Giovanni Rotondo, Ufficio per la Pastorale della Salute, con il patrocinio dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute della Conferenza Episcopale Italiana, dal Ministero della Salute e da numerosi enti. Preziosa, come sempre, la collaborazione dell’l’IRCCS “Casa Sollievo della Sofferenza”, in qualità di Provider per l’accreditamento ECM, che consente ai partecipanti di ottenere 50 crediti formativi di Educazione continua in Medicina che si conclude con il rilascio di un attestato di formazione. Di notevole valenza gli argomenti trattati durante questo decimo appuntamento che ha, ancora una volta, avuto come ospite graditissimo e forbito relatore, il prof. Filippo Maria Boscia, presidente nazionale dell’AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani) il quale, nella sua dotta quanto interessante relazione, ha affrontato un tema di notevole spessore medico e sociale. Prendendo a prestito un meraviglioso pensiero di S. Giuseppe Moscati: “Non la scienza ma la Carità ha trasformato il mondo” ha parlato del “Nuovo Umanesimo per una medicina a servizio della persona e della Cura”. “Per costruire un nuovo Umanesimo – ha esordito l’oratore, – bisogna “conoscere” e senza la cultura-conoscenza si è fuori dalla storia! Costruire significa proiettarsi con l’esperienza professionale e agire nella nostra contemporaneità con opere e azioni coerenti. Questo lo possiamo fare se abbandoniamo i nostri schemi usurati per imboccare un nuovo cammino di riflessione che si situa storicamente nel solco tracciato dalla fede. Il medico deve proporsi come uomo di misericordia, deve essere capace di ricostruire il rapporto medico-paziente partendo da una missione di fede che contrasti lo stravolgimento attuale. Il medico deve essere uomo di speranza, servitore della vita, fedele all’uomo e all’arte medica, contrastare l’indifferenza spietata, modificare lo stile di vita con sguardi di compassione e compartecipazione. Il medico deve per sua professione professare la fede, assumendo pubblicamente gli obblighi consacrati nei suoi doveri e nei precetti della sua professione, proporre itinerari di aiuto alle marginalità, contrastare l’oggettivazione dell’uomo, modificare le usure esistenziali. Da buon samaritano offra sempre la sua vita e la sua arte con misericordia, senza ignorare nessuno, ma fermandosi a considerare proprio quelle storie più complesse nelle quali il prossimo si fa bisogno. Senza gridare, con mitezza, valorizzi ogni segno di bene, da qualunque parte esso provenga” Parole pesanti quanto un macigno che devono farci riflettere sulla scarsa umanizzazione della medicina. Siamo convinti che a migliorare il rapporto tra medico e paziente necessiti tanta misericordia dell’operatore sanitario, ma principalmente di chi amministra la sanità perché adotti norme più snelle al fine di consentire al medico di espletare al meglio la sua professione. A suscitare interesse nell’attento e qualificato uditorio, anche l’intervento del dott. Giuseppe Grasso, presidente della sez. AMCI di Manfredonia e collaboratore dell’Ufficio diocesano per la pastorale sanitaria il quale ha trattato il tema della”Nuova umanizzazione degli operatori sanitari cattolici”, Alla luce del recente convegno di Firenze, a proposito delle cinque proposte sul verbo “Uscire”, il relatore ne ha illustrate solo due; la prima di carattere letterale: andare dove ci sono i fratelli sofferenti propugnando concrete iniziative e non limitarsi ad azioni di retroguardia nella gestione dei bisogni espressi. La seconda, riguarda la visita al malato che non deve limitarsi alle semplici parole di circostanza, ma di accoglienza, attraverso gesti concreti, di ascolto, di amore. A conclusione dell’incontro un breve pensiero di Padre Aldo Milazzo (camilliano), direttore della pastorale sanitaria diocesana, il quale, dopo aver ringraziato il prof. Boscia per la sua preziosa relazione, ha sostenuto che: “Tutti siamo in cammino. Accogliere la fragilità degli altri per accertare la propria fragilità. Alleanza tra medico e malato”. E poi: “Vorrei avere cento braccia per alleviare le sofferenze di tanti poverelli” (S. Camillo De Lellis)

Matteo di Sabato

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Commenti

  • Chiacchiere morte…..No chi dice Signore,Signore vedrà’ il regno dei cieli,ma chi fa la sua volontà !
    Sto ancora aspettando il primo atto concreto di questi medici cattolici….

    Cocco bello 06/05/2016 12:22 Rispondi

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