Lavoro, salario di cittadinanza, previdenza giusta: sono questi i fattori e le priorità che ribadiamo e rilanciamo celebrando quest’anno il Primo Maggio.
Sul diritto al lavoro, non sfugge il senso e la portata dei provvedimenti che il Governo ha adottato nei mesi scorsi. Si tratta dell’insieme delle leggi e delle norme seguite al cosiddetto Jobs Act.
Il bilancio di quelle disposizioni, pur confermando la centralità dell’emergenza lavoro, ci offre il quadro reale dei temi e degli ostacoli da affrontare, ma non certamente le tutele che salvaguardano il diritto dei lavoratori a non essere considerati soggetti deboli e subalterni ed il loro lavoro solo merce.
Rendere il lavoro un privilegio, una concessione unilaterale, una sottomissione ad un padrone o ad un tutore o comunque un fattore di secondo piano rispetto alle logiche del mercato, non ne fa un diritto universale. Dunque, l’impegno richiesto comporta un cambio di direzione nell’azione del Governo.
Investire in modo appropriato risorse ed energie per uno sviluppo territoriale qualificato e sostenibile continua ad essere la vera strada maestra per creare occupazione. Per la Capitanata ciò significa puntare sulla economia del mare e delle risorse naturali, sul turismo e sul patrimonio culturale e paesaggistico, sull’agro-alimentare e sull’artigianato, sulla rielaborazione di un adeguato e compatibile progetto industriale.
Nel contempo, è inaccettabile l’umiliante situazione di quanti, oltre ad essere privi di un lavoro, sono costretti a non poter neanche contare sul minimo indispensabile per vivere e sostenere la propria famiglia.
Perciò l’Italia non può rimanere l’unico Paese europeo (oltre alla Grecia e alla Croazia) a non assicurare, in tali casi e con adeguati controlli, un salario minimo di cittadinanza.
Infine, poter fruire di un sistema previdenziale equo e di una pensione giusta non può essere considerato un privilegio e talvolta, come accade oggi per milioni di lavoratori e lavoratrici anziani, un miraggio.
Aver lavorato per 40 anni ed essere al tempo stesso ultrasessantenni deve consentire il sacrosanto diritto di poter trascorrere il resto della propria vita senza più affanni ed incertezze, ricevendo né più né meno di quanto ognuno ha già destinato al proprio fondo di pensione negli anni di lavoro. Gli errori della politica non possono gravare così ingiustamente, come avviene oggi, su chi ha vissuto onestamente del proprio lavoro. Perciò è urgente mettere immediatamente fine alla storture e alle ingiustizie della legge Fornero.
Insomma, è fondamentale battersi ancora per il rispetto del lavoro e delle persone che con esso consentono a tutti il progresso, la civiltà e la democrazia che sono le basi di una giusta e rispettosa convivenza nelle nostre comunità e nel Paese.
Come facciamo da sempre, noi non ci fermiamo e chiediamo a tutti, in primo luogo a chi ha responsabilità istituzionali, di non limitarsi alla celebrazione del lavoro in una giornata di festa.
Per noi l’impegno a tutela dei diritti del lavoro continua ogni giorno, nel comunicarne i valori, nell’indirizzarne i percorsi, nel cercare di sensibilizzare e talvolta svegliare da un immobilismo ingiustificabile gli attori principali di un territorio come il nostro, che sulla creazione di nuove e maggiori opportunità di lavoro si gioca il futuro e la dignità della sua gente.