Il 23 e il 24 aprile la nostra cittadina si animerà di “antiche figure” che al suono di tamburi proveranno a far rivivere le atmosfere medievali del 1256, celebrando quello che, per alcuni, è il 760° Anniversario della posa della prima pietra della futura Manfredonia. Partito come progetto dell’Istituto Comprensivo Don Milani, e giunto alla sua XIII edizione, l’evento dedicato al “ bello biondo e di gentil aspetto, nepote di Costanza Imperadrice”, si svilupperà in due giorni. Corteo storico, accampamenti militari, banchi di antichi arti e mestieri, combattimenti, battagliole, tornei in armi, spaccati di vita quotidiana, giochi e spettacoli teatrali per i più piccoli, si svolgeranno e per le vie della città e all’interno del fossato del castello svevo-angioino. Al progetto hanno collaborato, oltre allo stesso Istituto, il Comune di Manfredonia, l’Agenzia del Turismo, la Pro Loco di Manfredonia, il Gruppo de “I Cavalieri di Re Manfredi”, l’Ass. Svevia. Ad esso parteciperanno altre associazione tra cui l’Associazione storico-culturale “Imperiales Friderici II” di Foggia, operante già dalla metà degli anni novanta, che attraverso ricerche tecnico-storiche – sia a carattere locale che nazionale – si propone di realizzare una fedele e corretta ricostruzione di eventi aggregativi denominati “Rievocazioni Storiche”. A tal proposito, approfittando dell’amicizia che ci lega, vorrei che fosse proprio Alessandro Strinati, uno dei responsabili degli Imperiales Friderici II, a darci alcune definizioni che possano aiutarci a districarci meglio tra rievocazione e ricostruzione storica, living history e archeologia sperimentale.
– “Ciao Alessandro. Ci ritroviamo a parlar di storia, della nostra storia, ma prima di farlo, sarebbe opportuno provare a dissipare un po’ di confusione che spesso nasce dalla “frenesia” di diventar subito “protagonisti di un’epoca.” – “Ciao Antonio. Ti ringrazio per l’opportunità che mi dai: per me è un vero piacere fornire delucidazioni in tale ambito. Oggigiorno si usa impropriamente la definizione di “rievocazione storica” per designare eventi che poi di fatto risultano privi dei connotati propri dello spirito che dovrebbe contraddistinguerli. Spesso e volentieri sono proprio coloro che non conoscono questa realtà a generare confusione. Oramai è tutto codificato, e vi sono delle regole, anche scritte, che, se disattese, possono far cadere in palese errore chi vuole cimentarsi con la ricostruzione di personaggi e degli usi e costumi di un determinato periodo. Facciamo chiarezza. La rievocazione storica è quella disciplina didattico-divulgativa che, in modo qualificato e documentato, consente di proporre la storia di qualsiasi periodo ricostruendo situazioni ed ambientazioni con personaggi in abiti storici. Ricerca e sperimentazione pratica contraddistinguono il lavoro di questa attività che porta a qualificarsi come nuovo punto di riferimento per chi ha intenzione di fare propria la storia in maniera originale e diretta. La didattica rivolta al pubblico è uno degli obiettivi principali di questa disciplina. La rievocazione può ritenersi realizzata compiutamente attraverso due branche: la ricostruzione storica e l’archeologia sperimentale. La ricostruzione storica è quella specifica attività tesa a ricreare e/o riprodurre, tramite la ricerca, lo studio e l’interpretazione corretta delle fonti, quanto necessario e legato alla cultura materiale dell’epoca che si intende proporre e/o prendere in esame. Il metodo di lavoro, su base scientifica e spesso interdisciplinare e multiforme, non esclude la formulazione di ipotesi ammissibili nei vari campi di applicazione, sia di tipo statico che dinamico nella loro rappresentazione. L’archeologia sperimentale è quella disciplina storica che verifica in maniera riproducibile e misurabile le tecniche costruttive e di fabbricazione antiche, la durata di manufatti ed edifici così prodotti, l’organizzazione del lavoro e sociale necessaria per arrivare a quei risultati, sottoponendo, quindi, a prove sia le persone fisiche che i materiali ricostruiti al fine d’ipotizzare plausibilmente il caso presupposto con dei dati empirici ed attendibili”.
– “Alessandro anche in questo campo termini anglo-sassoni sono prepotentemente entrati nel lessico italiano, vedi ad esempio Living History e Historical Re-enactment”.
– “Si è vero. Infatti dobbiamo molto agli inglesi, i quali hanno iniziato diversi decenni prima degli altri europei, compreso gli italiani, con una metodologia più marcatamente scientifica, l’approccio alla disciplina della rievocazione. Non stupisce il fatto che in paesi come l’Inghilterra e la Francia si lavori a braccetto tra il mondo accademico e quello della ricostruzione storica. In Italia, purtroppo, tale collaborazione stenta a decollare. Forse l’unico esempio è il riuscitissimo Archeodromo di Poggibonsi che, con il sostegno fattivo dell’università di Siena, sta dimostrando coi fatti una enorme potenzialità. Tornando ai termini, il primo, Living History, è riferito alla rappresentazione di uno spaccato di vita quotidiana del periodo preso a riferimento, sia esso religioso, civile o militare, ipoteticamente accaduto ma privo di una precisa collocazione temporale e geografica; il secondo, Historical Reenactment, riguarda la dimostrazione e la messa in scena di un evento storico realmente accaduto, quindi documentato e presumibilmente realistico nella sua ricostruzione. Vorrei concludere questa chiacchierata esortando quanti fossero pervasi dal senso di appartenenza alla Capitanata sveva, soprattutto i giovani, che sono il volano di ogni motore, a trarre dal nostro patrimonio storico-culturale sia gli stimoli per tutelarlo che quelli necessari per un personale arricchimento. I beni monumentali e i siti/luoghi più importanti della città devono necessariamente essere resi godibili con ogni azione ritenuta valida per il raggiungimento del nobile scopo della presa di coscienza di ciò che si era. E proprio attraverso una giusta proposizione di manifestazioni dalla prerogativa scientifica si possono mandare messaggi culturali dal corretto valore educativo. Buona rievocazione a tutti”.
– “Grazie mille Alessandro. Spero davvero che questo possa servire per “schiarire” un po’ di idee. Ti aspetto allora il 23 aprile a Manfredonia per continuare a chiacchierare, magari davanti ad un bicchiere di ippocrasso … ammesso che il personaggio che rievocherai possa approfittarne.”
Antonio Perrone Responsabile del Gruppo “I Cavalieri di Re Manfredi”