La missione principale della politica, e del Partito Democratico che ne costituisce l’architrave centrale, è ripristinare un rapporto di fiducia con le comunità che intende rappresentare e governare.
Questo obiettivo, oggi, rischia di essere minato in radice da tentativi in atto di forzare le regole che il PD stesso si è dato con le sue leggi fondamentali di autogoverno.
Com’è possibile, infatti, chiedere ai cittadini di riscoprire e ridare fiducia alla politica e ai partiti se il PD, che ne costituisce il nucleo centrale, è il primo a non rispettare le regole che esso stesso si è dato?
L’articolo 18 dello Statuto Nazionale, è chiarissimo: i candidati alla carica di Sindaco, Presidente di Provincia e Regione, vengono scelti attraverso il ricorso alle primarie di coalizione; qualora non si
svolgano primarie di coalizione si procede con quelle di partito, a meno che la decisione di utilizzare un diverso metodo non sia approvata con il voto favorevole dei tre quinti dei componenti dell’assemblea del livello territoriale corrispondente; non si svolgono primarie di coalizione o di partito nel caso in cui, nei tempi prescritti dal regolamento per le primarie, sia stata avanzata una sola candidatura alla carica di sindaco.
Queste – ci piacciano o meno, ci convengano o meno – le regole vigenti, che tutti abbiamo il dovere di rispettare, pena la frana di tutta l’impalcatura su cui abbiamo finora fondato la credibilità democratica e di ricerca del consenso dei cittadini.
PRIMARIE dappertutto siano possibili, dunque, a partire da San Giovanni Rotondo, Vieste, Gioia del Colle. Sapendo che nessuno, qualunque sia il suo ruolo e la sua responsabilità, è o può ritenersi
al di sopra delle regole.
Non si permetta, non lo permetteremo.