Lettera aperta di Dino Marino
Care compagne e cari compagni del PD, siamo alla vigilia del congresso regionale e la mia voglia di prendervi a testate è grande. A me, e a tanti come voi, non appartiene l’idea di governo della Puglia che stiamo vedendo praticata in questi mesi dalla Giunta Regionale. Non ci appartiene questa visione fortemente centralistica, nell’ambito della quale, la Regione toglie ai comuni, al ruolo dei sindaci, nel gestire i rifiuti con lo strumento della municipalizzata barese di famiglia. Non mi appartiene e, credo, non vi appartenga un modus operandi che consente che i Gal siano scippati agli attori Locali; né un modello di sanità che vede il piano di riordino formulato secondo criteri puramente ragionieristici e i direttori delle Asl a cui è imposto di non rispondere ai diritti di salute dei cittadini dei territori, ma solo al giudice presidente.
Questa idea di partito non mi convince: è perdente e mette in campo un meridionalismo che ha già perso perché svuotato di ogni contenuto diverso dal tornaconto personale e dall’istituzione di un gruppo di potere. Proviamo ad animare il congresso regionale, costruendo un PD che non smarrisce quei valori fondanti che hanno portato alla nascita di questo partito e fermiamo dunque, la deriva personalistica e di potere che Emiliano con la sua logica di partito a suo uso e consumo sta costruendo in Puglia. Ridisegnamo in forma moderna i valori di una sinistra che Emiliano sta disperdendo. Proveniamo tutti da esperienze di militanza e di partito importanti: il partito era il luogo dove ci si incontrava e ci si scontrava anche. Ma era, anche e soprattutto, un grande contenitore nel quale si discuteva e si elaboravano proposte di governo. Che cosa è rimasto oggi di questo straordinario patrimonio nell’attuale Pd? Poco, anche la voglia di discutere e di confrontarsi sta morendo. A questo punto,per proiettarci nel futuro, per andare avanti, dobbiamo tornare a quei valori fondanti che ci hanno portato a costruire il Partito Democratico. Recuperare quei valori, quei principi significa archiviare e superare definitivamente il civismo “fake” e posticcio targato Metta, Damone, Spina. Torniamo a discutere di povertà e marginalizzazioni. Torniamo a elaborare pensieri lunghi e modelli di sviluppo. E a preoccuparci di indicare una via d’uscita alla crisi e alla disoccupazione. Riprendiamo a parlare davvero di Mezzogiorno. Insomma, torniamo a fare la sinistra! Riempiamo di contenuti e di idee questo nostro grande partito. La mera gestione del potere non è più sufficiente. E i ragionieri della politica, quelli che credono che basti far quadrare i conti per aver vinto la partita, stanno uccidendo quel minimo di vitalità e di partecipazione alla vita pubblica ancora presente a Foggia, in Capitanata, in Puglia. Il congresso regionale può rappresentare una chance per invertire la rotta. Se sapremo proporre alternative, soprattutto progettuali, ad un modello di governo e di partito perdenti, forse potremo anche riuscire a invertire la rotta e a ripristinare quella connessione sentimentale ormai da troppo tempo spezzata con i nostri elettori. Se ci limiteremo ad alzare la mano e, ad assecondare il presidente-padrone e i suoi supporter, non potremmo che assistere ad un lento e inesorabile cupio dissolvi di tutto ciò che abbiamo costruito insieme.