La tradizione vuole che il cafone Zé Pèppe, la vigilia di Carnevale, pur affetto da “pintùre” (broncopolmonite), facesse rientro in paese per trascorrere i tre giorni di Carnevale in allegria, dandosi alla pazza gioia facendo il tipico “ballo per casa” nelle socie. Il terzo giorno si accascia a terra esausto e “…stènne i pìte” (stende i piedi, muore), ma con il sorriso sulle labbra. Gli vengono tributati solenni funerali, al termine dei quali, tra la disperazione della consorte “cummére Seponde”, pianti, balli e suoni, viene “cremato”. Così il rito antico si ripete.
Matteo Di Sabato
Video di Gianluca Totaro