Venerdì 15 Novembre 2024

Tradizioni che vanno… tradizioni che vengono

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Una delle tradizioni del nostro carnevale si perde nella notte dei tempi: il costume del Satanello. Rosso e nero a contrasto, con sciscilecchie, campanellini cuciti sul cappello con le corna, alle ginocchia e alle caviglie, questo costume pare sia precedente al caro Ze Pèppe, che fa la sua comparsa come simbolo del nostro carnevale solo negli anni ’20. Questo del Satanello è un particolare costume, che si fa risalire addirittura alla Magna Grecia, di cui Siponto era parte integrante. Nelle rappresentazioni teatrali di questo periodo gli attori erano costretti a coprirsi il viso con una maschera detta Tragos (dal nome del maschio della capra) da cui si fa risalire anche la parola Tragedia. Alla maschera del tragos venne aggiunto un corpo, metà uomo ma con zampe di capra. Nasceva così il Fauno, simbolo e animatore dei Baccanali. Fu la Chiesa a trasformare il fauno in un diavolo vestito di nero, perché diabolico, e rosso come il fuoco dell’inferno, poiché il carnevale era considerato un periodo dominato dal Diavolo. Nasceva così il Satanello. La popolazione di Manfredonia adottò questo costume per le manifestazioni carnascialesche fino agli anni ‘40. I satanelli-diavoletti giravano per le strade della città ed erano armati del “compasso”, uno strumento tipico del carnevale sipontino, costruito con bacchette di legno lunghe dai 40 ai 60 cm, incrociate e collegate tra loro a formare una sorta di “molla” che allungandosi poteva raggiungere 10 o 12 metri. Con questo attrezzo non solo si poteva fare rumore ma, appendendo alla sua estremità un sacchettino con confetti, i salemûne (confetti di Sulmona), o delle caramelle, e all’occorrenza anche bigliettini d’amore, si potevano facilmente raggiungere i balconi dei primi piani delle case. La fanciulla che riceveva tale dono poteva ricambiare con altrettanti confetti e magari anche dare risposta al bigliettino amoroso. Il Satanello malizioso usava il compasso anche per stuzzicare la ragazza al balcone, ritraendo il compasso nel momento in cui lei allungava la mano per prendere il contenuto del sacchetto. Negli anni ’40 il costume del Satanello, forse perché complicato da realizzare con tutti i suoi campanelli e la composizione bicolore, venne accantonato per lasciare posto al pagliaccio, una interpretazione tutta sipontina del francese Pierrot. Metà di un colore e metà di un altro, il pagliaccio era più facile da confezionare, e dopo la Seconda Guerra Mondiale li si realizza con la stoffa dei paracadute americani, facilmente reperibile e poco costosa. Con il Satanello scompare anche il compasso. Costume e attrezzo appariranno di nuovo nel Carnevale sipontino del 1956, quando Raffaele Occhionero e Ciro Ruggiero con gli studenti dell’Istituto Commerciale realizzano il carro allegorico “Il ritorno del Satanello”. Dopo questa manifestazione non si sente più parlare né del costume né del compasso, finché quest’ultimo non riappare come strumento caratteristico e coreografico nella banda musicale in costume, “A Ciambòtta fresche”. Altri strumenti utilizzati a Carnevale dalle maschere per fare rumore e creare confusione erano i tamburelli (i tammurrille), le trombette (i trummètte), le nacchere (i castagnole), le raganelle (i trozzèle) e la caccavella (a petapute), anche questa riapparsa nella banda caratteristica “A Ciambòtta Fresche”. Tutti questi strumenti, in tempi in cui la musica era solo quella della banda, contribuivano a dare al Carnevale una singolare colonna sonora allegra e fragorosa.

Mariantonietta Di Sabato

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Commenti

  • Ricordo benissimo io ero uno di quei satanelli ho ancora il vestiti col cappello da giullare verde e giallo ho ancora il compasso di legno che bei tempi

    Gerry 06/02/2016 13:09 Rispondi
  • I satanelli ritornarono anche durante il Carnevale dell’anno 1977 o 1978,
    su idea del prof. Vittorio Rinaldi, insegnante di matematica presso la scuola Mozzillo, si formò un gruppo mascherato “I satanelli” che riproducevano fedelmente il vestito e il compasso (costruito dall’abile falegname Matteo Nenna aiutato da Salvatore Rignanese). Per i campanellini, il prof. Vittorio riuscì a trovarli, con non poca difficoltà, in un negozio di Monte S.Angelo. Il Gruppo mascherato inoltre, era formato anche da una carrozza con gli sposi.
    Alla fine della manifestazione, alcuni compassi, costruiti a regola d’arte, furono lasciati a coloro che, in quell’anno, organizzarono il Carnevale.
    Saluti.

    Antonio 06/02/2016 11:54 Rispondi

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