Dopo la fase sperimentale e rinvii vari, la legge 196/2009 e successive modifiche (Legge di contabilità e finanza pubblica) è entrata in vigore. La riforma dovrebbe prevedere, nel rispetto delle imposizioni europee, il controllo del debito pubblico, il controllo del deficit e la verifica degli andamenti di finanza pubblica. Gli enti locali hanno l’obbligo di rafforzare gli equilibri finanziari e patrimoniali adottando sistemi di trasparenza ed attendibilità dei bilanci. Quindi, l’obiettivo dichiarato del processo di armonizzazione contabile, dovrebbe essere il rafforzamento della programmazione con le seguenti finalità: Cosa si vuole realizzare (obiettivi); Come, cioè con quali mezzi finanziari, organizzativi e gestionali; Quando, a breve (1 anno), a medio (3 anni) o a lungo termine (intera legislatura). Obblighi tendenti a rendere più trasparente e veritiera la situazione finanziaria, economica e patrimoniale degli enti. Quindi, il DUP con tutte le informazioni in esso contenute, dovrebbe essere un documento di rilevanza strategica. Un’amministrazione che ama definirsi democratica e trasparente, ancor prima di portare il DUP all’approvazione dal Consiglio Comunale, dovrebbe metterlo a disposizione della comunità. Un concetto ammaliante che l’Amministrazione Comunale di Manfredonia ama solo sbandierare. Nella sezione finalità del DUP, analisi delle missioni a pag. 46, è scritto:“Particolare attenzione è rivolta nel programma politico dell’Amministrazione Comunale alla partecipazione dei cittadini incoraggiando le occasioni di confronto… dall’altra consentire la partecipazione dei cittadini anche mediante giornate della trasparenza…”. Si ha la sensazione di risiedere nel golfo che non c’è dove, tra il dichiarare e il realizzare, si contrappone sempre il mare. Infatti un documento di importanza rilevante come il DUP, l’Amministrazione Comunale di Manfredonia, ha inteso portarlo all’approvazione del Consiglio Comunale il 22 dicembre 2015, l’antivigilia di Natale. Perfettamente il linea con il metodo partitocratico che approva, documenti di rilevanza strategica, nei giorni che precedono il Natale e il Ferragosto. Altro che incentivare i cittadini alla partecipazione incoraggiando le occasioni di confronto. Il contenuto del DUP del Comune di Manfredonia gronda di moltissimi interrogativi che, per documentarli, necessiterebbero diversi volumi. Comunque fa giustizia nei confronti di chi come me, in passato, ha sollevato alcune questioni. Per questo ritengo opportuno evidenziarne due: Il debito pubblico e l’evasione fiscale. Ipotizzavo e denunciavo un debito pubblico altissimo, intorno ai 15 milioni per difetto. Debito, puntualmente nascosto ai cittadini, che sublimava per giustificare i farlocchi patti si stabilità. Il metodo era consolidato, si camuffavano i bilanci con alchimie contabili attraverso l’inserimento di ipotetiche entrate inesigibili. Finalmente, sperando che sia esatto ed accertato nella sua universalità, conosciamo l’indebitamento del nostro comune: Euro 17.757.740,68 … Trattasi d’importo di notevole entità che rappresenta, in concreto, la volontà dell’Ente di creare un “fondo rischi” e superare le criticità della gestione dei residui…” Ciò al fine di evitare che entrate di dubbia esigibilità, previste e accertate nel corso di esercizi precedenti, possano finanziare spese esigibili nel corso del medesimo esercizio. Il disavanzo straordinario di amministrazione, … è stato ripartito in quote annue a carico dei bilanci comunali pari ad € 590.030,79 per trenta esercizi e fino al 2044.” Eliminando i giri di parole, i cittadini onesti di Manfredonia che pagano fino all’ultimo centesimo di tasse devono pagare 590.030,79 in più fino al 2044. Chi invece ha disamministrato, provocando la voragine finanziaria, resta impunito, non paga un centesimo e viene premiato accedendo ai livelli più alti della politica per continuare nell’azione devastatrice del bene comune. Assessori, dirigenti e sindaco, colpevoli di aver consentito alla Gema s.p.a il furto nei confronti dei cittadini, sono usciti indenni e sono stati perfino premiati dagli elettori. Sono gli effetti della politica del clientelismo, del nepotismo e del mercimonio.
Pagina 46 del DUP, tra le finalità è scritto anche: “Rafforzare il reperimento delle fonti di entrata e la relativa riscossione. Superare le logiche di spesa incrementale mediante verifiche e confronti. Redistribuire il prelievo tributario secondo canoni di equità con azioni sinergiche volte a contrastare l’evasione e l’elusione fiscale”. Evviva è stata acquisita la consapevolezza che bisogna contrastare l’evasione e l’elusione fiscale. In che modo? Azzardiamo qualche ipotesi: Il 9 dicembre 2016 scade il contratto tra il Comune e la Gestione Tributi SpA. Nel DUP a pagina 47 (programma 04) è scritto: ”… L’attuale sistema palesa talune criticità, alcune direttamente collegate ai costi di gestione. Entro la scadenza del Contratto di servizio l’Ente è chiamato, a seguito di un’attenta analisi costi/benefici a valutare i diversi scenari ipotetici di gestione delle entrate patrimoniali e tributarie nella considerazione dell’obbligo di attuare tutto quanto occorre per contrastare l’evasione fiscale e dell’obbligo da parte degli enti locali alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica …”.
Cosa faranno i nostri amministratori? Hanno a disposizione quattro soluzioni: Riconfermare l’attuale gestione, affidare la riscossione a Equitalia o società iscritte all’albo ministeriale oppure internalizzare il servizio. La prima soluzione diventa impossibile a causa dei troppi obblighi imposti dai vari d.lgs. 150/2009, 33/2013, 66/2014 e 89/2014; la seconda e la terza sono da scartare per svariatissimi altri motivi; l’unica soluzione possibile è internalizzare (metodo consolidato per la sistemazione di politicanti, loro parenti e amici). In che modo? Creare una apposita Gestione in House oppure aggregare la Gestione Tributi a quella già esistente: L’ASE. Questa soluzione potrebbe essere la più gradita alla partitocrazia. Le maestranze dell’attuale Gestione Tributi di Manfredonia sono costituite, per la stragrande maggioranza, da partitocrate, loro parenti ed amici. Questi vanno “sistemati” fino al raggiungimento della pensione e non si può correre il rischio di lasciarli senza reddito; oltretutto sono portatori di voti. Esattamente come è stato deciso per la gestione del Mercato Ittico; una struttura che, da risorsa per la città, è stata trasformata in voragine finanziaria. I responsabili di tale voragine non hanno pagato un centesimo e continuano ad essere retribuiti con le tasse dei cittadini. La scelta di affidare all’ASE la Gestione Tributi presenta però alcune criticità. Se l’attuale Gestione Tributi non è riuscita ad avviare una seria lotta alla elusione e all’evasione fiscale, possono le stesse maestranze fare quello che non hanno fatto per otto anni? Una struttura legata alla partitocrazia non può permettersi il lusso di indispettire amici e clienti con il vizio dell’elusione e dell’evasione fiscale. Questo però potrebbe impensierire non più di tanto i nostri amministratori. Dopo i sette milioni di euro circa di profondo rosso dell’ASE, per coprire i quali si è dovuto cedere un patrimonio immobiliare di notevole valore, e dopo il buco di oltre un milione di euro provocato dalla Gestione Mercato Ittico, per il quale nessuno ha pagato, tutto si è “acchetato”; trasferire la Gestione Tributi all’ASE potrebbe essere la soluzione ottimale per continuare con le politiche di sempre. Tanto a pagare le voragini finanziarie saranno sempre e solo i cittadini onesti. Infatti, il servizio, svolto in house, dal concessionario costituito con una società a controllo pubblico deve prevedere forti poteri di indirizzo della gestione da parte del comune, pena la sua illegittimità. Questa in buona sintesi è la massima della decisione del TAR Toscana, Sez. I. Il potere del controllo è nelle mani del controllato. La legge 196/2009 e successive modifiche, come tutte le leggi italiane, impone degli obblighi ma non prevede pene per gli amministratori che sbagliano previsioni e programmazioni. Ogni sei mesi possono fare, disfare e strafare senza dare conto dei loro orrori amministrativi; è sufficiente una semplice correzione. Tanto c’è sempre il pagatore: PANTALONE. A chi serve una legge con simili varianti? A chi la propone, l’approva e la rigira a convenienza: cioè alla partitocrazia che deve continuare a gestire il potere e vessare i contribuenti. Dalle analisi possono scaturire opportune diagnosi. Una corretta diagnosi può suggerire tre soluzioni: Una raccomandazione, una cura e, in casi estremi, una discectomia. E’ di quest’ultima che abbisogna la politica italiana, dal livello locale a quello nazionale. Un taglio netto con la gestione finanziaria diretta degli enti pubblici. Questo non significa privatizzare ma affidare ad esperti autonomi, di indubbio valore conoscitivo, professionale, gestionale ed esperienziale, la gestione della finanza pubblica. Una legge rispettosa delle esigenze dei contribuenti dovrebbe prevedere oltre agli obblighi anche precise responsabilità e pene per chi disamministra e depreda la cosa pubblica. Gli amministratori incapaci, a qualsiasi livello, dovrebbero essere allontanati dalla gestione del Bene Comune e pagare per i propri errori. Se così fosse, amministratori e politici verrebbero scelti con criteri ben diversi da quelli adottati dalla partitocrazia. Gli amministratori dell’ASE, del Mercato Ittico e della Gestione Tributi di Manfredonia, sono sempre stati scelti con il sistema spartitorio e clientelare dalla paritocrazia; in barba ad ogni principio di professionalità, competenze, capacità ed esperienza. L’amministratore che dovrebbe provvedere alla gestione e/o al recupero delle risorse finanziarie di una comunità dovrebbe essere scelto per concorso. Il vincitore dovrebbe essere l’autore di un progetto che indichi obiettivi, tempi e modi. Il progetto dovrebbe essere pubblico e prevedere scadenze a breve termine (annuali) e medio termine (massimo triennali) per le opportune verifiche. Se da tali verifiche, che dovrebbero essere pubbliche, risultassero non rispettate le indicazioni progettuali, l’amministratore dovrebbe essere rimosso senza se e senza ma. Il compenso dovrebbe essere parificato a quello di un impiegato, della struttura in cui opera, con il livello più alto. Allo stipendio andrebbe aggiunto un premio di risultato da corrispondere al termine delle verifiche se sono stati raggiunti gli obiettivi. Il premio dovrebbe essere proporzionale all’obiettivo raggiunto rispettando tre componenti: miglioramento dei servizi, risparmio per i cittadini e recupero di risorse finanziarie ottenute. Purtroppo il sistema politico italiano è malato, al suo capezzale trovano posto stregoni, masciare e lestofanti che indossano manti per apparire santi.
Pino Delle Noci
Tu li scrivi e tu li leggi. Ma non riesci a spiegare con parole potabili e senza scrivere romanzi?