Nell’anno in cui in tutto il mondo si celebra il Giubileo della Misericordia, fortemente voluto da Papa Francesco, ancor più significativo è stato il momento in cui i medici cattolici aderenti all’AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani) sez. “Mons. V: Vailati” di Manfredonia, hanno rinnovato l’adesione al sodalizio per l’anno sociale 2016. Nel giorni scorsi, infatti, con la consueta solennità richiesta dall’importante evento, è avvenuta la consegna delle tessere da parte di S. E. Mons. Michele Castoro, presule della Cattedra sipontina, viestana e di S. Giovanni Rotondo. La cerimonia, ha avuto svolgimento presso l’auditorium “Mons. V. Vailati”. Come di consueto, la stessa è stata preceduta dalla celebrazione dell’eucarestia che ha avuto luogo in Cattedrale, presieduta dallo stesso Mons. Castoro. Erano presenti: l’assistente ecclesiastico don Antonio D’Amico, padre Aldo Milazzo, direttore diocesano per la pastorale sanitaria e i soci. Ospite d’eccezione, il dott. Giuseppe Battimelli, vice presidente nazionale AMCI e presidente della sez. “s.. G. Moscati” dell’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’ Tirreni. Prima di dare corso alla consegna delle tessere, l’inossidabile presidente dott. Giuseppe Grasso, nella sua breve quanto incisiva prolusione, ha voluto ringraziare ancora una volta S. E. Mons. Castoro per la sua amabile e costante vicinanza ai medici cattolici, gli iscritti al sodalizio che con il loro impegno professionale, leniscono le sofferenze dei propri pazienti, non dimenticando di essere essenzialmente uomini di misericordia nell’espletamento dell’affascinante quanto nobile arte medica. Al termine ha illustrato il nutrito programma per il nuovo anno sociale. Di notevole spessore umano, culturale e religioso, la breve conversazione che, per l’occasione, il dott. Giuseppe Battimelli ha offerto ai presenti nel parlare del “medico, uomo di misericordia”. Nel fare riferimento alle motivazioni date da Papa Francesco al Giubileo della Misericordia di Dio, ha così esordito: “Ogni medico, senza distinzione di credo o ideologia sia essenzialmente uomo di misericordia e debba proporsi sotto questa veste, mettendo in risalto alcune sue peculiarità di un’arte e di una professione antica e nobile”.Molto significativo un altro passaggio del suo intervento. quando afferma che: “è proprio della professione del medico prendersi cura dell’ammalato, delle sue infermità e delle sue miserie fisiche e psichiche e forse anche spirituali., Infatti è proprio il medico a stabilire un’alleanza di cura con l’uomo sofferente che ha di fronte ed essere partecipe con lui nel tempo della sua fragilità”. (…) la vita umana quindi è sacra come del resto l’arte medica e a chi la pratica è dovuto particolare rispetto e addirittura ammirazione”. L’oratore conclude riproponendo l’ultimo passaggio dell’omelia di Papa Francesco la notte di Natale quando dice: “In una società spesso ebbra di consumismo e di piacere, di abbondanza e lusso di apparenza e di narcisismo, Lui ci chiama a un comportamento sobrio, cioè semplice, equilibrato, lineare, capace di accogliere e vivere l’essenziale. In un mondo che troppe volte è duro con il peccatore e molte con il peccato c’è bisogno di coltivare un forte senso della giustizia, del ricercare e mettere in pratica la volontà di Dio. Dentro una cultura dell’indifferenza, che finisce non di rado per essere spietata, il nostro stile di vita sia invece colmo di pietà, empatia, di comprensione, di misericordia, attinte ogni giorno dal pozzo della preghiera”. E’ seguito un breve intervento di don Antonio D’Amico il quale ha parlato dei medici di domani e della loro umanizzazione. “Il medico,- egli sostiene, – deve sostituire la parola paziente con la parola persona. Occorre umiltà dell’ascolto e la forza della comprensione, il patto con il paziente, la presa in carico della persona dell’ammalato nella sua interezza”. Le conclusioni affidate a Mons. Castoro il quale ringrazia il dott. Battimelli per il suo illuminato intervento quale esaltazione della figura del medico, come uomo della misericordia e della speranza al servizio dell’umana sofferenza.
Matteo di Sabato
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