L’autorizzazione unica chiesta da ETA-Marcegaglia per ottenere gli incentivi alla produzione di energia elettrica dal combustibile derivato da rifiuti (CDR) bruciato nell’inceneritore nei pressi di B. Tressanti, è stata ottenuta il 16 novembre 2015 e pubblicata sul bollettino ufficiale regionale n. 154 del 26 novembre successivo. Ora occorre impugnare il provvedimento davanti al TAR per opporsi a questa ulteriore concessione, viste le tante incongruenze già rilevate dal sottoscritto Comitato nelle Conferenze di Servizi (di cui è stata data menzione nei precedenti comunicati stampa) ed altre possono emergere dalla lettura del provvedimento stesso. Termine ultimo per la notifica del ricorso all’autorità che ha emanato il provvedimento e alla controinteressata ETA, il 25 gennaio prossimo.
Vi è da considerare che ETA chiede gli incentivi ad un impianto che il Gestore dei Servizi Energetici (GSE), l’organismo che riconosce tali incentivi, non ha qualificato come impianto alimentato da fonti rinnovabili (IAFR), contro il quale ETA ha ricorso al TAR Lazio ed attualmente pende ancora il giudizio.
È obbligo civile e morale intraprendere ogni azione legale di contrasto alla messa in esercizio di questo impianto, da parte di chiunque, rafforzato dalla maggiore consapevolezza dei cittadini delle emissioni nient’affatto innocue. Tanto più in questultimo periodo di continui sforamenti in tante città italiane dei limiti PM10 ben oltre le già generose concessioni permesse dalle normative vigenti, nonché al contributo di emissioni di gas serra (climalteranti) che ogni combustione comporta. In più, gli incentivi eventualmente elargiti a questo impianto, sono tratte dalle nostre tasche, attraverso l’addizionale che paghiamo nelle bollette elettriche per l’energia prodotta da fonti rinnovabili. Il CDR (ora compreso nei combustibili solidi secondari CSS) proviene dai rifiuti urbani, e la migliore pratica per evitare discariche e inceneritori è l’abbattimento della produzione, fino all’ambizioso traguardo zero rifiuti.
Cerignola si è distinta fra le (poche) amministrazioni contrarie allincenerimento, dal momento che sin dal 2007 il Comune ha dichiarato la sua opposizione in ogni sede, anche frutto della sollevazione popolare dimostrata in tante occasioni.
Noi faremo la nostra parte, come sempre.
Link della versione HTML del provvedimento http://www.regione.puglia.it/inadmin/index.php?page=burp&opz=getfile&file=o-10.htm&anno=xlvi&num=154
Nota stampa
Matteo Loguercio
Comitato contro l’inceneritore nei pressi di B. Tressanti – Cerignola
Non per insistere, ma solo per completare il quadro.La soluzione prospettata dagli ambientalisti per lo smaltimento dei rifiuti urbani in contrapposizione all’inceneritore, è sempre e solo quella della raccolta differenziata. Ora, qualunque tipo di raccolta differenziata prevede la selezione dei rifiuti nella percentuale MASSIMA del 65%, comprensiva dell’umido, vetro, plastica e alluminio: il resto, il 35% deve essere smaltito o in discarica o nell’inceneritore. L’Italia continua a pagare alla UE milioni di auro all’anno di multe per le sue discariche, non rispettando gli accordi europei riguardanti il superamento delle discariche, definite vere bombe atomiche lasciate in eredità ai nostri figli e nipoti!
La principale accusa dei squadristi ambientalisti verso l’inceneritore di rifiuti urbani è che la sua ciminiera spande diossina, e se fate una ricerca su google trovate la notizia vera e circostanziata, solo che si riferisce ad un episodio avvenuto in USA nel 1930 o giù di li.Da allora gli studiosi hanno applicato all’impianto dei rifiuti un brevetto industriale del 1920 applicato ai primi condizionatori d’aria, quello per non far diminuire o aumentare la temperatura programmata dall’utente. Questo perché la diossina era stata emessa allorcé la temperatura del forno era scesa a 920° gradi. Con quel sistema, da allora 1930 o giù di li, la temperatura dell’inceneritore viene mantenuta sempre e solo superiore ai 1000° gradi e dal fumaiolo esce solo ed esclusivamente “”vapore acqueo” con buona pace degli ambientalisti.
Sono pienamente d’accordo con il proletario. Qui da noi (in Italia) siamo capaci solo a dire di no a tutto, salvo poi piangerci a dosso.
Se il comune continuerà a dire di no a questo tipo di impianto, ecco che poi si svilupperà la ECO MAFIA, la quale non avendo oppositori (per ovvi motivi ), prenderà l’appalto per lo smaltimento e farà quello che fa nel napoletano. Con guadagni enormi alla faccia degli ecologisti, ambientalisti ed altri ben pensanti.
Proprio oggi Il Giornale riporta un articolo dove si ricorda che, secondo i dati ufficiali Ispra, nel 2014 l’Italia ha esportato 320 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani verso i paesi europei, pagando, per il loro smaltimento, una spese di 150 milioni di euro, oltre alle spese di ricondizionamento, impacchettameto (ecoballe), trasporto e vari. Tali rifiuti “bruciati” nei termovalorizzatori, hanno consentito un risparmio di 1,1 milioni di tonnellate di olio combustibile, evitando emissione di anidride carbonica pari a 600 mila automobili producendo energia per il riscaldamento e energia elettrica “pulita”. I paesi “riceventi” i nostri rifiuti sono Austria, Germania, Francia e i paesi nordici.
Nel Principato di Monaco, a Montecarlo, c’è un inceneritore di rifiuti a due passi dal Palazzo del Principe e vicino all’Ospedale “Principessa Grace”, a Vienna è in pieno centro, a Parigi è nel centro storico e è stato disegnato da un famoso architetto.
Tutta l’Europa è abitata da stupidi, solo l’Italiano è intelligente!