In questo primo giorno che apre l’anno sedicesimo del terzo millennio, pensiamo sia dovere di ognuno di fare una riflessione su quello che siamo e su ciò che vogliamo essere, oltre ad augurare agli altri ed a se stessi un anno pieno di gioie, fortuna e salute. Questo è giusto ma non basta. Occorre sforzarci di analizzare ciò ch’è stato e cosa ci tocca di fare, nel nostro piccolo, perché le questioni del mondo vadano meglio di come sono andate finora. Innanzitutto la pace: nelle famiglie, nelle città, nel nostro Paese, nel mondo intero. Perché se non c’è pace nel mondo, negli stati e tra gli stati, nelle città, nelle famiglie e dentro di noi, la vita non ci sorride. Allora dobbiamo chiederci dove va il mondo. La caduta dei blocchi militari aveva aperto i cuori a grandi speranze. Abbiamo, poi, visto come il mondo, liberato dai fili spinati della guerra fredda, ha avviato una storia d’incendi e conflitti in cui si sono scagliati tutti contro ognuno ed ognuno contro tutti. La globalizzazione ha ristretto il mondo e, con i nuovi mezzi di comunicazione di massa, ognuno ha conosciuto, in ogni meridiano ed ad ogni parallelo, che in un terzo del pianeta c’è chi muore per troppo cibo, perfino i cani ed i gatti, mentre nell’altra larga parte si muore per la sua carenza. Inoltre, l’ingordigia di beni e benessere dei paesi ad industrializzazione avanzata sta portando a consumare tutte le nostre risorse, l’eredità lasciataci dalle generazioni che ci hanno preceduto e noi non vogliamo lasciare alle generazioni future. Le città vengono inondate e soffrono sotto una coltre di nebbia mefitica, mentre non si è presa ancora consapevolezza che non servono i palliativi, ma grandi investimenti per invertire la rotta di una politica che punta a divorare se stessa ed il futuro del mondo per ottenere consenso. Perfino l’accoglienza, benemerita ma inadeguata, rischia di avere la propria parte nelle morti e nello sfruttamento delle popolazioni che fuggono dalle guerre, dalla fame e dall’indigenza, per raggiungere l’eldorado dei paesi ricchi. Non ci vogliamo convincere che i paesi poveri sono come i nostri figli; se sono poveri e disperati ci vengono contro, con mille scuse. Così fanno i popoli che soffrono, anche usando l’arma ed il pretesto religioso. Dobbiamo prendere coscienza che solo con grandi investimenti nei paesi più sfortunati, creando scuole, ospedali, strade, trasformazioni agricole e lavoro, si può ottenere che il mondo riprenda il proprio equilibrio e si viva in pace, fratelli tra fratelli, senza lotte religiose o, si potrebbe dire, lotte per la giustizia planetaria. Non ci sono altri sbocchi, mentre non c’è nei governanti italiani e del mondo intero consapevolezza di quello che sta avvenendo in questo avvio di un millennio così disastrato. Vedo un unico faro, per il mondo intero, ed è il messaggio profetico del nostro papa (non senza motivo chiamato Francesco), racchiuso nella sua enciclica “LAUDATO SI’”, che non è il messaggio del capo della cattolicità, rivolto al mondo dei cattolici. È piuttosto un messaggio disperato e pieno di ottimismo, di un uomo dotato di particolare lungimiranza, che dice al mondo: “Attenti che non si può continuare con la vita dissipata, col consumo dei suoli, dell’aria, lo scioglimento dei ghiacciai, l’aumento del livello del mare e la disgregazione delle famiglie”. È giunta l’ora che l’uomo si converta, liberandosi della sua dissolutezza. Come fece San Francesco che, dopo essersi pentito di una giovinezza alquanto agitata e peccatrice, scelse la povertà, la debolezza, l’amore per gli altri, dopo avere tanto amato se stesso. E questo messaggio vale per i cristiani, i musulmani, per gli atei, per tutti, per vivere fianco a fianco tra fratelli, secondo lo spirito del “CANTICO DELLE CREATURE”, uniti a tutte le creature del mondo. Siamo ad un punto di svolta, con risultati nefasti e terribili se continuiamo con il nostro egoismo, il consumismo sfrenato e senza ritegno, l’esibizionismo ed il narcisismo che ci fa sempre più piccini, pur pensandoci onnipotenti, incapaci di stare fianco a fianco con i nostri simili. Occorre riprendere l’attitudine a partecipare al consesso sociale, facendolo davvero, non illudendoci di farlo con i messaggini e le social-infatuazioni, patendo e compatendo, con le altre creature, le gioie, le pene e le reciproche debolezze. Il nostro mondo si può salvare solo con l’amore, che ci faccia sentire continuamente coinvolti con le difficoltà ed i bisogni dei nostri simili. E non si strumentalizzi questo anno di giubileo dedicato alla Misericordia, come molti cattolici hanno fatto negli anni, con la confessione, per ottenere il perdono alle loro malefatte, vivendo così in una doppia morale dell’essere e dell’apparire. Misericordia non significa che veniamo assolti perché la carne è debole e va perdonata. Abbiamo conosciuto fior fiore di mascalzoni che andavano ogni giorno in chiesa. Misericordia è quella che dobbiamo donare agli altri, singoli o popoli che siano, evitando di crocifiggerli al tronco dei loro “errori”, cercando di capire anche il perché dei loro “errori” e , se per caso, noi stessi non siamo motivo dei loro “errori”. Con tale spirito possiamo avviarci a questo primo giorno del nuovo anno, augurandoci che sia prodigo per tutti, ma soprattutto dia il dono della pace al nostro animo, alla nostra famiglia, al nostro popolo, al mondo intero.
Buon Anno a tutti.
Manfredonia Nuova
Potete cancellare i 2 “Vincenzo”,non dicono niente!Quello che invece ho scritto,e’ sparito all’improvviso.Stavo scrivendo l’ultima parola,dunque,prima dell’invio,quando e’ sparito tutto…Pazienza!La Divina Volonta’ non voleva.Fiat!
vincenzo pfDV
Ma questa testata è l’organo di partito di “Manfredonia Nuova”? Un conto sono le notizie un conto pubblicizzarsi!
gentile lettore gigi, lo stesso spazio che diamo a manfredonia nuova lo diamo a lei.
questa testata non è l’organo di partito di manfredonia nuova, è un portale che da voce a tutti, a lei e a manfredonia nuova.
Buon anno gigi.
la redazione