Chi gestisce gli scavi sarà sempre soggetto a critiche. Qualcuno dirà che l’intervento è stato minimalista e ha valorizzato poco ciò che si è trovato, qualcun altro protesterà perché si è stati troppo invasivi, trasformando eccessivamente il tratto di storia scoperto. Lo scavo archeologico può essere portato alla luce lasciando tutto alla mercé delle intemperie e dei tombaroli (stato in cui versava la Basilica Paleocristiana con i suoi mosaici ormai consumati dal tempo) o può essere analizzato, fotografato e ricoperto. Così come nel campo della medicina, chi interviene ha la sua scuola di pensiero. L’archeologo è uno che, in un modo o nell’altro… si sporca le mani. La nostra progenitrice Siponto, a pochissima distanza dalla città moderna, giace sotto pochi centimetri di terra. Le sue origini si fanno risalire all’omerico eroe Diomede. Di lui si narra che tornato in patria dopo la guerra di Troia, scopre il tradimento della moglie Egialea, perciò riparte approdando sulle coste del Gargano dove sposa Evippe, figlia del re Dauno, fondando numerose città tra cui Siponto. I primi scavi archeologici nell’area di Siponto risalgono agli anni ’36-’37, Regio Ispettore ai Monumenti e alle opere d’arte era Raffaello Di Sabato. Prima di allora mai nessuno scavo, solo tante azioni di trafugamento “l’ipoverirono dé marmi molto preggiati, dé quali infin da tempi di San Lorenzo X Vescovo di Siponto, questa città fu molto ricca e gli adoperanno alla Fabbrica della Chiesa di San Marco in Venezia” (Cronologia dé Vescovi et Arcivescovi Sipontini, pag. 304). Tanti pezzi di Siponto sono sparsi tra musei pubblici e privati, tra i quali il Cippo di Diana, rinvenuto per caso nel ripulire la cisterna di Siponto, fu donato subito e con molta leggerezza al Museo Nazionale di Napoli dov’è in bella mostra, essendo una delle più rare iscrizioni dell’Antica Puglia. Altri scavi nel Parco Archeologico di Siponto vennero fatti negli anni ’60, ’70,’80 fino ad arrivare ai giorni nostri. Dopo il recente intervento sul complesso della Basilica di Santa Maria di Siponto, concluso nell’agosto 2012, con una spesa pari a circa 800 mila euro, sono in corso interventi sul prospiciente parco archeologico, intervento di spesa 5 milioni di euro. Tanti soldi per ritrovare le orme del nostro passato, troppo pochi per indagare sull’intera area, vasta, immensa e complessa. Ogni progetto di scavo ha detto qualcosa di nuovo ma è rimasto finalizzato a se stesso. Manca un progetto comune, un piano regolatore che risolva il problema della ex SS 89 che taglia il Parco Archeologico di Siponto in due rendendolo poco fruibile alle visite, all’uso per eventi. L’intervento di scavo in corso vuol definire un percorso tematico dell’area, visto che ha vissuto varie evoluzioni nel tempo, partendo dal periodo paleocristiano fino ad arrivare a quella Siponto poi abbandonata per i forti eventi tellurici tra il 1223 ed il 1255, data in cui Manfredi stabilì una nuova posizione per la città, dando vita a Manfredonia. L’area di ingresso della Basilica ha portato alla luce, scavando pochi centimetri, la Siponto moderna. Area indagata, fotografata e ricoperta da un massetto su un materiale (tessuto non tessuto) per realizzare un camminamento. Sistema adottato per rimuovere la parte cementizia in caso di nuovi scavi. L’alternativa era lasciare allo scoperto ciò che è stato ritrovato: chi lo avrebbe custodito? Le telecamere, le rubano. A pochi metri dalla Basilica un centro servizi, una struttura in metallo che ospiterà: bagni, locali tecnici e aree polifunzionali. Era necessario tanto inquinamento paesaggistico? La Basilica Paleocristiana sarà ricoperta da un materiale, qualcosa “pare” di sperimentale, ancora non è chiaro. A febbraio, subito dopo il nostro Carnevale vedremo cosa hanno architettato. Un progetto di scavi che non ha coinvolto l’area già indagata e attualmente in stato di abbandono, quella in direzione Manfredonia. Area ove sono stati spesi soldi per fare vialetti, illuminazioni, indicazioni storiche. Pare non ci fossero risorse sufficienti. Un progetto di “recupero” che ha fatto conoscere nuove cose del nostro passato e che esce fuori dalla logica dell’archeologia fine a se stessa, ma funzionale per la fruizione turistica. Manca un vero progetto sociale, che non è legato al Sindaco attuale o al suo predecessore. Manca una coscienza comune che razionalizzi concretamente che tutto questo nostro passato deve diventare il nostro futuro. Manca un sereno, serio e intelligente dialogo tra le istituzioni e i privati che spesso accampano diritti validi, ma spesso ignorano ciò che li circonda a causa dell’incapacità che ha la nostra gente di programmare producendo disservizi all’intera comunità. Il patrimonio della nostra città sono gli straordinari monumenti, gioielli di famiglia, ma anche quelle nuove piccole realtà organizzative che vorrebbero fare, dare il loro contributo per poter vendere e raccontare la nostra terra, la nostra storia. Mosaicomera, Dauniatour, Gargano Experience, la Proloco… giovani menti alla ricerca di un futuro e che potrebbero darci una mano a gestire e custodire il nostro patrimonio difendendolo da chi non ha ancora capito che la guerra porta povertà. A febbraio 2016 si concluderanno i lavori del Parco Archeologico di Siponto e, come per gli Ipogei Capparelli, dal giorno dopo bisognerà capire come accendere il motore del nostro sviluppo turistico. Cominciamo a parlarne seriamente da subito.
Raffaele di Sabato
[tribulant_slideshow gallery_id=”54″]
foto ManfredoniaNews.it- riproduzione vietata
Siponto, una delle più importanti città romane.
ed è più antica di pompei…
Saranno i visitatori a dare il loro giudizio, sui registri che da 20 anni sono raccolti nella Basilica. Allora tireremo le somme. Le mie opinioni, le mie riserve rimangono sempre le stesse, quelle della presentazione (non nei particolari tra l’altro). Faremo come Archeoclub un convegno ad oc sulla situazione dei siti prima degli interventi e dopo. Ho a disposizione un numero sufficientemente vasto di foto dei luoghi e dello stato delle cose. A lavori ultimati si tireranno le somme unendo le riserve ed i commenti dei visitatori sia Italiani che stranieri.
aldo caroleo Archeoclub Siponto