La storia di Alì Mohammed Rahell parte da Kirkuk, la sua città natale in Iraq, detta anche la “Gerusalemme irachena” o “città dell’oro nero”, dove una leggenda narra che ci si sporchi le scarpe nel petrolio che affiora dalla terra. Dunque città contesa. A noi però, sebbene essa sia molto importante, non importa ripercorrere la storia geopolitica della regione di Rahell, perché adesso in un qualche modo la sua città è Manfredonia, e forse domani sarà Roma, perché lui ha troppi progetti da realizzare per voltarsi indietro. Dal C.A.R.A. di Bari arriva nella nostra città con un permesso di soggiorno che riconosce il suo status di rifugiato politico per essere accolto nel progetto SPRAR che fa capo al Comune di Manfredonia e porta valore aggiunto perché contribuisce sin da subito al lavoro di sensibilizzazione e conoscenza della complessa tematica che riguarda i richiedenti asilo e i rifugiati.
Rahell ha il pregio di dare forma alle sue esperienze, certamente dolorose, attraverso l’arte e lo fa girando un reportage, con la regia di Paolo Martino. Nel documentario “Just about my fingers – Storie di confini e impronte digitali” ripercorre le rotte dei tanti migranti “armati” soltanto di sogni, aspettative, delusioni e notti insonni, con l’unico obiettivo di raggiungere un eden chiamato Europa. L’altra grande passione di Rahell, accanto al cinema, è la musica e questo lo porta ad essere protagonista, insieme ai concorrenti di X Factor dell’iniziativa organizzata dall’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Nella puntata di giovedì 26 novembre, le storie dei sei concorrenti in gara si intrecceranno a quelle di Alaa, Rahell, Aya, Oyetunde, Ayse e Baryali, sei ragazzi rifugiati in fuga dai propri Paesi, da guerre, dittature, violazioni dei diritti umani e limitazioni della libertà di ogni tipo, persino quella di fare musica. Racconteranno ai ragazzi di X Factor la propria vita oggi, una vita che con molta fatica stanno cercando di ricostruire tra sogni spezzati e speranza nel futuro. Il futuro di Rahell ci sta particolarmente a cuore non soltanto perché è un cittadino di Manfredonia, ma anche perché è un ragazzo pieno di progetti da realizzare, di aspettative e di sogni da concretizzare. Ogni giorno alla ricerca del suo tempo perduto, Rahell ci ricorda, insieme agli altri beneficiari dell’accoglienza a Manfredonia che l’orrore, il terrore e la paura una volta hanno preso il sopravvento anche sulla loro vita, ma non sono diventati la normalità. Sta a noi non permettere che orrore, terrore e pura prendano il sopravvento.
Comunicato stampa