Oggi si celebra la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’ONU attraverso la risoluzione n. 54/134 del 17 dicembre 1999. La data non è casuale, essa fu scelta da un gruppo di donne attiviste, riunitesi a Bogotà, nell’incontro femminista latinoamericano e dei Caraibi, per ricordare il brutale assassinio avvenuto nel 1960 alle tre sorelle Mirabal, rivoluzionarie impegnate nel contrastare il regime dittatoriale di Rafael Leonidas Trujillo che tenne la Repubblica Domenicana nell’arretratezza per oltre trent’anni. Dal 1960 ad oggi è stato fatto poco, se più del 70% delle donne nel mondo nel corso della vita subisce violenza fisica o sessuale da parte degli uomini. Solo in Italia, secondo i dati Istat, sono più di un milione e mezzo le donne che subiscono abusi, e ogni due giorni una donna muore. Un massacro spaventoso che riguarda tutte e tutti, un patrimonio di idee, di sensibilità, di intelligenza, di coscienza che è perso per sempre.
Il pensiero va a Valeria Solesin, la studentessa italiana, vittima dell’attentato al Bataclan di Parigi, e alla sua “luce” carica di attese, di speranze e di sogni non più raggiungibili. Va alle donne cristiane e musulmane violentate e uccise dall’ISIS e a tutte le donne vittime della prepotenza, del fanatismo e dell’ignoranza e alle loro “luci” ormai spente. Ogni atto di violenza contro le donne è un atto contro l’umanità. Ogni atto di violenza contro le donne sono 100 passi indietro nella conquista della cultura del rispetto reciproco che è un valore imprescindibile nel rapporto tra uomo e donna come nel rapporto tra popoli diversi, per la convivenza civile e pacifica sulla Terra. Ogni atto di violenza sulle donne è un pugno contro la loro libertà e contro la battaglia per la parità di genere, contro l’idea che uomini e donne devono avere pari diritti e pari doveri. Non basta sancire formalmente il principio di parità, c’è bisogno di misure concrete contro la precarietà e le nuove forme di segregazione del lavoro femminile, servono misure che aiutino le donne ad entrare e a rimanere nel mondo del lavoro, a cominciare dal sostegno alle madri lavoratrici. Ci vogliono più investimenti nei servizi pubblici e una migliore organizzazione del lavoro calibrata sui tempi di conciliazione dei carichi di lavoro e di quelli familiari.
La comunità di Manfredonia attraverso l’associazionismo e la stampa vuol ricordare il 25 novembre affinché l’opinione pubblica si interroghi sugli atteggiamenti di violenza perpetuati contro la donna che purtroppo si verificano anche nell’ambito di comitive-compagnie di ragazzi. Quindi è fondamentale un’attenta e mirata prevenzione nelle scuole, nelle parrocchie, nelle palestre e in tutti quegli ambiti sociali di condivisione di idee, volta a diffondere la cultura della non violenza, dell’uguaglianza di genere e di rispetto verso la dignità delle donne (mamme, nonne, lavoratrici, sorelle e compagne).
Occorrerebbe migliorare le leggi per la loro difesa con nuove norme e maggiori risorse che contribuiscano a diffondere percorsi di protezione delle vittime che hanno il coraggio di denunciare, promuovendo altresì strategie educative e di sostegno per gli uomini violenti.
Grazia Amoruso
Ballata delle donne
Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.
Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.
Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.
Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.
Femmina penso, se penso l’umano
la mia compagna, ti prendo per mano.
Poesia di Edoardo Sanguineti