Giovedì 26 Dicembre 2024

La mirabolante vita di Matteo Tricarico

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L’improvvisa scomparsa di Matteo Tricarico ha colpito dolorosamente tutti coloro che lo conoscevano. Quel ragazzo, perché Matteo a 46 anni sembrava ancora un ragazzo, dal volto sereno e la voce pacata, che inforcando la sua bici aveva girato il mondo, non c’era più. Lo sgomento di quanti lo conoscevano è dilagato su Facebook, riempiendo la sua pagina di messaggi provenienti da tutto il mondo, da tutti quegli amici conosciuti nel suo lunghissimo viaggiare per il mondo: 1960 giorni, 70.000 chilometri, 36 paesi in Asia, Europa e nelle due Americhe. Il suo viaggio era cominciato nel novembre del 2009, quando, partendo da Ho Chi Minh City in Vietnam, Matteo aveva attraversato 14 paesi asiatici in 727 giorni, percorrendo 25.000 chilometri per raggiungere l’Italia. A ottobre del 2011 era tornato a Manfredonia, dove aveva illustrato il suo progetto in scuole e auditorium, per poi ripartire nel febbraio del 2012, e tornare a Manfredonia a giugno del 2015. Questo viaggio, nato dal sogno di unire la passione per la bicicletta all’attività di volontariato che Matteo già svolgeva, si è trasformato in un progetto sportivo-umanitario per conto della Travel For Aid onlus, volto ad aiutare quelli che nei paesi in via di sviluppo sono “gli ultimi degli ultimi”, come diceva Matteo. Nei suoi viaggi, si fermava nelle scuole, nei centri di accoglienza, negli orfanotrofi, e qui prestava volontariato, giocava con i bambini che lo chiamavano “papà”, avviava campagne d’informazione parlando di questi bambini e affermando che “la disabilità non è una malattia, è una condizione di vita”. Per fare questo ha affrontato le salite delle Ande, il vento della Patagonia, la solitudine dell’Alaska, è stato derubato di telecamera, cellulare, denaro e perfino della sua compagna, la bicicletta, ma non ha mai pensato di gettare la spugna, di tornare a casa e fare una vita tranquilla; anzi. Matteo era convinto che la sua fosse “un’esperienza magnifica che valeva qualsiasi sofferenza”. Ha scritto sulla sua pagina Facebook: “Alla fine, l’aspetto umanitario del progetto ha assunto un’importanza personale molto superiore rispetto al viaggio di scoperta e visita delle attrazioni locali. Mi ha portato ad un intenso arricchimento spirituale e a un più profondo senso della compassione. (…) Ho visto tanta sofferenza ma altrettanta speranza ed impegno di migliorare le condizioni di vita dei diversabili portandoli ad un livello di autosufficienza. Ho anche imparato che fornendo i giusti strumenti e particolari attenzioni si possono veramente alleviare molte condizioni di disabilità ovunque nel mondo. (…) Sto cominciando ad accarezzare l’idea di fare un altro giro del mondo questa volta in barca a vela, magari con un equipaggio di disabili, perché la bicicletta è un mezzo limitato, visto che si può utilizzare solo su un terzo del globo terraqueo, ma per questo nuovo progetto ci sentiamo nel 2020”. Matteo non potrà fare quel viaggio, ma leggendo la “Cronaca (quasi) quotidiana” del suo lungo viaggio sul sito (https://travelforaid.wordpress.com) e guardando le tantissime foto sull’account Flickr (https://www.flickr.com/photos/matteomemorial/), creato per ricordarlo e per raccogliere tutte le immagini che lo ritraggono per il mondo, non possiamo far altro che pensare che la sua mirabolante vita e la sua umanità resteranno patrimonio ed esempio di coraggio e determinazione per tutti noi.

Mariantonietta Di Sabato

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