Il due novembre rappresenta la festività legata al ricordo dei “cari” defunti a cui doniamo un fiore, una preghiera ed un pensiero particolare che ci conduce indietro nel tempo quando trascorrevamo dei lieti momenti con i cari zii o i nonni che ci spiace non rivedere più se non nei ricordi, gelosamente, custoditi nei nostri cuori. Visitando la zona del cimitero di Manfredonia in cui sono presenti le tombe più recenti, vediamo scorrere le immagini di tante persone che nel tempo abbiamo incontrato,conosciuto ed amato e rimaniamo catturati dai ricordi che provocano uno stordimento come quello della sindrome di Stendhal. La malinconia diventa sempre più profonda quando le foto riprendono i volti dei bambini e anche quello di “Desirè”: un angelo che un mese fa è volato in cielo e che a soli 10 anni ha salutato per sempre la sua famiglia e i suoi tanti amici che non la dimenticheranno mai. Desirè è stata un angelo anche nella vita terrena ed il suo sorriso ha scalfito i nostri animi raggelati dalla sua repentina mancanza. Desirè ci manchi ogni giorni di più! Certo, la morte fa parte del percorso della vita di tutti noi ma è sempre più difficile accettare quando colpisce un bambino. Il pensiero della morte ci conduce a riflettere sul valore della “vita” che non dovrebbe mai essere sprecata anzi andrebbe vissuto intensamente ogni singolo attimo di felicità, di ansia e di malinconia senza mai lasciare il posto al rancore, ai rimorsi e al rimpianto. Quindi “carpe diem”: vivi l’attimo fuggente come se fosse l’ultimo. In questi giorni di festa in cui ci si riposa dagli impegni professionali e scolastici, occorrerebbe riflettere sul senso di queste ricorrenze che invece vengono spesso soprafatte dal consumismo spicciolo e da vacue serate di “scherzetti” non sempre graditi.
Grazia Amoruso