Bisogna oggi aprire una nuova fase nella programmazione sociale, alla luce delle prospettive e delle risorse che saranno rese disponibili dalle scelte regionali, che guardi con maggiore impegno alle questioni impellenti ed urgenti delle povertà e dell’esclusione, dunque alla ristrutturazione e al potenziamento di quei servizi che sono più funzionali ai diritti sociali fondamentali universalmente sanciti (tutela della salute e accesso al lavoro in primo luogo).
La città ha bisogno di voltare finalmente pagina e di promuovere attenzioni e interventi politici ed istituzionali che rendano più ampie e più diffuse l’azione e le politiche di inclusione attiva da parte dei servizi sociali, dunque rafforzando, integrando e valorizzando le risorse e le competenze disponibili per questo impegno in uno spaccato cittadino tumultuoso quanto vitale, perché largamente rappresentativo, ed aprendo un varco a nuove modalità di partecipazione dei cittadini e delle loro forme di libera aggregazione sociale alla conoscenza delle problematiche ed alla ricerca delle risposte individuabili.
Con le criticità finanziarie attraversate dai Comuni, anche e in particolare a Manfredonia, di turnover non si parla più da un pezzo, mentre vanno continuamente perduti posti di lavoro e competenze indispensabili: ci si ritrova ad essere sempre meno, sempre più stanchi e stressati, con un’età media del personale che ormai si avvicina ai 60 anni. Quanto alle condizioni e alle modalità organizzative, è naturale che esse risentano negativamente di tutto il contesto rappresentato.
Nel frattempo, però, la mole di lavoro è continuata a crescere di giorno in giorno: con la crisi finanziaria, la emorragia occupazionale e le attuali condizioni disastrose del mercato del lavoro, i cittadini di Manfredonia sono tra i più colpiti da disoccupazione, cassa integrazione, sfratti ed emergenza abitativa, con drammatiche ricadute sulla stessa coesione e vita familiare e con il risultato che queste situazioni sono inevitabilmente destinate a finire sulle scrivanie dei servizi sociali.
Il problema è che occorre ridefinire l’uso delle risorse disponibili e di quelle non ancora spese negli anni precedenti alla luce delle nuove urgenze che drammaticamente si affacciano nella situazione del nostro territorio.
Dunque auspichiamo e chiediamo all’amministrazione comunale ed all’Assessore alle Politiche Sociali che si facciano cadere i veti da anni opposti dalla politica e dalle rappresentanze istituzionali locali al pluralismo e alla ricchezza delle diverse idee, sempre più dannosi per i più deboli e per una crescita sociale e culturale identitaria e operosa dell’intera comunità. Quante Associazioni come Lavoro&Welfare, quanti cittadini semplici volontari, hanno dovuto desistere dal sostenere proposte e progetti utili alla collettività, a causa di una ingiustificabile chiusura basata su pregiudizi “politici”?
Riproponiamo dunque ancora una volta agli amministratori locali l’attivazione di un percorso di ascolto e di confronto che chiami a contribuire ognuna delle aggregazioni sociali della città alla definizione condivisa della nuova fase, dando vita ad una Conferenza Permanente per la Qualità Sociale, come base democratica di supporto alle fondamentali scelte ed agli interventi puntuali da definire in una logica dinamica, aperta in modo autentico alla partecipazione dei cittadini.
Comunicato stampa