Mercoledì 13 Novembre 2024

La restrizione calorica potenzia gli effetti della chemioterapia nel tumore del pancreas

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Pubblicato su Oncotarget uno studio “in vitro” e “in vivo” realizzato dai ricercatori del Laboratorio di Gastroenterologia dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo assieme ai colleghi dell’Institute for Liver and Digestive Health dell’University College London.

Cicli di restrizione calorica settimanale, nei periodi che precedono le terapie, potenziano gli effetti della chemioterapia nei modelli “in vitro” ed “in vivo” di tumore del pancreas. E’ l’interessante scoperta di Valerio Pazienza, Martina D’Oronzo, Chiara Saracino e Concetta Panebianco, ricercatori del Laboratorio di Gastroenterologia dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, e dei colleghi Manlio Vinciguerra e Stephen Pereira dell’Institute for Liver and Digestive Health dell’University College London.

«Il nostro studio – spiega Valerio Pazienza, biologo e coordinatore del progetto – si è basato su una pratica nutrizionale che negli ultimi anni è stata dimostrata utile nella prevenzione e gestione di molteplici condizioni patologiche quali il diabete, complicanze cardiovascolari associate, insulino-resistenza, disordini autoimmuni, rallentamento del processo di invecchiamento e nella riduzione del rischio di cancro. Numerose evidenze scientifiche hanno già mostrato una stretta correlazione tra un ridotto o assente introito calorico e gli effetti della chemioterapia in altri tipi di tumore, evidenziando un aumento di efficacia della terapia. Questo però, finora, non era mai stato dimostrato nel cancro pancreatico».

Inoltre la restrizione calorica è stata associata ad un aumento della qualità e dell’aspettativa di vita, in quanto riduce i livelli di infiammazione cronica, di ormoni e fattori di crescita coinvolti nei processi infiammatori, aumenta la resistenza allo stress ossidativo e ai danni dei tessuti coinvolti potenziando i meccanismi di difesa antiossidanti ed, infine, permette una fine regolazione dell’omeostasi del glucosio e della glicemia.

Lo studio non solo ha dimostrato che un approccio alimentare basato sulla restrizione calorica potenzia l’effetto del chemioterapico nel cancro del pancreas riducendone la massa tumorale del 43% nei modelli sperimentali “in vivo” ed “in vitro”, ma ha anche individuato – grazie ai contribuiti significativi di Paolo Graziano medico responsabile dell’Unità di Patologia e di Tommaso Mazza, ingegnere responsabile dell’Unità di Bioinformatica – l’associazione tra questo particolare regime calorico e l’aumento della proteina hENT1, responsabile dell’ingresso del farmaco chemioterapico nelle cellule tumorali.

«Questo approccio non è privo di difficoltà – continua Pazienza – ed è stato effettuato in laboratorio in quanto risulta difficile monitorare i pazienti prima e durante la chemioterapia, assicurandosi che seguano i regimi di restrizione calorica, anche alla luce delle implicazioni psico-fisiche che la malattia comporta. Molta cautela deve essere adottata perché occorre considerare anche la perdita di peso che generalmente caratterizza i pazienti oncologici e che potrebbe aggravarsi a seguito della restrizione calorica».

Per questi motivi i ricercatori del Laboratorio di Gastroenterologia – diretto da Angelo Andriulli, medico responsabile anche dell’Unità di Gastroenterologia dell’Ospedale di San Pio – sono impegnati, grazie al contributo della biologa Valentina Andrulli Buccheri, a sviluppare e testare diete ingegnerizzate. L’obiettivo è arrivare a produrre i cosiddetti “cibi funzionali” che possano assicurare l’apporto nutrizionale necessario al paziente, garantendo allo stesso tempo il potenziamento dell’efficacia della chemioterapia modulando l’attività delle proteine coinvolte nella risposta farmacologica.

Il cancro del pancreas è caratterizzato da una prognosi infausta e rappresenta la quarta causa di morte per cancro nel mondo. Circa l’80-90% dei pazienti non possono essere sottoposti a resezione chirurgica al momento della diagnosi, ed attualmente una sopravvivenza di 5 anni viene riscontrata in meno del 5% dei casi. L’elevata mortalità associata a questo tipo di cancro è dovuta alla mancanza di sintomi precoci e di biomarcatori attendibili in grado di garantire una diagnosi tempestiva, all’estrema aggressività della malattia ed alla resistenza alle chemioterapie convenzionali per il trattamento del carcinoma del pancreas.

Altri progetti di ricerca in corso di svolgimento presso il Laboratorio di Gastroenterologia, grazie al contributo della biologa Francesca Tavano e del tecnico di laboratorio Domenica Gioffreda, sono finalizzati proprio all’identificazione di nuovi potenziali biomarcatori per implementare un programma di screening per la diagnosi precoce del tumore al pancreas ed al miglioramento della sopravvivenza dei pazienti.

Questi studi sono resi possibili grazie ai finanziamenti del programma Ricerca Corrente del Ministero della Salute e ai fondi devoluti all’IRCCS Casa Sollievo dai contribuenti italiani tramite il 5×1000.

 

 

 

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Capitanata · News

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