Un flash mob da un lido sottratto alla criminalità e riconsegnato alla collettività, così come alla collettività va riconsegnato un mare sempre più sotto scacco delle compagnie petrolifere. Una catena umana in un luogo simbolo per ribadire il #NOpetrolio #inmareinterra e chiedere ai governatori delle Regioni che stanno portando avanti le istanze delle popolazioni contro il folle assalto all’oro nero – dall’Adriatico, allo Ionio, al Canale di Sicilia- – di osare di più e non accontentarsi delle rassicurazioni che arrivano dal Governo che fino ad ora ha dimostrato tutta la sua miopia in materia di scelte di politica energetica.
È l’appello che arriva da Goletta Verde che oggi arriva a Maratea (Pz). Per l’occasione Legambiente Basilicata e Libera hanno promosso a Scanzano Jonico un flash mob con appuntamento alle 18 di oggi, domenica 26 luglio, al lido “Onda Libera”, in località lido Torre 29, alla luce dei risultati del summit delle regioni a Termoli che si è svolto nei giorni scorsi.
“Dall’inizio del nostro viaggio siamo al fianco delle comunità che si stanno opponendo con forza alla deriva petrolifera che ha assunto questo Governo – dichiara Rossella Muroni, direttrice nazionale Legambiente –. Così come saremmo a fianco dei presidenti delle Regioni se osassero di più per riappropriarsi del futuro dei loro territori. Dal prossimo incontro con il premier Renzi ci aspettiamo scelte coraggiose e condivise. Purtroppo i nostri timori sono fondati se pensiamo che solo pochi giorni fa il ministro Federica Guidi ha ribadito che a suo avviso le attività minerarie e turistiche possono convivere, negando al contempo la pericolosità dell’uso dell’airgun. Il Governo, insomma, sta dimostrando in più occasioni di negare la realtà e con una superficialità inquietante si continua a legare il Paese ad un modello energetico novecentesco. Su questo i Governatori devono dimostrare la forza delle loro comunità, mettendo in campo tutti gli strumenti politici e amministrativi in loro possesso, compresa l’immediata richiesta di fermare l’utilizzo dell’airgun per la ricerca di gas e petrolio, nonché la proposta di un referendum abrogativo riguardo le diverse norme pro-trivelle che hanno riaperto la corsa all’oro nero nel mare italiano”.
Proprio per fermare l’utilizzo dell’airgun per la ricerca di petrolio e gas Legambiente ha lanciato la petizione #stopoilairgun che ha già raggiunto le 40mila adesioni. Una raccolta firme, realizzata in collaborazione con Change.org, che è ancora possibile sottoscrive all’indirizzo www.change.org/stopoilairgun.
Una corsa al petrolio che non riguarda soltanto il mare, ma coinvolgono anche vaste aree a terra, come dimostra proprio il caso Basilicata.
“Il presidente Pittella dopo l’incontro di Termoli ha chiesto di rivedere anche la normativa sulle estrazioni a terra, ammettendo che negli anni non è stata data la giusta attenzione all’ambiente, all’habitat naturale della nostra regione – dichiara Marco De Biasi, presidente Legambiente Basilicata -. È un modo per chiedere più denari o il Presidente ha capito che per la Basilicata non può esserci un futuro petrolifero? La posizione della Regione Basilicata con un secco no per il petrolio a Mare e la continua ricerca di compromessi al rialzo sul petrolio estratto sulla terraferma è ambigua ed inaccettabile. Accettare la posizione della Legambiente sintetizzata dallo slogano “Come in mare così in terra” sarebbe un cambio di passo importante da parte del nostro Governatore dopo che la politica regionale negli anni ha utilizzato il bancomat delle compagnie petrolifere alla bisogna. Proprio per questo è inaccettabile immaginare ulteriori compromessi che mettano a rischio le preziose risorse idriche, naturali, economiche e storiche che il nostro territorio racchiude. È in discussione il futuro di intere aree territoriali della Basilicata e lo stesso concetto di sviluppo che non può continuare ad essere imperniato sullo sfruttamento delle risorse petrolifere e del territorio ma sulla tutela dell’ambiente come elemento assolutamente imprescindibile, praticando un modello energetico e di sviluppo diverso, efficiente e rinnovabile, aprendo prospettive di nuovi settori produttivi e con importanti ricadute anche occupazionali, oltre che ambientali. Pittella dimostri davvero di avere le idee chiare su quale sviluppo immagina per questa terra”.
Va ricordato che le riserve certe di petrolio presenti sotto i mari italiani sono assolutamente insufficienti a dare un contributo energetico rilevante al nostro Paese, ma a fronte di questi quantitativi irrisori di greggio – che basterebbero a soddisfare il fabbisogno energetico italiano per appena 8 settimane – si stanno ipotecando circa 130mila kmq di aree marine. Solo nel basso e medio Adriatico, nel mar Ionio e nel Canale di Sicilia (le aree maggiormente interessate da giacimenti petroliferi) sono infatti attivi 15 permessi di ricerca rilasciati (5.424 kmq), 44 richieste avanzate dalle compagnie per la ricerca (26.060 kmq) e 8 per la prospezione (97.275 kmq), oltre le 5 richieste di concessione per l’estrazione di petrolio (558,7 kmq).
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