La visione dei 6 cortometraggi finalisti dell’ 8′ edizione di “Corto e Cultura”, avvenuta ieri sera nell’amenità della sede cittadina della Lega Navale, ha rappresentato la miglior risposta da dare a quanti si affannano nel comprendere un’umanità, all’apparenza letteralmente a “briglia sciolta”; una risposta che non dovrebbe tuttavia sorprenderci, vista la capacita’ della settima arte di esemplificare o dilatare l’immagine della nostra attualità di vita.
“Vicolo Cieco”, di Fabio Massa, e’ specchio della realtà esistenziale di quanti popolano, o per meglio dire pullulano, le periferie dell’Italia meridionale. Periferie dove la presenza dello Stato e’ sempre più sbiadita nel tempo; dove la criminalità organizzata e’ l’unica vera rete sociale. In tale contesto, non disumano ma diversamente umano, non senza regole ma con regole alternative a quelle dello Stato Italiano, si inserisce la storia di un giovane laureato in economia, alla disperata ricerca di denaro, costantemente negatogli da vari enti finanziari, per poter curare il proprio padre, bisognoso di un trapianto di cuore. L’aiuto offertogli dal noto boss locale sarà occasione per cambiare in meglio non solo la propria vita. “Vicolo Cieco” e’ sia espressione di come molti di noi, nelle periferie urbane e spirituali dell’anima, siamo spesso messi spalle al muro dalle istituzioni, senza alcuna via di uscita ma anche immagine di quella vita vera e sincera che proprio all’interno di anguste vie trova la sua massima anche se non ortodossa genuinità. In un vicolo cieco la vita del “mondo” può entrarvi ma senza possibilità di uscita, quasi costretta ad insaporirsi dei sapori e degli umori locali.
Francesco Vito Longo nel suo “Il ritorno di Grosjean” ci presenta il rapporto morboso ed esclusivistico che si può creare fra un’ intellettuale; un professionista della cultura(nel cortometraggio un baffuto traduttore) e l’oggetto dei suoi interessi di studio. Un rapporto che non ammette intrusioni; adepti o schemi eterodossi e tutto ruotante attorno alla celebrazione di Grosjean ad opera del traduttore, suo sommo sacerdote ed unico (a suo avviso) in grado di consultare i testi sacri dell’artista. Un rapporto che purtroppo caratterizza molti operatori culturali (tanto nelle scuole quanto nelle università; tanto nei salotti privati quanto nelle biblioteche) e che isterilisce numerosi rami dello scibile.
“Chi fa Otello?”.
Questa e’ la domanda ridondante che da’ il titolo al cortometraggio di David Fratini. Un regista teatrale, di colore, cerca di convincere, con tutte le armi della persuasione a sua disposizione, i ragazzi, anch’essi di colore, della sua compagnia teatrale affinché uno di loro incarni il ruolo di Otello, protagonista dell’omonima tragedia shakespeariana. Nonostante Otello rappresenti un insolito eroe cristiano nero, in contrapposizione al bianco ed intrigante Iago, i ragazzi della compagnia, adducendo le più svariate scuse, rifiutano il ruolo da protagonista affermando che in Italia essere un eroe nero non comporta vantaggi. Una realtà sempre più vera in questi ultimi mesi visti i rigurgiti xenofobi che imperversano i social networks ma anche le nostre discussioni famigliari.
Daniele Marasco nel “Il volo dell’anima” e’ stato in grado di rendere il suo cortometraggio portatore di un messaggio di sensibilizzazione sociale nei riguardi di chi spesso voce non ha. Verso quanti isolati dal mondo per via di problemi mentali non riescono a riaffacciarsi verso quella parte di mondo non mondano, fatto di medici; psicologi; psichiatri; assistenti sociali; volontari pronti a tenderli la mano della speranza e della rinascita. “Il volo dell’anima” e’ la storia di un uomo qualunque, succube della propria ansia, escluso dal mondo e pronto a trovare la sua pace interiore nella gabbia della sua solitudine campestre o nel costruire rondini di carta. La visione, nel corso di uno dei suoi vagabondaggi solitari, di una creatura angelica che gli consigliera’ di rivolgersi ad un Centro di Salute Mentale(nel corto il C.S.M. “Alda Merini” di Manfredonia) rappresenterà la svolta positiva della sua esistenza che gli farà apprezzare la bellezza delle rondini, vere e non di carta, in cielo.
“Umbra” di Carlo Fenizi e’ un cortometraggio dai toni fiabeschi ambientata nella suggestività, fiabesca nei suoni e nei colori, della Foresta Umbra. La protagonista, Vitalba, e’ una bambina amante della natura, percepita come essere vivente, con la testa un po’ fra le nuvole. Nel corso di un’escursione in Foresta, in assenza del padre, interpreterà, guidata dai criptici consigli di un albero di tasso, albero della vita ma anche della morte, personificato da una brillante Cloris Brosca, un viaggio alla ricerca delle proprie radici, culminante con la sua rappacificazione con la figura materna, evocata in numerose fotografie, dapprima allontanate dalla vista ed ora pronte ad essere custodite nel baule della sua memoria.
Least but not last Francesco D’Ignazio con il suo corto “Mimí e le altre”, storia di un uomo alle prese con una serie di rapporti fallimentari con le altre. Con le donne. Con sua madre che lo tratta come un perenne adolescente; con sua figlia verso cui non esercita alcun tipo di autorità; con la sua seconda moglie, dedita all’alcool e già lontana da lui. Il suo irrompere, impugnando una vecchia pistola, nel corso di una seduta di terapia di gruppo per alcolisti a cui prende parte la sua seconda moglie(con non molta convinzione) per farsi confessare da questa il suo amore per un botanico, sarà occasione per incontrare ancora altre Altre. Pronte a circuirlo; sedurlo o riconoscere in lui un padre odiato ed amato al tempo stesso.
Nel corso della serata vi e’ stato un breve ma significativo intermezzo musicale ad opera di Alex Spagnuolo che ha cantato la sua “Abbandonato”, storia di un ragazzo cresciuto senza avere accanto la figura paterna, grazie solamente alle cure materne. Un rap, il suo, capace di ben inserirsi all’interno delle proiezioni, raccontando da un’ ulteriore prospettiva l’umanità noi contemporanea.
Oggi, sempre presso la LEGA NAVALE DI MANFREDONIA alle ore 20:30, alla presenza di registi ed attori dei cortometraggi, serata finale di “Corto e Cultura” con la premiazione dei vincitori sia nella categoria dei cortometraggi che di quella delle sceneggiature.
Accorrete numerosi perché come disse Vittorio Gassman: “Come sono vuote le chiese! Solo i cinematografi sono pieni: e’ li’ che la gente oggi va a confessarsi.”
Domenico Antonio Capone
Bella manifestazione grazie anche ai bei cortometraggi scelti dalla giuria. Ma l’aministrazione comunale aiuta questa coraggiosa organizzatrice? o è solo grazie alla passione e all’aiuto di tutti coloro che la stanno sostenendo? Grazie a tutti i collaboratori e a Annarita da una vostra affezionata spettatrice.