Venerdì 10 luglio con la nomina all’assessorato all’Ambiente e al Territorio di Elisabetta Palumbo in sostituzione della dimissionaria Annarita Armiento e pronta ad affiancare gli altri sei suoi colleghi (il vicesindaco Salvatore Zingariello ai Lavori Pubblici; Pasquale Rinaldi al Bilancio; Antonella Varrecchia alle Politiche Sociali; Sonia Calabrese al Personale e Affari Generali; Giuseppe La Torre alla Pubblica Istruzione e Sport; Carlo Cinque allo Sviluppo Economico) è iniziato un Riccardi atto 2° all’insegna dei più svariati dissensi frutto sia della critica a vanvera, nostro sport cittadino, sia di riflessioni più profonde. Se è vero che i mal di pancia all’interno dei partiti sono il risultato della fine delle ideologie e della connessa fine del dominio dei segretari a cui la Rossa Manfredonia era abituata, è anche vero che vi sono assessori di fiducia per il sindaco ma che non hanno ispirato nelle passate elezioni eguale fiducia nella gente. In una realtà come la nostra ove l’assessore più che il consigliere è cinghia di trasmissione fra la Piazza e il Palazzo, scegliere candidati più suffragati avrebbe potuto rendere effettivo il 70% riccardiano? Forse che sì, forse che no perché nel clima di reciproca diffidenza che si è creato fra Piazza e Palazzo anche un Tsipras o una Merkel avrebbero determinato forti niet per via della crescente incomunicabilità sviluppatasi nel tempo ed alimentata dallo scambismo delle urne dove il voto è stato, non solo ora e non solo a Manfredonia, barattato in cambio di promesse. Non deve sorprenderci dunque se dalla Piazza si levano critiche spesso qualunquiste, alimentate da scambisti travestiti da inquisitori, verso il Palazzo accusato, anche in mancanza di prove provate, e se il Palazzo sentendo solo da lontano le grida di protesta della Piazza si limita ad indicare questa come un vespaio di anarchismo e di disfattismo. Se i partiti non fanno più presa sulla gente; se la fiducia è solo mezzo per fini clientelari e non per gli scopi della gente; se Piazza e Palazzo riproducono un dialogo fra sordi, di cosa stupirci? Emblema di ciò è come già ripetuto l’affare Energas che si spera possa occupare i pensieri e le riflessioni della neo assessora Palumbo in vista, non solo da parte sua, di una traduzione volgare del pachidermico ma fumoso progetto. A lei e all’intera giunta comunale il nostro giornale invia i più sinceri auguri di buon e onesto lavoro. Aggiungerci alla moda del pour parler non ci sembrava deontologicamente corretto avendo sempre fatto nostra, prima di giudicare un’amministrazione, la massima sipontina “A prucessione ce vede quanne ce arrîtîre”!
Domenico Antonio Capone
non è possibile! sono stato fuori e al ritorno vedo i nomi della giunta. sono rappresentati solo imprenditori. zingariello mattoni.. calabrese impreditoria vedasi la torre michele… la torre Giuseppe imprenditoria turistica e cimiteriale.. su quest’ultima meglio tacere… e il popolo chi lo rappresenta?
La liberta’ di pensiero non significa poter inventare e scrivere ciò che si vuole per il solo gusto di sparlare.
Altro che rappresentanti del popolo elettore, appartiene ad un nota famiglia di facoltosi imprenditori..
Lasciate esprimere alla gente quello che pensa della politica di Manfredonia siate onesti no raccomandati