Domenica 22 Dicembre 2024

Giornata internazionale del Rifugiato “Chiesa senza frontiere, madre di tutti” (FOTO)

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Delle parole rifugiato, profugo, clandestino, immigrato si fa troppo uso e abuso in quest’ultimi anni. L’audience sale nei talk show quando vengono proiettate le immagini dei barconi stracolmi di vite spezzate e frapposte fra due mondi in antitesi per cultura, tradizioni, lingua, religione ed interessi economici. Proprio il business del petrolio, delle armi e dei migranti spingono gli Stati a contendersi il “potere” a scapito delle inermi vite umane di donne, bambini e famiglie che scappano dai propri paesi perché perseguitati dalle guerre fratricide, da dittatori spietati che costringono le popolazioni a vivere nell’indigenza. Quest’anno la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato ha per tema: “Chiesa senza frontiere, madre di tutti”. Il messaggio di Papa Francesco invita a guardare nell’altro, il migrante, il volto sofferente di Gesù, l’evangelizzatore per eccellenza e il Vangelo in persona (Evangelii gaudium, 209), che ha sacrificato se stesso per liberarci dal peccato. Missione della Chiesa, pellegrina sulla terra e madre di tutti, è di accogliere i più poveri e gli emarginati; tra di essi rientrano certamente i migranti ed i rifugiati, i quali cercano di lasciarsi alle spalle dure condizioni di vita e pericoli di ogni sorta. Manfredonia ha celebrato questa giornata in due momenti diversi: il 19 alla Casa della Carità e il 20 al Seminario dei Padri Scalabriniani per ricordare i migranti morti nel Mediterraneo attraverso le sommesse preghiere del Pastore Riccardo Collazo della Chiesa Valdese di Foggia, del Padre Marian Micu della Chiesa Ortodossa Rumena, dell’Imam di Foggia, di Louai della Chiesa Cristiana Maronita della Siria. Dopo i versi “Migrare voce del verbo sperare” cantati dalla melodiosa voce di Domenico Tegliafilo, Don Stefano Mazzone della Chiesa Cattolica di Manfredonia insieme al Padre Arcangelo Maira della congregazione di Siponto invitano i presenti a trasferirsi, per un momento di convivialità alla “Casa dei Diritti”, inaugurata l’autunno scorso, che accoglie i migranti. Anche la “Casa della Carità” effettua assistenza ai migranti attraverso una prima accoglienza privilegiando le donne sole con bambini e le famiglie così come spiega Don Stefano durante il convegno del 19 u.s. “Il diritto d’asilo nella mia città”. L’integrazione sociale dei migranti è operata nel nostro territorio grazie alla collaborazione del terzo settore rappresentato dalla Coop “Iris” che segue, nell’ambito del progetto “Capitanata solidale”, 20 ragazzi nigeriani con un età media di 24 anni, ospitati in appositi alloggi presenti nel centro cittadino. Ci spiega la responsabile della cooperativa, la dott.ssa Margherita Granatiero, che questi ragazzi seguono, nell’arco di un periodo che va da sei mesi a poco più di un anno, dei percorsi di integrazione socio-lavorativa, di orientamento legale, di sostegno socio-psicologico, di alfabetizzazione alla lingua italiana (presso la Casa dei Diritti e la scuola media Mozzillo Iaccarino) e di assistenza nel conseguire il permesso di soggiorno e di “asilo politico”. Questi progetti rientrano nel sistema complesso dei programmi nazionali SPAR “Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati” finanziati dal Ministero degli Interni. Da circa un anno altri soggetti del privato sociale collaborano insieme alle istituzioni (Comune, ASL, Questura, Prefettura, C.A.R.A. di Borgo Mezzanone) nel rinvigorire il “lavoro sociale di rete” nell’accoglienza ai migranti: la coop. Arcobaleno, la coop. Le Radici, la coop. Le Ali e il Consorzio Aranea. Quest’ultimo rappresentato dal dott. Domenico La Marca ci illustra un po’ di dati. Dall’8 maggio 2014 al 30 aprile 2015 sono giunti, nel nostro territorio, circa 250 cittadini stranieri provenienti dalla Siria, dalla Nigeria, dall’Eritrea, dall’Iran e dal Nord Africa, di cui 161 sono adulti e 89 minori. Alcuni sono di passaggio, altri dopo qualche giorno proseguono il proprio progetto migratorio in altri paesi europei ed altri si trattengono in Italia. La Casa della Carità può ospitare al max 25 persone per poter effettuare un’ accoglienza in grado di includere nella società le famiglie con i loro figli che seguiranno i percorsi formativi presso le nostre scuole. Padre Arcangelo sostiene che far accoglienza vuol dire prendersi cura delle persone, costruendo un percorso di fiducia e di rispetto reciproco. Invece, quando si ha a che fare con grandi numeri si “raccoglie” e non si riesce a fare un’adeguata accoglienza. All’inizio del 2015 su 185 mila migranti richiedenti asilo politico solo l’8% è rimasto in Italia rispetto al 40% della Germania e 18% di Ungheria. Quindi la percentuale italiana è bassa anche se i media tendono ad ingigantire il fenomeno con la proiezione dei numerosi sbarchi lungo le coste del Sud Italia. Un rifugiato politico che ha ottenuto l’asilo politico ci racconta la sua storia. Louai Yacoub di nazionalità siriana è giunto in Italia a marzo del 2013 con la sua famiglia e grazie all’ospitalità di Don Sante e Matteo Mangano riescono a vivere dignitosamente. Il loro desiderio è di restare in Italia perché tutta la famiglia si è ben integrata nel nostro territorio e Louai già dagli anni’90 quando conseguì a Roma la laurea in Teologia desiderava di poter vivere in Italia. Quando viveva a Damasco svolgeva le attività di consigliere di icone sacre e di guida turistica in lingua italiana. Sta concludendo un corso a livello nazionale per conseguire il titolo di Mediatore e vorrebbe poter specializzarsi frequentando un master. Louai ci confida che “dal 2011 (periodo della primavera araba) ad oggi la situazione nel suo paese è degenerata con l’acuirsi della guerra civile in Siria e dei successivi conflitti con l’Iran e Iraq, così migliaia di profughi continuano a cercare asilo politico in Europa”. Egli pone degli interrogativi: “l’U.E. anziché aspettare l’arrivo dei profughi fino alle loro frontiere, dovrebbe aiutarli direttamente nelle regioni da cui provengono, perché ciò non avviene? Quali interessi politici ed economici si celano dietro la tratta dei migranti? Perché gli stati membri non cooperano tra loro nell’intraprendere nuove strade per bloccare l’avanzata terroristica dell’organizzazione ISIS degli jiadisti islamici in Occidente in nome della guerra santa?

Dietro la fuga dei perseguitati politici e di famiglie disperate si intrecciano giochi di potere che perseguono precisi interessi economici di pochi eletti in grado di muovere le pedine sullo scacchiere della fragile economia  globalizzata.

Grazia Amoruso

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News
  • Il pericolo dell’invasione dell’ISIS in Occidente è molto forte. Si tratta di un’organizzazione ben strutturata che riceve consensi e adesioni dei fratelli presenti in diverse parti del mondo. L’occidente per contrastare l’invasione di questi terroristi spietati e temuti perfino da Al Quaeda dovrebbe cooperare meglio con il mondo arabo per evitare i numerosi viaggi della speranza

    invasione musulmana 21/06/2015 23:25 Rispondi

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