Giovedì 21 Novembre 2024

La sfida di Emiliano alla Capitanata: l’ambivalenza della sua “rivoluzione istituzionale” (di S. Cavicchia)

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Seconda parte

         Questo elemento che era insito nel suo operare come Sindaco a Bari, in modo implicito e non evidente, appare netto e chiaro ora che è diventato Presidente della Regione Puglia. Come egli stesso proclama: “il Presidente è il Presidente, che ha il suo programma votato dal popolo e rafforzato dal voto popolare, da realizzare con chi ci sta. E’ tutto completamente istituzionale.” La sua visione politica, pur essendo ispirata da una filosofia ulivista, va oltre e procede verso la “rivoluzione istituzionale”, superando la rivoluzione vendoliana che era tutta ed interamente politica, e che ha, comunque, dato buona prova di sé. Ci si libera così, per sua stessa ammissione, dalle incrostazioni della vecchia e cattiva politica, non avendo più, tra l’altro, l’incubo delle maggioranze. Lo sguardo istituzionale significa liberarsi dal fattore appartenenza politica e dal peso dei partiti.

         A mio parere tale “rivoluzione istituzionale” ha una ambivalenza, una doppia faccia. Da una parte è sicuramente innovativa, perché rompe ogni schema e si muove con totale libertà e, quindi, crea dinamismo, libera energie, allentando le briglie del cavallo Puglia. Essa appare essere una visione emilianocentrica, favorita dal meccanismo elettorale, con una spruzzata del buon vino ulivista moderno e moralmente severo, mescolata con un pizzico di prezzemolo grillino (valutare volta per volta cosa è possibile votare sulla base di chi ci sta, della maggioranza che si trova, rompendo ogni schema di sinistra o di destra).

         D’altra parte, tale “rivoluzione istituzionale” ha in sé il rischio conservatore “dell’uomo solo al comando”, perché è tutta centrata su Emiliano, Sindaco di Puglia, che purtroppo è stato votato da una minoranza del popolo pugliese visto il forte astensionismo. Occorrono quindi più che mai meccanismi sociali di controllo e di contropotere politico-istituzionali. Anche perché appare piuttosto riduttiva la sua visione del ruolo e della funzione dei “corpi intermedi” nella società pugliese che in gran parte lo hanno sostenuto. Infatti secondo Emiliano “i corpi intermedi” sono in crisi ma non sono inutili, tout court come qualcuno (Renzi?) ritiene. Il corpo sociale intermedio è inutile se tende a creare argini di potere dentro la società; se invece accetta la sfida di giocare senza paracadute, ma avendo una forte connessione emotiva dentro la società, è utile. Oggi sono capaci di creare opinione, sono soggetti come i giornali, i blog, la tv, che orientano l’opinione delle persone. Svolgendo tale funzione, il potere di interdizione non esiste più, mentre in passato il Sindacato, la Confindustria, ponevano delle condizioni indicando uomini loro, e si muovevano come eserciti che creano operazioni politiche.”

LA RAPPRESENTATIVITÀ DELL’ISTITUZIONE E LA SUA CONNESSIONE CON LA SOCIETÀ CIVILE PUGLIESE.

            Qui, a mio parere, sta il nodo da sciogliere per risolvere l’ambivalenza della “rivoluzione istituzionale” di Emiliano. Pur se aperto, appare piuttosto riduttivo questo confinare i corpi intermedi nel solo ruolo di creare opinione. Essi sono qualcosa di più: una articolazione autonoma della società civile, in modo organizzato e non. Nel passato, in una società strutturata parti di essa si sono organizzate tutelando propri interessi. Nel tempo, tuttavia, gradualmente, tali organizzazioni sono diventate, purtroppo, sempre più autoreferenziali negando se stesse, la loro origine e la connessione con i gruppi sociali di cui sono espressione, perdendo quel ruolo di forte spinta alla dinamica ed alla mobilità sociale e diventando per lo più elementi di stasi sociale. E’ il caso del sindacato e della Confindustria. Ma è limitante guardare oggi solo ai corpi sociali intermedi organizzati. In una società fluida i corpi sociali intermedi sono per lo più non organizzati, liquidi. Nell’insieme essi, tuttavia, garantiscono coesione sociale e senso di comunità, specialmente quelli non organizzati che muovendosi con forme associazionistiche, di volontariato di qualsiasi natura e con aggregazioni provvisorie penetrano, come l’acqua, nei meandri più lontani, nascosti ed invisibili della società. Ad esempio queste aggregazioni sociali autonome sono le uniche che in qualche modo penetrano ed hanno collegamenti con la massa enorme di persone (circa il 50%) che oggi si astengono dal voto in Regione, dandosi la zappa sui piedi ed al funzionamento del sistema. Infatti queste persone sono per lo più espressione di persone marginali ed emarginate dal sistema socio-economico dominante; è il cosiddetto proletariato moderno che è senza alcuna rappresentanza ed organizzazione. La “rivoluzione istituzionale” di Emiliano, per non rimanere chiusa in se stessa e negare le stesse premesse su cui si fonda, non può non tener conto di questa dimensione e trovare modalità di rapporto con questi corpi intermedi non organizzati sia per ricucire lo strappo alla democrazia reale (quale rappresentatività può avere una Istituzione se il 50% non l’ha votata?) sia per muovere le acque perché è in questo ambito che ci sono energie sopite, depresse, inespresse; è questo pezzo di società civile, il più lontano dal potere, che va valorizzato se si vuole far crescere l’insieme della nostra regione. Il popolo sovrano di cui il potere istituzionale ritiene di essere espressione è costituito anche da costoro, pur non appariscenti. Saprà Emiliano riempire il “bicchiere” della Regione Puglia, oggi pieno a metà, operando per riequilibrare le disuguaglianze geo-politiche e sociali, valorizzando l’insieme delle energie che si muovono nella società civile, organizzata e non, fuori, oltre ed anche contro gli attuali partiti? Questa è la sfida che la Capitanata deve accettare e lanciare a se stessa ed alla rivoluzione istituzionale di Emiliano Presidente.

Silvio Cavicchia

Sociologo e Ricercatore Sociale del Centro Studi e Ricerche “Eutopia”

silviocavicchia@gmail.com

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  • E basta con sto Cavicchia!

    Nicola 18/06/2015 18:01 Rispondi
  • Da tempo, quando alla TV vedo Emiliano mi viene in mente De Niro:

    CHIACCHIERE E DISTINTIVO!!!!!!

    ilproletario 18/06/2015 12:54 Rispondi
  • Il fatto è che questi amministratori, non sono responsabili di quello che fanno, vedi l’abbattimento del palazzo di punta Perotti a Bari, voluto proprio dall’attuale sindaco di Puglia, e costato 49 milioni di euro allo stato italiano versato ai costruttori che alla fine hanno avuto ragione.
    Quindi, fin quando i politici non saranno responsabili delle proprie decisioni, le cose non potranno mai migliorare.
    Ora, aver affidato le sorti della nostra regione, proprio a questa persona non so proprio dove andremo a finire.

    tonino 01 51 18/06/2015 11:00 Rispondi

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