Giovedì 21 Novembre 2024

La sfida di Emiliano alla Capitanata (di S. Cavicchia)

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La vittoria di Emiliano alla Regione Puglia e la rivoluzione istituzionale che propone merita un approfondimento e dibattito pubblico a cui mi auguro partecipino tutti i protagonisti individuali e collettivi della politica, e non, nel nostro territorio, in modo libero e senza ipocrisia poiché ci sono spunti che hanno conseguenze operative su Manfredonia e sull’intera Capitanata, (non provincia, ma miniregione), da 20 anni troppo emarginata dal sistema politico regionale, prima salentocentrico con Fitto e poi baricentrica con Vendola. Ciò va fatto anche alla luce del grande apporto che nel complesso la Capitanata ha dato alla vittoria di Emiliano, che si è così fortemente legato da tempo al nostro territori, tanto da considerarsi un Presidente in parte foggiano. Le parole non bastano; occorrono analisi e proposte dell’intera Capitanata, oltre lo schema destra/sinistra, cogliendo la logica di Emiliano per metterlo alla prova. E poiché Emiliano non dice nulla sulle cose da cominciare a fare in Provincia di Foggia, bisogna accettare la sua sfida e muoversi in modo istituzionale. In tal senso occorre andare oltre le Sagre; l’Amministrazione Provinciale deve muoversi come Istituzione, in cui ormai il peso della politica è marginale e quasi sparito, e deve promuovere una “Conferenza provinciale sullo sviluppo della Capitanata”, a partire dalle analisi e proposte elaborate dal “Progetto 2020”, coinvolgendo tutti in modo che siano i territori stessi che propongono e spingono per il proprio sviluppo, muovendosi dal basso e non dall’alto.

Sono, quindi, i territori che devono far venire fuori energie, proposte, iniziative per spingere il carro dello sviluppo autopropulsivo. Occorre superare la fase di torpore dovuto anche al peso della commistione tra politica ed affari che blocca ogni intraprendenza imprenditoriale, autonoma e veramente privata, liberandosi dalla logica dei politici locali che fanno la voce grossa e minacciano, al fine di occupare posizioni di potere istituzionale da spendere per perpetuare se stessi e la cappa del familismo-clientelismo. Non c’è logica localistica che tenga; per assurdo ma non troppo, non è un consigliere in più o un assessorato che determina e contribuisce allo sviluppo della Capitanata ma è soprattutto l’attivazione delle energie e forze innovative e dinamiche presenti in tutti i nostri territori, che può riuscire ad incidere positivamente sull’Istituzione Regione e su i processi socio-economici.

LA MATASSA INGARBUGLIATA DELLA VISIONE POLITICA DI EMILIANO

Dipanare la matassa ingarbugliata della visione politica di Emiliano e del suo operare è piuttosto difficile, perché tutto è solo nella sua testa. Non ci sono elementi utili della sua storia politica da cui ricavare previsioni sul suo operare, se non la gestione decennale dell’A.C. Di Bari, conquistata però in un contesto politico e socio-culturale che oggi non c’è più, quella primavera vendoliana e quella mobilitazione dell’associazionismo e dell’impegno forte della cultura a Bari, che nell’insieme 10 anni fa diedero un segnale nuovo, di rottura con gli schemi precedenti, un segnale prevalentemente di sinistra, in cui Emiliano si inserì e da cui trasse forza personale.

Emiliano non ha mai fatto politica con i partiti e nei partiti e neanche nei movimenti civici, né all’opposizione, né in maggioranza. Oggettivamente e soggettivamente è perciò alieno e lontano da questi partiti; anzi probabilmente ha una idiosincrasia e li vede costrittivi, non promotori di dinamismo, ma bloccanti, chiusi in sé e stretti in logiche di potere.

Egli era ed è un magistrato: un uomo, quindi, che ha svolto sempre il ruolo ed una funzione istituzionale, investito dalla Costituzione di un potere “super partes” da esercitare in nome del popolo italiano.

Non è un politico che è diventato Presidente della Regione Puglia, perché espressione di un “sistema di potere vecchio stile come in Umbria e Toscana”; è passato direttamente dal ruolo di magistrato, prima a quello di Sindaco di Bari ed oggi di Presidente in modo quasi naturale e fisiologico, favorito da un meccanismo elettorale che concentra nella figura del Sindaco/Presidente tutto il potere possibile. Tutto ciò è molto coerente con il potere, il ruolo, l’esperienza esercitata come magistrato. In tal senso Emiliano non è tanto e solo un politico che, sorretto da una maggioranza politica, conquista l’A.C. Di Bari e la Regione Puglia: egli è espressione ed incarnazione del potere statuale, è l’Istituzione stessa, senza mediazione, tout court. Il suo è uno sguardo istituzionale, non semplicemente politico e quindi momentaneo e provvisorio. Il suo potere va, quindi, oltre la normale dinamica politica, ma è come se derivasse direttamente dalla Costituzione, come per il ruolo svolto da magistrato.

Nella seconda parte sarà analizzata l’ambivalenza della rivoluzione istituzionale di Emiliano, che può essere sciolta positivamente se si riesce a dare la dovuta attenzione e ruolo alla rappresentatività, dato che se vota solo il 50% dell’elettorato l’istituzione stessa è inficiata nella sua capacità di rappresentare tutti, ed in particolare i gruppi sociali più deboli che sono quelli che per la maggio parte non votano.

Silvio Cavicchia

Sociologo e Ricercatore Sociale del Centro Studi e Ricerche “Eutopia”

silviocavicchia@gmail.com

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  • Mi auguro che si pensi alle singole città e non alla Capitanata in generale…Che cosa intendete per Capitanata??? Esiste una regione e i relativi centri, città e paesi, e secondo equità e correttezza si deve pensare al bene di ogni territorio e di ogni città . NON PARLATE DI CAPITANATA , NOI NON VOGLIAMO CHE SI PENSI ALLA NOSTRA CITTA’ CHE, PARE PROPRIO IN QUELLA CHE CHIAMATE “CAPITANATA”, SI E’ VISTA SMANTELLARE UN OSPEDALE IN FAVORE DI QUELLI DI SAN SEVERO E CERIGNOLA ( CHE POI DISTANO DA NOI QUANTO BARLETTA, TANTO PER…) SI PENSASSE AL GARGANO CHE E’ BISOGNOSO DI ATTENZIONI!!!

    Cittadino 16/06/2015 13:36 Rispondi

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