La Conferenza delle Donne Democratiche non è una combriccola di “fanatiche del genere”. La Conferenza delle Donne è un organo di partito che si rivolge alle donne, funge da ponte verso coloro che nei partiti stentano a riconoscersi, ma vive e si muove all’interno del Partito Democratico.
Le Democratiche fanno politica nei loro territori, seguendo ognuna il proprio percorso, ed in più nella Conferenza coltivano le politiche di genere, finalizzate alla democrazia paritaria. Obiettivo, questo, come abbiamo già avuto modo di spiegare, che nulla ha a che vedere con scelte individuali o di facciata, come quella delle “capolista tutte donne”. Una scelta che alle europee del 2014 ha dato buoni frutti solo perché allora era ammessa una tripla preferenza, ma che alle regionali 2015 è stata del tutto inefficace.
L’inefficacia di questa misura nella provincia di Foggia sta nella mancata costruzione di candidature nei singoli territori: risulta evidente la difficoltà dei circoli nel farsi rappresentare da figure femminili, rare sono le eccezioni.
Vi è anche da dire che questa ritrosia dei gruppi dirigenti è stata compresa dalle donne di partito, che, adottando una scelta politica e non individuale, per una volta hanno deciso di tutelarsi, evitando di spendersi come semplici riempilista. In Capitanata sono state due donne della “società civile” ad accettare la sfida: a loro va la nostra riconoscenza.
La capolistatura – è arrivato il momento di dichiararlo, dopo il lungo periodo di silenzio che abbiamo osservato per tutelare partito e candidati tutti – non è stata da noi proposta e neanche condivisa. E’ stata decisa dal candidato presidente Michele Emiliano sulla base di una disponibilità manifestata nell’ambito della Conferenza delle donne di Capitanata, in seguito alla richiesta di collaborazione pervenuta dalla segreteria regionale, all’ultimo momento, a tutte le Conferenze provinciali.
Da parte nostra, col senno di poi, raccogliere delle disponibilità a meno di due mesi dalle elezioni forse è stato sbagliato (pur giustificandosi con la forte pressione di quel momento): a differenza delle tre donne che hanno scelto di candidarsi, molti candidati uomini da molto tempo erano già in campagna elettorale. Gli equilibri politici, insomma, in tanti Comuni, di fatto si stavano già definendo. L’approvazione della legge elettorale regionale in limine litis ha giocato anche questo ruolo niente affatto secondario.
Da tali considerazioni riemerge l’importanza di una riforma della legge elettorale regionale nel senso della doppia preferenza di genere, strumento che – dati alla mano – consente statisticamente un aumento del 30% della presenza delle donne nelle assemblee elettive.
Il presidente Emiliano aveva garantito il suo impegno in tale direzione. A lui ed ai consiglieri regionali che stanno per insediarsi chiediamo quindi che il primo atto del Consiglio sia proprio la modifica della legge elettorale: un gesto che le donne pugliesi apprezzerebbero in quanto non solo simbolico.