Terza Parte
E’ in atto quindi un processo culturale che tende a rompere il rapporto di Riccardi con l’opinione popolare manfredoniana. La sua passata immagine di uomo del fare è fortemente logorata. In tal senso sono due gli elementi culturali che pesano fortemente e di cui la città sembra essere sempre più consapevole. Il primo è dato dall’essere sostenuto (espressione?) dai cosiddetti “imprenditori edili” (chiamati più esplicitamente dai manfredoniani “palazzinari”). Il suo è un “fare” soprattutto a favore di questi soggetti che hanno così fortemente deturpato e degradato la vivibilità e la bellezza della nostra città. Non è casuale che fino all’ultimo abbia tentato in Consiglio Comunale di fare approvare il cambio di destinazione d’uso dell’Hotel Gargano, così come non è casuale l’indicazione di spostare le volumetrie previste per i comparti non ancora attuati in altre aree più centrali e, quindi potenzialmente più remunerative per gli speculatori edilizi. Non è casuale la presenza nelle liste riccardiane di candidati, direttamente ed indirettamente espressione di questo mondo, né sono da ritenere casuali le enormi risorse economiche che sta utilizzando per le campagne elettorali, primarie ed amministrative, senza spiegare da dove vengono questi soldi e rinnegando così le sue dichiarazioni pubbliche ed atti di trasparenza, evidenziate con la pubblicazione della sua dichiarazione dei redditi. Il secondo è dato dalle sue vicende penali giudiziarie. Molti si chiedono: “perché sono state rinviate per ben due volte le udienze processuali?” I capi di imputazione definiti dalla Procura, come è stato sottolineato più volte dalla stampa locale, provinciale, regionale (Puglia e Abruzzo dove ne hanno parlato giornali e tv) e nazionale e da esponenti di primo piano del suo stesso partito, il PD, in particolare Gaetano Prencipe, sono molto gravi: peculato, falso ideologico e corruzione. Tanto che comportano in caso di condanna (rinvio a giudizio?) l’automatica applicazione della Legge Severino, e quindi la sua sospensione da ogni carica pubblica. In qualche modo, tra l’altro è stato sfortunato: le intercettazioni che hanno portato alla sua incriminazione riguardavano il professor Panzone (e non lui) già indagato per altre vicende e, quindi, Riccardi è incappato involontariamente in una vicenda giudiziaria più grande ed oltre la sua persona.
IL RINVIO DELLE UDIENZE GIUDIZIARIE È UN GRAVE ERRORE POLITICO E SOCIO-ANTROPOLOGICO OLTRE CHE UN DANNO OGGETTIVO PER LA CITTÀ.
E’ da ritenere un grave errore politico e culturale, di immagine, questo continuo rinviare perché: 1) viene a infrangersi l’immagine di un politico che affronta di petto le difficoltà e si insinua nella cittadinanza il dubbio sulla sua innocenza ed estraneità ai fatti come da Riccardi affermato sin dall’inizio della vicenda giudiziaria; del resto come per tutti e come da garanzie costituzionali, la presunzione di innocenza esisterà fino a quando non ci sarà una sentenza della Corte di Cassazione. 2) Crea incertezza sul suo futuro politico amministrativo e sulla eventuale durata della prossima Amministrazione Comunale. Il che è in contraddizione con l’idea di governabilità insita nell’attuale sistema elettorale, idea che nella sua praticabilità diventa, quindi, inutile, falsa e controproducente. Ciò ha una ricaduta fortemente negativa sulla mentalità manfredoniana e sulla necessità per Manfredonia, di avere una prospettiva solida e stabile per affrontare tutte le piccole e grandi difficoltà esistenti e costruire un futuro e sviluppo. E’ da sottolineare, in tal senso, che in questa fase di grave crisi economica, di disagio esistenziale, di insostenibile peso fiscale sulle categorie produttive e sulla cittadinanza in generale, l’Amministrazione Comunale è la fonte, la risorsa pubblica principale per dare solidità e fiducia, visto anche il ruolo che ha localmente nel sostenere l’economia. 3) E’ una vicenda che non può essere nascosta e/o sottaciuta, perché Riccardi è un uomo pubblico e, quindi, la vicenda è pubblica. Tra l’altro, chi conosce i meccanismi della comunicazione sociale sa che della vicenda se ne parla continuamente e quotidianamente in tutti i luoghi e le occasioni di incontro e di chiacchiericcio con il rischio fondato di una deformazione nella conoscenza ed espressione del problema. Come nel gioco del passaparola nell’orecchio di ciascun componente di un gruppo sociale, la parola parte in un modo ed arriva alla fine fortemente distorta; si struttura e si consolida così un diffuso giudizio negativo nell’opinione popolare, anche se distorto e non esplicitato, indipendentemente dalla reale situazione giudiziaria.
I MECCANISMI E LE REGOLE DEI PROCEDIMENTI GIUDIZIARI SONO MOLTO DIVERSI DA QUELLI DELLA COMUNICAZIONE SOCIALE.
Può essere una strategia giuridicamente corretta il rinvio delle udienze giudiziarie, ma è sicuramente politicamente, sociologicamente, antropologicamente e nella psicologia sociale errata, poiché la comunicazione sociale non può essere fermata, bloccata, rinviata; la libertà di parola e di pensiero resiste ad ogni censura, anche a quella più feroce di un passato terribile. Anche se venissero bloccati ed eliminati tutti i giornali e tutti i mezzi di comunicazione, formale ed esplicita, le persone continuano e continuerebbero a comunicare, a parlarsi, a scambiarsi opinioni, a strutturare e formarsi giudizi. I quali, anche se informali, pesano sulla propria coscienza, sulle proprie scelte ed azioni, politiche e non, e, quindi, influenzano la vita della comunità manfredoniana. Non c’è scampo in questo processo di dinamica comunicativa e culturale, nel bene e nel male. Ed è quello che sta succedendo nel caso del processo a carico di Riccardi, perciò per il bene della città occorre che tale questione venga affrontata quanto prima, esplicitamente, di petto, senza rinvii continui. Oppure la questione va eliminata alla radice, facendola diventare questione privata e non pubblica-cittadina: a riguardo Riccardi, (il suo cerchio ristretto e come l’opinione popolare suggerisce) conosce molto bene la strada da intraprendere. Spetta a lui, solo a lui, fare la scelta adeguata. Per il bene di Manfredonia.
Silvio Cavicchia
Sociologo e Ricercatore Sociale del Centro Studi e Ricerche “Eutopia” ed esponenente di ‘Manfredonia Nuova’
silviocavicchia@gmail.com
Complimenti .Finalmente qualcuno come il sociologo Cavicchia abbandona l’ omertà’ dei manfredoniani che hanno paura di Riccardi in tutto e per tutto e dice la verità’.Se così fosse il mio voto caro Dr cavicchia e’ per il Sindaco Italo Magno.Anche se mi chiedo perché’ non entra dopo le votazioni nel PD , insieme ai suoi simpatizzanti del suo movimento.Italo come il papà’ e’ sempre stato di sinistra.Solo in questo modo noi di sinistra potremo avere una vera alternativa di uomini professionali , sinceri e trasparenti come Il Prof. Italo Magno.