Domenica 22 Dicembre 2024

La corsa a Palazzo San Domenico

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Il 31 maggio Manfredonia è chiamata a scegliere il sindaco e il Consiglio Comunale per la XX^ ‘legislatura’ del dopoguerra, con due grandi sostanziali novità rispetto alla consultazione elettorale del 2010: la composizione dell’assise comunale, che scende da 30 a 24 unità con gli assessori che scenderanno da 8 a 6, e la possibilità per gli elettori di esprimere due preferenze sulla loro scheda elettorale, la cosiddetta “doppia preferenza di genere”. Per la prima volta da 20 anni (1995, esordio dell’elezione diretta del sindaco, in 6 in corsa per Palazzo San Domenico), il numero dei candidati sindaco supererà le quattro unità, e a contendersi la fascia tricolore saranno in 5: il sindaco uscente Angelo Riccardi, Cristiano Romani, Giovanni Caratù, Gianni Fiore e Italo Magno. Riccardi tenta il bis dopo la vittoria bulgara del 2010 quando la coalizione di centrosinistra ‘Manfredonia Viva’ si impose con il 77% dei voti, lasciando al 20,75% il centrodestra guidato da Stefano Pecorella, per una composizione del Consiglio che recitava un eloquente 24 a 6. Un quinquennio di amministrazione, che di là dalle valutazioni politiche, con il solito rimescolamento di casacche e l’avvicendamento di assessori, ha goduto della solidità dei numeri in Aula. A cinque anni di distanza lo scenario politico del centrosinistra è quello uscito dalle primarie del 21 dicembre, il vero spartiacque di questo lustro: 12.348 cittadini al voto, un numero monstre, e la vittoria di Riccardi con il 58,25% contro il 41,75% dell’altro candidato Gaetano Prencipe. Lo scenario attuale è figlio di quel momento storico e da lì il Partito democratico e Riccardi cominciarono il lavoro di ricongiungimento per ricompattare partito e coalizione, dopo che per la prima volta il granitico fronte del Pd e del centrosinistra sembrò davvero essere vicino ad una frantumazione importante. La coalizione di centrosinistra, ‘Manfredonia 2020’ e le sue otto liste, (Partito Democratico, Udc, Movimento E.S.T., Cristiani Uniti, Sinistra Unita per il Lavoro, Iniziativa Democratica per Manfredonia, Noi e Voi per Manfredonia e Il Bello Viene Ora, la civica ‘ufficiale’ di Riccardi) è larga e composita e vede al suo interno anche ex consiglieri di opposizione confluiti nelle varie sigle presenti a sostegno di un Riccardi bis. Dall’universo degli intellettuali arriva il volto noto del professor Italo Magno, che dopo l’appoggio attivo a Gaetano Prencipe nelle primarie di dicembre, ha deciso di scendere in campo personalmente nell’agone cittadino, presentandosi a capo della civica ‘Manfredonia Nuova’, frutto dell’unione di varie associazioni presenti sul territorio. A Magno toccherà il compito di intercettare i delusi del centrosinistra. Terminata l’esperienza infelice dell’opposizione ‘istituzionale’ 2010-2015, frantumatasi in Consiglio e fuori, il centrodestra sipontino tenta un sussulto di orgoglio con l’avv. Cristiano Romani, dirigente forzista locale. A Romani e alle sue liste d’appoggio, il compito di cercare di riportare il centrodestra almeno a un ballottaggio che a Manfredonia manca dal 2000. La civica ‘Manfredonia al Centro con Romani Sindaco’, Forza Italia, Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, ‘Oltre con Fitto’ e ‘Noi con Salvini’ le sigle a sostegno del 45enne Romani. Dall’opposizione extraconsiliare arriva la candidatura di Giovanni Caratù, che tenterà la scalata a Palazzo San Domenico con il suo movimento ‘Manfredonia che Funziona’, formazione civica nata dalle passate esperienze centriste di Caratù e che vede confluire al suo interno diverse anime, tra giovani alla prima avventura e vecchie conoscenze della politica cittadina. A chiudere il quadro la novità più imprevedibile e interessante di questa tornata elettorale: la prima volta assoluta del MoVimento 5 Stelle alle comunali sipontine. Il meetup presente da qualche anno sul territorio ha avuto il consenso del blog di Grillo per l’utilizzo del simbolo e gli attivisti pentastellati hanno optato per Gianni Fiore come candidato primo cittadino. Tutti i componenti della lista sono alla prima assoluta e non hanno esperienze di politica attiva in altre formazioni locali. Il sesto ed ultimo contendente, quello che potrebbe davvero sparigliare le carte e travestirsi da inatteso protagonista, è il Sig. “astensionismo”, volto storicamente poco noto sul golfo.

Graziano Sciannandrone

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