Giovedì 21 Novembre 2024

'Manfredonia che Funziona': "La città non si abitui alla rassegnazione e all'immobilità"

0 0

Le elezioni sono ormai alle porte e la nostra città è invasa su più fronti da manifesti elettorali. Un alternarsi di volti più o meno rassicuranti che -forse in modo meno efficace di quanto ci si aspetti- ricercano fiducia nei cittadini. In questi mesi frenetici non è stato difficile sondare il pensiero comune e, nonostante sia chiaramente percepibile il malcontento – e il cambiamento aleggi nell’aria- c’è ancora un’immobilità di fondo e una mentalità comune che spaventa. Abbiamo già ricordato a tutti – in diverse occasioni – quanto sia difficile vivere in una società che permette di progredire solo a chi possiede conoscenze, o in cui i diritti diventano, inspiegabilmente, favori riservati a pochi. Ma quello che davvero spaventa è quanto sia comune per un cittadino abituarsi a questo sistema e, nello scegliere tra la fatica del cambiamento e un lento adeguarsi a queste ingiuste regole, preferisce mettere in atto un adattamento progressivo fino a diventare parte integrante del malfunzionamento.

Poco tempo fa -su tutti i social- era visibile un messaggio in cui veniva proposto un posto come scrutatore in cambio di voti (riguardante le regionali). Al di là di qualsiasi schieramento politico al quale appartenesse, le opinioni dei manfredoniani a tal proposito son state più amare di ciò che potessimo aspettarci. Sentire persone lamentarsi della pancia vuota, dire “preferisco prendermi 50 euro e votare chi mi chiedono, tanto tutti sono uguali e non cambia niente”, credo possa ufficialmente rappresentare la morte della democrazia e la fine della dignità. Che la politica goda di una pessima reputazione, attualmente, e che siamo ben lontani da quei modelli esemplari che hanno guidato i nostri padri, è amaramente vero. Ma che, persino a livello locale, dove la distanza tra popolo e politica si accorcia, e, dove l’operato delle precedenti amministrazioni è sotto gli occhi di tutti, si scelga la via della rassegnazione è agghiacciante.

Un cittadino che – sull’onda della disperazione- decide di affidarsi alle promesse di un politico, o aspirante tale, per ottenere un lavoro, ha rinunciato ufficialmente ai suoi diritti e alla sua libertà. Perchè ogni cosa ha un prezzo. Si crea un sistema di servilismo, in cui voti o favori di qualsiasi tipo diventano un modo per estinguere un debito. In quel momento non si è più una persona, ma una pedina nelle mani di chi dovrebbe tutelare i cittadini e invece fa passare i diritti per favori.

La gente non dovrebbe scendere a compromessi per lavorare, non dovrebbe perdere la dignità per poter mangiare. Il lavoro, quello che c’è (dato che spesso son promesse vane), deve essere dato in base ai meriti e alle proprie capacità e non in cambio della propria libertà. La crisi che stiamo vivendo, spesso, ci porta a fare scelte politiche sbagliate che però, inevitabilmente, paghiamo. Perchè quando ci vengono imposte tasse assurde o la città non progredisce, l’unica persona che possiamo incolpare, a quel punto, siamo noi. Noi che ci adattiamo e non cambiamo le cose, quando invece dovremmo fare la differenza.

Pur comprendendo la difficoltà di dare fiducia, oggi, a qualsiasi sistema politico si faccia portavoce del cambiamento, non si può giustificare in alcun modo questa immobilità. Non esistono metodi privi di errori per decidere chi votare, perchè la fiducia, anche in campo politico, è sempre un atto di coraggio. Ma ci sono i fatti, l’operato di chi negli anni propone sempre le stesse cose che poi disattende. Ci sono quelli che fingono di ricercare il cambiamento, e il giorno dopo tornano all’ovile. Per non parlare di quelli che cambiano schieramento politico con la stessa facilità con cui si getta via un indumento fuori moda. L’ideologia di partito è ormai morta, e, con essa la democrazia. Il problema di Manfredonia non è la mancanza di lavoro o di stimoli -problematiche comuni in questo clima di crisi- è l’abitudine, la rassegnazione dei suoi cittadini. Oggi è l’anniversario della morte di Peppino Impastato, un grande esempio di coraggio. Lui parlava dell’importanza di “educare alla bellezza”, affinché negli uomini non possano più insinuarsi rassegnazione e abitudine, ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore. Spero che i cittadini di Manfredonia riescano a ritrovare questa bellezza, che sappiano compiere, alle prossime amministrative, un atto di fiducia e coraggio.

Responsabile della comunicazione per Manfredonia che Funziona – Flavia Palumbo

 

Articolo presente in:
News
  • Manco le suore parlano così. Oggi vanno a Sanremo.

    enzo 09/05/2015 22:48 Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

 
 
 
WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com