Domenica 22 Dicembre 2024

La disabilità è un ostacolo, per chi?

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Nella nostra società le relazioni sono allacciate nella realtà virtuale, le amicizie sono costruite in rete, nei social network ed è ormai consuetudine chattare su watsapp. I new media elettronici hanno migliorato la qualità della vita, del lavoro, dello studio, incrementando la rete amicale e affettiva. Durante la presentazione del convegno del 28 aprile scorso “C’è così tanto da vedere nella Diversità. La realtà attraverso gli occhi di un disabile”, promosso dall’Istituto comprensivo Don Milani uno+Maiorano , nell’ambito del Piano Annuale per l’Inclusione, una ex alunna, Caterina Bottalico ha affermato quanto la tecnologia, in quest’ultimi anni, abbia progredito alleviando le difficoltà motorie. Nel corso della terza rivoluzione industriale, la “domotica”, con la combinazione di diverse tecnologie, trasforma l’habitat rendendolo funzionale alle esigenze di chi l’abita. Infatti permette la gestione coordinata, integrata e computerizzata degli impianti tecnologici (luce, gas, climatizzazione, acqua ed energia), delle reti informatiche e di quelle di comunicazione, realizzando case intelligenti adattate alle esigenze dei diversamente abili. Caterina sottolinea però che “Queste strutture che sembrano futuristiche sono presenti solo in alcune realtà italiane, in particolare nell’Emilia Romagna. Il resto della nazione deve ancora allinearsi agli standard europei nel campo, per esempio, delle attrezzature di sostegno scolastico. Alcune scuole italiane sono prive di ausili; i docenti di sostegno non sono abbastanza supportati tant’è che gli ultimi governi italiani hanno notevolmente ridotto le ore di sostegno nelle scuole”. Un paese che vuol definirsi all’avanguardia non può con i diktat tagliare la formazione e i sostegni a chi soffre un disagio! Si percorre, così, una strada verso l’inevitabile regresso socio-economico. Caterina, grazie alla sua determinazione e tenacia, non si è fermata di fronte a nessuna difficoltà. E’ riuscita a superare le barriere dell’ignoranza e dello stigma sociale, affrontando diversi ostacoli per raggiungere l’ambito traguardo della laurea in Giurisprudenza, conseguita a Bari dove vive con la sua famiglia ed attualmente è iscritta alla facoltà di Psicologia dell’Università di Chieti. Attraverso gli “occhi” della venticinquenne, manfredoniana di origine, ed ascoltando le sue parole cariche di energia ed entusiasmo per la vita, la disabilità neuromotoria scompare lasciando il posto all’immagine di una bella ragazza, desiderosa di realizzare i propri progetti di vita. La scienza e la tecnologia hanno fatto grandi passi da gigante, sostenendo chi soffre vari tipi di “disagio” nell’affrontare con successo le tante barriere. Purtroppo per quelle culturali occorre un cambiamento delle “forme mentis”attraverso un’adeguata e costante formazione che investa tutta la comunità attraverso le agenzie educative. La testimonianza di Caterina rappresenta un valido esempio di come la “disabilità” possa scomparire se la si guarda con gli occhi del cuore e della mente aperta ai valori del multiculturalismo, della solidarietà e dell’inclusione sociale di quanti possano apparire “diversi”, ma da chi?

Grazia Amoruso

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