“Assieme a voi, desidero considerare il disagio e i drammi che sperimentano adulti e giovani di Foggia in cerca di occupazione con le loro famiglie, perché la disoccupazione rappresenta una mancata attuazione del diritto alla partecipazione sociale ed è, nello stesso tempo, sintomo di inefficienza del sistema. Quanti cercano un lavoro e non lo trovano subiscono una intollerabile perdita di identità personale e sociale. La mancanza di lavoro uccide, poiché è un’economia dell’esclusione e della inequità”.
A parlare così è mons. Vincenzo Pelvi, Arcivescovo della Chiesa di Foggia-Bovino, intervenuto alla Veglia di preghiera per il lavoro che si è svolta ieri, 5 maggio, presso la parrocchia di San Francesco Saverio a Foggia. L’iniziativa, organizzata dall’Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro, ha visto la partecipazione di Cisl, Caritas, CDAL, Csi, Acli, Confcooperative e Forum delle Famiglie.
“Quote rilevanti di giovani e meno giovani – ha aggiunto mons. Pelvi – non hanno mai provato né il sapore né il sudore di un lavoro regolare, stabile e garantito. Si è, così, costretti a iniziare una vita senza speranze e prospettive nella vana ricerca di un lavoro, non di rado esposti alla tentazione di disorientamento morale, o, peggio, di aggregazione alla delinquenza organizzata, che promette immediati e forti guadagni”.
Secondo il Presule dietro le infinite storie di esclusione sociale del nostro territorio si nascondono spesso problemi legati al lavoro; disoccupazione, lavoro nero e irregolare, lavoro minorile, sfruttamento delle donne e degli uomini sono quasi sempre l’altra faccia dei problemi di povertà materiale, di evasione scolastica, di droga, di criminalità minorile: “Perciò – ha continuato – in nome della dignità umana che si esprime nel diritto-dovere del lavoro, occorre interrogarsi vivamente della mancanza prolungata di occupazione, che incide sulla vita personale, familiare e sociale. Il lavoro umano è una chiave, e, probabilmente, la chiave essenziale di tutta la questione sociale, se cerchiamo di vederla veramente dal punto di vista del bene dell’uomo. In realtà, si rendono necessari sinergia, cooperazione, disponibilità nuova da parte di tutti i soggetti: Istituzioni locali, Organizzazioni imprenditoriali e sindacali, Associazioni sociali, che hanno responsabilità per un problema così decisivo e vitale, superando sterili polemiche o rivendicazioni strumentali di competenze. Urge, allora, una mobilitazione anche ecclesiale sul tema del lavoro, non per accendere facili speranze, ma, piuttosto, per risvegliare il senso della dignità umana nella ricerca attiva e creativa del lavoro, nella solidarietà e legalità, per stimolare l’utilizzo sia delle risorse territoriali in un’ottica non localistica, che degli strumenti legislativi esistenti. La cultura del posto fisso deve cedere il posto a una mentalità nuova: il giovane che si affaccia oggi al mercato del lavoro deve aggiornarsi di continuo, essere pronto a riconvertire la propria formazione, saper tenere le proprie competenze al passo con l’evoluzione dei saperi e della tecnologia, a livello nazionale ed europeo. Qui l’impegno fondamentale della scuola che è buona se apre e inserisce nel mondo lavorativo. Naturalmente ogni sforzo di buona volontà dei singoli e ogni manifestazione di responsabilità da parte delle imprese saranno destinati a produrre pochi frutti se non muteranno le condizioni generali in cui costruire nella nostra terra lo sviluppo che definirei incompiuto e frammentato. Purtroppo la disoccupazione, specie giovanile, continua a toccare livelli intollerabili; segna il passo la realizzazione delle infrastrutture e collegamenti telematici necessarie per espandere l’attività delle imprese; e, cosa forse peggiore di tutte, continua a gravare l’oppressione della presenza malavitosa, comune o organizzata, che di fatto scoraggia gli intenti di chi vorrebbe investire per creare sviluppo e lavoro. Si impongono, perciò, impegni mirati e convergenti per promuovere l’occupazione nella nostra Città, senza accontentarsi di alcuni interventi-tampone per fronteggiare la disoccupazione mentre mancano del tutto concrete e organiche politiche di sviluppo per il lavoro. Il tempo, ce ne rendiamo conto ogni giorno di più, sta inesorabilmente scadendo dopo decenni di infinite promesse. Con profonda amarezza dobbiamo constatare che al di là di sterili manifestazioni di impegno solo verbale continua a rimanere sullo sfondo del dibattito politico e degli impegni istituzionali, senza ottenere quel rango di priorità che sarebbe stato lecito attendersi. Raccogliete questo messaggio di responsabilizzazione personale e collettiva e di speranza possibile – ha concluso mons. Pelvi, rivolgendosi alle organizzazioni presenti – perché Foggia, il Sud possano rifiorire tramite una molteplicità di lavori compartiti tra tutti, nella cooperazione e solidarietà. Sono convinto che per ogni credente la preghiera per il lavoro, colpito da gravi incertezze e da pesanti interventi di ulteriore ristrutturazione non sia una facile evasione, bensì una chiara confessione di fede in Dio e nel suo amore provvidente per l’uomo. Come Vescovo avverto tutta la mia responsabilità pastorale di condividere e dare voce alle istanze umane e morali presenti nella realtà complessa del lavoro. Nello stesso tempo prego per le migliaia di famiglie che avvertono sulle proprie spalle il peso sempre più opprimente dell’assenza o della precarietà del lavoro, che impedisce una piena realizzazione umana e sociale e rallenta la costruzione di un progetto di vita. La Chiesa vi è vicina, condivide la vostra sofferenza e non cesserà di farsi portavoce del vostro disagio, ricordando che anche nel volto di chi cerca inutilmente lavoro, come in quello di tutti i bisognosi, si rispecchiano i lineamenti del Cristo che soffre, ‘consoffre’, nei tanti disoccupati, condannato dalle ingiustizie terrene e dalla cecità di chi preferisce volgere lo sguardo altrove”.
Foggia, 6 maggio 2015 L’Ufficio delle Comunicazioni Sociali