Domenica 22 Dicembre 2024

Flash mob del 5 maggio in Piazza del Popolo contro la riforma “La Buona Scuola”

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Il mondo della scuola, in poco più di dieci anni, è stato oggetto di diverse riforme operate dai governi che si sono succeduti. Nel 2003 entrò in vigore la legge n. 53, cosiddetta riforma Moratti che apportò alcune modifiche sostanziali all’ordinamento scolastico italiano. Ne seguì un’altra, che prese il nome dall’allora ministro all’istruzione Gelmini, nel 2008 con il decreto-legge n. 137convertito con la L. n. 169, contenente le disposizioni urgenti in materia di istruzione e universitaria. Nel 2015 con il Governo Renzi viene proposto il disegno di legge “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti” definito “La Buona Scuola”. E’ stato presentato lo scorso 27 marzo in Parlamento, dopo una consultazione pubblica che è durata diversi mesi e ha coinvolto quasi due milioni di persone, secondo i dati del governo. Attualmente il DDL è in esame presso la Settima commissione della Camera (Cultura, Scienza e Istruzione), è diviso in 8 capi ed è composto da 24 articoli.

Contro quest’ultima riforma si è costituita una grande mobilitazione nazionale il 5 maggio ’15 promossa dalle principali sigle sindacali CGIL, CISL, UIL e Gilda a cui ha aderito una massiccia rappresentanza del mondo della scuola di Manfredonia che si è data appuntamento alle ore 12.00 in Piazza del Popolo per un flash mob. Gli insegnanti denunciano la netta contrarietà alla riforma riguardo alcuni punti essenziali: – la stabilizzazione dei 148 mila precari non sarà attuata intermante ma ne coinvolgerà meno di quanto annunciato; – il troppo potere dato ai dirigenti scolastici; – gli sgravi per chi decide di iscrivere i figli alle scuole private paritarie.

Uno dei principi fondamentali della riforma “La Buona Scuola” è il rafforzamento dell’autonomia scolastica, cioè una maggiore libertà nella gestione degli edifici, della didattica, dei progetti formativi, dei fondi a disposizione di ogni singola scuola, della formazione degli organici, della mobilità del personale e delle assunzioni.

L’organico sarà gestito interamente dal dirigente scolastico, cioè il preside (equivalente al manager dell’impresa privata), che potrà proporre le cattedre e i posti utilizzando gli albi territoriali costituiti dagli Uffici Scolastici Regionali in base a una sua “valutazione”. I docenti contestano soprattutto il “troppo” potere dato al preside che potrà discrezionalmente effettuare “la chiamata diretta degli insegnanti, (non ci saranno più graduatorie),iscritti negli albi a cui si accede per concorso pubblico”. Sarà il dirigente a proporre un incarico ai docenti scelti dall’albo. Gli incarichi avranno durata triennale, sulla base del progetto educativo della scuola, e saranno rinnovabili da parte del dirigente. Gli scatti di anzianità (cioè gli aumenti di stipendio) non saranno più legati solo all’anzianità ma anche ai crediti formativi e didattici che gli insegnanti accumuleranno nel tempo: si inizierà quindi a introdurre una diversificazione delle retribuzioni del personale docente basata su una valutazione del “merito” piuttosto che sull’anzianità di servizio. I curricula dei professori saranno online.

La riforma prevede anche l’alternanza scuola-lavoro. Prima gli stage erano previsti esclusivamente per gli studenti degli istituti tecnici e professionali, con la riforma dovranno farne parte tutti coloro che frequentano il triennio delle superiori (compresi i licei): 400 ore per gli studenti degli istituti tecnici e professionali, 200 per gli studenti dei licei. Gli stage si potranno fare sia in aziende private che in enti pubblici.

Oltre ai finanziamenti statali le scuole potranno ricevere il 5 per mille, potranno usufruire del credito di imposta e lo “school bonus”, un bonus fiscale per le eventuali donazioni in denaro ricevute da privati. Le spese sostenute dalle famiglie i cui figli frequentano una scuola paritaria dell’infanzia o del primo ciclo (elementari e medie) saranno parzialmente detraibili dalla dichiarazione dei redditi, con un tetto massimo di 400 euro ad alunno per anno: una prima stima indica intorno ai 66,4 milioni di euro l’importo annuo previsto.

Una riforma per definirsi tale dovrebbe stabilire delle eque modalità di accesso al lavoro che non siano oggetto di discrezionalità da parte di organismi monocratici. Inoltre dovrebbe garantire il pluralismo e la libertà d’azione dei docenti, degli studenti e delle famiglie per raggiungere il principale obiettivo che è quello della formazione uguale per tutti senza alcuna distinzione di classe, sesso, razza e nazionalità.

Grazia Amoruso

 

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  • la chiamata diretta degli insegnanti, (non ci saranno più graduatorie),iscritti negli albi a cui si accede per concorso pubblico”. Grazie Renzi, finalmente come dirigente scolastico, avrò quel potere legale che mi compete per poter assumere attraverso la chiamata diretta, come già avviene nelle aziende private, i miei PARENTI, AMICI ED AMICI DEGLI AMICI. Caro Renzino “SE MI CONSENTI” questo sistema clientelare, spacciandolo per MERITOCRAZIA nelle aziende private, SILVIO lo ha introdotto già nel suo primo governo. COPIONE!!!!

    MANFREDONIANO 07/05/2015 6:17 Rispondi
  • Manfredonia è la città delle contraddizioni. S chiede di mandare a casa Renzi e poi alle comunali e regionali si candidano per portare voti ai renziani manfredoniani. Certo ci vuole un bel coraggio mettersi in mostra per la scuola contro Renzi e poi candidarsi con Riccardi, uomo del sistema capace di passare da Bersani a Renzi e viceversa.

    raf 06/05/2015 9:53 Rispondi

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