La scuola, che i nostri Padri Costituenti volevamo pubblica e libera, è stata derisa e umiliata da anni di riforme sbagliate, che ne hanno snaturato compiti e funzioni.
È da decenni, infatti, che nella scuola ci si arrovella su dettagli: voti si e voti no, e poi i crediti, i debiti, i quiz degli esami, grembiuli si, grembiuli no, ecc.
Questo per nascondere: tagli indiscriminati a cattedre che hanno creato una massa di precari a cui oggi si finge di dare una risposta con una manciata di promesse di assunzione; genitori e docenti che pagano di tasca propria il materiale didattico e perfino la carta igienica; insegnanti di sostegno dimezzati; mancanza di palestre; molti edifici pericolanti e pericolosi, corpo docente tra i peggio pagati d’Europa.
Ora il governo Renzi ribadisce la teoria della scuola azienda con il preside seduto sulla poltrona di comando e “con il potere e la responsabilità di assumere docenti per cooptazione e di premiare il merito e punire il demerito, distribuendo danaro”.
Si possono mettere i docenti italiani nelle mani di dirigenti senza alcuna formazione, reclutati in massima parte con corsi di formazione o un corso breve per diventare dirigenti e con sanatorie seguite a concorsi annullati?
In un paese come il nostro in cui le leve del potere sono intrise di clientelismo e familismo è facile ipotizzare che la stanza del dirigente si trasformerà in un ufficio raccomandazioni e suppliche, con il rischio che, in regioni ad alta densità mafiosa, la mafia potrà imporre alle scuole docenti di proprio gradimento.
E siamo sicuri che dietro questa riforma non si nasconda la volontà dei partiti di aggiungere alle loro scorribande clientelari e affaristiche l’unico luogo sfuggito finora a tale logica?
Si può accettare che un DDL neghi il diritto al lavoro a precari che “hanno cumulato 36 mesi di servizio” in palese contrasto con i valori fondanti della nostra Carta Costituzionale?
Questa riforma allora ci trasformerà in operai della conoscenza senza dignità, perché un dirigente che non paga di tasca propria, come può accadere al padrone di un’azienda, non si pone il problema della valorizzazione del proprio personale.
Certo occorre una seria valutazione dei dirigenti e degli insegnanti per evitare l’appiattimento e la demotivazione, ma con strumenti oggettivi per i quali non si possono lesinare risorse.
Dietro questo disegno politico c’è la evidente volontà di umiliare e svalutare la scuola pubblica a tutto vantaggio di quella privata.
Al caro Renzi io direi che la questione vera da affrontare è il mancato riconoscimento del ruolo sociale dei docenti che spesso si trovano a combattere con genitori sempre pronti a difendere i loro figli.
La scuola è e deve essere altro.
E’ la scuola delle innovazioni e della laboriosità in rete, di quelle buone pratiche improntate a nuove forme di didattica che vanno dall’apprendimento cooperativo alla prosocialità, dalla classe capovolta alle attività laboratoriali, ecc. che dovrebbero essere incentivate e diffuse.
E’ la scuola della solidarietà sociale e non dell’esclusione.
E’ la scuola della opportunità secondo i bisogni di tutti e di ciascuno.
E’ la scuola del sapere e del saper fare e del saper essere, dove si impara a vivere in armonia con se stessi e con gli altri.
E’ la scuola della cooperazione e non della competizione.
E’ la scuola dell’unicità nella diversità.
E’ la scuola dove adulti e adulte responsabili prendono per mano ragazzi e ragazze e li accompagnano nel loro percorso di crescita.
E’ la scuola delle relazioni significative tra pari e con adulti come ci insegna Don Ciotti.
E’ la scuola dove circolano il minimo di potere con il massimo di autorevolezza.
La riforma Renzi non va in questa direzione.
L’Associazione Culturale e Politica “Manfredonia Nuova”, sostiene il mondo della scuola e ne fa proprie tutte le forme di lotta come lo sciopero del 5 maggio e le manifestazioni organizzati in forma unitaria da tutti i sindacati.
Consapevole che difendere la libertà di insegnamento, messa in pericolo dalla scuola azienda di Renzi, significa difendere la democrazia nel nostro Paese.
Prof.ssa D’Errico Iolanda
Candidata Consigliera per “Manfredonia Nuova”
Ma siete candidati al comune o al parlamento? Mah, quanta confusione!