Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Roma respinge il ricorso del consigliere regionale uscente Sergio Clemente unicamente perché presentato prima della definizione della lista da parte della Direzione regionale del PD, unico organo deputato alla formazione delle liste. Ma nel merito censura il comportamento di Cicolella, Paglialonga e Solimando imponendone la decadenza, e Rauseo non capisce che l’indicazione della lista già sciaguratamente formulata è viziata alla radice, come evidenzia il deliberato della Commissione nazionale di Garanzia.
Il segretario del Circolo cittadino di Foggia, evidentemente preda di inconfessabili superficialità, in un suo infelice comunicato a commento del deliberato della Commissione di Garanzia, ammette finalmente le violazioni allo Statuto commesse e censurate dalla stessa Commissione Nazionale e, invece di dimettersi per il modo assolutamente perdente in cui ha condotto il partito a Foggia, si accorge solo ora che il territorio ha bisogno di fatti e di programmi, oltre che di uomini e di idee.
Solo per memoria, vale la pena riportare qualche rigo di un comunicato pubblicato mesi fa da 7 componenti della direzione cittadina, che hanno dipinto una situazione ancora attuale: “Il PD che ha in mente Rauseo non ha idea della sua identità politica e sociale, non ha la minima capacità attrattiva, non ha dialogo alcuno con le organizzazioni civiche, non ha idee e proposte innovative. Anzi, rischia di essere respingente per quanti nella nostra città abbiano voglia di esercitare passione politica e civica”, e più avanti: “L’unico obiettivo del segretario cittadino, invece, è alimentare contrapposizioni e conflitti. Allora farebbe bene a passare la mano e consentire di avviare la ricostruzione del Partito Democratico, per sintonizzarlo su contenuti ideali e modalità operative che Mariano Rauseo non può comprendere ed attivare per manifesta incapacità politica e assoluta carenza di autorevolezza”.
Rauseo tenta disperatamente anche di salvare la faccia, sperando che il comportamento censurato dalla Commissione Nazionale possa consentire ai tre, dichiarati decaduti, di scegliere dove rimanere, senza pensare che la decadenza comporta l’abbandono immediato delle cariche ricoperte in dispregio dello Statuto. Altro che cambiamento delle regole in corso d’opera, altro che tecnicismi. Farebbe meglio a rendersi conto Rauseo della realtà del partito a Foggia, che non è quella rappresentata da dirigenti incartati negli organigrammi costruiti a tavolino, distanti e staccati dai cittadini e dai loro problemi.
Operare “in piena legittimità e buona fede”, come dice Rauseo, non appartiene con tutta evidenza ai comportamenti che hanno tentato di escludere Clemente, consigliere regionale uscente, dalla lista dei candidati al Consiglio della Regione Puglia.
“Mi auguro anch’io -dichiara Sergio Clemente- che la polemica stucchevole e dannosa termini, una volta riconosciute le responsabilità derivanti dai comportamenti messi in atto; anch’io mi auguro che quanto prima la Direzione regionale metta la parola fine sulla complicata formulazione della lista dei candidati alle elezioni regionali, che dovrà tener conto e terrà conto, ne sono certo, del pluralismo interno, della rappresentanza territoriale, del lavoro svolto dagli uscenti, delle capacità amministrative e politiche degli uomini e delle donne che dovranno rappresentare l’elettorato reale, che coincide con il paese reale, con i cittadini e le cittadine di Foggia e della sua provincia, in modo da rendere più forte e più competitiva la presenza e il radicamento del PD per il buongoverno della Regione”.