Giovedì 19 Marzo, prima del ponte delle festività pasquali, si è tenuto il 4° incontro del percorso che sempre più va diffondendosi della Dottrina Sociale Cristiana. Il tema trattato è stato “Pace e coscienza”, con gli interventi di Massimiliano Arena (animatore Diocesano del Progetto Policoro) e Domenico Lamarca (operatore sociale e direttore della Casa dei Diritti).
Massimiliano Arena ha introdotto il tema partendo, come ogni incontro, dagli spunti della Dottrina Sociale della Chiesa, affermando innanzitutto che ciò di cui si va a parlare è un mondo in continua evoluzione sociale, culturale ed economica, per questo occorrono principi cardini da cui guardare il tutto, a cui aggrapparsi per sostenere un pensiero forte. Prendendo spunto dalle parole di Papa Francesco in merito Arena denota come alcune sfide attuali sia proprio nel campo dell’economia che ha generato un’idolatria del denaro ed una inequità sociale, innescando la legge del più forte e il diffondersi di una globalizzazione dell’indifferenza. Rifacendo al tema della persona, trattato nel 2° incontro, si è sottolineato nuovamente come ad essere in crisi è l’uomo, e quindi crisi economica è prima di tutto crisi antropologica.
Arena ha tenuto a precisare che parlando di Dottrina Sociale Cristiana era necessario definire di quale pace e di quale impegno per la pace si stesse parlando. Che molte associazioni e schieramenti parlano della pace ma il pensiero della Dottrina Cristiana ha un suo specifico.
Si parla di una pace che si costruisce su vari piani: nel rapporto con Dio da cui sentirsi dipendenti, nel rapporto con se stessi, nel rapporto con gli altri.
Con Dio, che riconduce ad una condizione di parità con gli altri, del “io creatura come tutti, non essere onnipotente”, e un Dio a cui rifarsi per la propria eticità e il proprio essere nel rapportarsi agli altri, che sono “fratelli”. Con se stessi perché non è possibile amare, avere pace, per altri se non lo si ha innanzitutto per se stessi, per la propria dignità, il proprio corpo, la propria condizione. È rispondere alla domanda “Dove sei?” che rimanda alla Genesi. Con gli altri perché sono simili, abitanti di questo mondo da condividere.
Questo apre ad una serie di criteri con cui valutare e vivere l’approccio agli altri. Arena sottolineava il pericolo dell’indifferentismo, cioè del voler nascondere le differenze, sia culturali che religiose. La differenza non va mai schiacciata o esclusa, essa è base fondamentale per il dialogo, il rapporto e la pace. La differenza non diviene divisione ma occasione. L’impegno comune di tutti è andare verso l’accoglienza di tutte le differenze e vivere l’armonizzazione. Oltre l’impegno comune, che dovrebbe essere un obbligo di coscienza umana, c’è il di più della carità, che va oltre, copre gli errori commessi operando e sanando.
Massimiliano ha sottolineato come quattro siano i pilastri di una buona pace: solidarietà, fiducia, verità e libertà.
Solidarietà da intendere come bene comune, impegno di tutti, educazione all’impegno di tutti. Fiducia da intendere come recupero della logica del dono, del dono simbolico non quantitativo, della qualità di ciò che tutti gli individui, tutti i popoli, tutte le culture possono donarsi reciprocamente. La verità che nasce dalla cultura, dal custodire l’identità, in un lavoro di trasmissione delle tradizione, nell’apprendimento delle tradizioni altrui da conoscere e non opprimere. La libertà di permettere a ciascuno di realizzare se stessi con le proprie peculiarità sociali e culturali, attraverso la propria identità e differenza culturale, senza omologazione che schiacciano il valore aggiunto di ciascuno.
Domenico Lamarca ha subito sottolineato come il sociale, il lavoro nel sociale, sia il terreno utile e proficuo per il cristiano in cui vivere se stesso e la propria missione.
L’uscita dall’io verso il no, l’incontro con l’altro è la dimensione più difficile da operare e mettere in atto, perché non solo una dimensione di bellezze, sdolcinature ma è fatica reciproca, farsi carico del tutto dell’altro, delle bellezze e delle brutture altrui.
Lamarca ha rimarcato come il volto dell’immigrato sia l’emblema della diversità, di una diversità da accogliere nella fatica quotidiana. Spesso, ha fatto notare Domenico, quando si fanno incontri interculturali si preparano pranzi con cibi delle varie culture. L’atto del mangiare un cibo altrui è un’accoglienza della diversità parziale, un gesto di vera accoglienza della diversità e incontrarmi con l’altro, con il differente, ed insegnarci reciprocamente come cucinare i propri cibi, vivere la fatica della preparazione.
Ha invitato tutti a frequentare la “Casa dei Diritti” presente a Siponto, perché non sia solo un Centro che eroga servizi per immigrati, ma sia un centro culturale, soprattutto per giovani, in cui scambiare opinioni, conoscere culture, incontrare altri, scambiare relazioni, intrecciare amicizie, accogliere l’altro nella sua semplicità.
Al seguente link è possibile trovare slide ed audio completo dell’incontro: http://t.co/ChCdly4yJa
Il prossimo appuntamento è per Giovedì 16 Aprile sul tema della “Politica come servizio”.