Gli Evangelisti ci raccontano ciò che è accaduto alle donne mirofore la mattina di Pasqua: la tomba è aperta e vuota, non c’è più il corpo di Gesù morto e un angelo annuncia loro “Non è qui! E’ Risorto!”. Allora “con timore e gioia grande” esse corsero a dare la notizia agli apostoli. Da tutte le pagine del Nuovo Testamento emerge insistentemente la gioia della Resurrezione di Cristo e noi suoi discepoli non possiamo non avere questa stessa gioia grande, permanente, in quanto il Risorto è luce gioiosa che illumina e vivifica l’orizzonte della nostra vita e ci dona speranza e carità.
Il nostro Dio è il Dio della vita che non poteva rimanere imbrigliato in una tomba tra i lacci della morte! L’evento della Resurrezione ha raggiunto ogni propaggine della creazione e rovesciato la pietra che opprimeva ogni uomo, vincendo le tenebre e il tempo. Egli è ora sulle strade del mondo e non fra le cose morte; vive in ognuno di noi, nelle nostre famiglie, nei nostri fratelli più piccoli, negli ultimi, nelle nostre comunità, nella Chiesa, la sua Sposa amata per la quale ha dato tutto Se stesso, e soprattutto lì dove abbiamo bisogno di iniezioni di vita, nelle nostre giornate a volte amorfe che si incanalano, ogni settimana sempre uguali, dal lunedì alla domenica, e lì dove noi lottiamo, lavoriamo, amiamo, progettiamo, ci stanchiamo, soffriamo, cadiamo e riprendiamo a camminare. E dove la notte sembra non finire mai, Egli promuove per noi nuove albe.
Dunque, Gesù di Nazareth, il Risorto, è tutt’altro che chiuso nel suo passato; è vivo nelle nostre comunità, in ognuno di noi che oggi si professa suo discepolo e che in Lui riconosce la ragione della propria vita.
Il Concilio, nella Lumen Gentium, ha usato la bella espressione “Quelli che guardano con fede a Gesù” definendo così tutti noi radunati in unità, sotto la guida del Vescovo, nell’assemblea pasquale che celebra il Vivente, tanto che possiamo essere conosciuti, e lo siamo, come quelli che corrono con perseveranza “fissando lo sguardo su Gesù” (Eb 12,2) il Salvatore, cui essendo stati intimamente uniti nel battesimo e nella cresima, siamo divenuti anche noi “cristi”, unti, ossia di Cristo.
Nei secoli, pensatori sempre più separati dalla vita della Chiesa hanno letteralmente disgregato i fondamenti della fede fino all’estremo ateismo dei nostri giorni, strappando molti alla fede e portandoli verso una vita di negazione del Dio vivente, in particolare della santa Resurrezione del Signore, tanto che assistiamo, nel modo di sentire e di vivere diffuso, alla pratica delle trasgressioni in ogni campo e dell’ esaltazione del proprio egocentrismo. Così le nostre strade pullulano di viandanti delusi e pieni di domande, bisognosi di compagnia e di testimonianza credibile, che aspettano di incontrare in noi credenti Uno che spiegando le Scritture (cfr Lc 24,32), scaldi i loro cuori.
I testimoni del Risorto che non mancano in tutto il mondo con esempi di vita autentica e fedele, non possono non misurarsi con la sfida della gioia di Pasqua, a iniziare da quella che si impara donando, spogliandosi dell’Io autoreferenziale e facendosi accoglienti.
Così, mentre ci apprestiamo a celebrare la Pasqua del Signore, pensiamo particolarmente ai tanti nostri fratelli che non possono farlo, ai cristiani nel mondo che subiscono ostracismo, insulti, rifiuto e che vengono perfino assassinati, solo perché cristiani. Supplichiamo il Signore Risorto, il principe della Pace, di donare pace e serenità al mondo, alle nazioni tormentate dalla guerra fratricida e, in particolare, a questi nostri fratelli perseguitati a motivo del santo nome cristiano e impegniamoci a tutelate e a promuovere per tutti la libertà religiosa come diritto umano fondamentale, assoluto, sostenendo e soccorrendo questi fratelli, in patria e nelle regioni dove sono migrati. Le nostre preghiere e i nostri cuori siano innalzati per loro, specialmente in questo momento particolare della storia del mondo.
E a noi tutti che abbiamo ricevuto la ricchezza dei doni pasquali, auguro di custodire questo prezioso tesoro rimanendo fedeli alle esigenze del nostro battesimo per gustare la gloriosa visione del Risorto nella certezza della nostra resurrezione, “già” avvenuta ma “non ancora” in pienezza.
Sia, dunque, Gesù Risorto speranza e conforto per tutti, in particolare per gli ammalati, i disoccupati, i genitori e gli educatori, i migranti e i perseguitat, e per ogni situazione umana di sofferenza e di ingiustizia.
E mentre invoco su tutta la nostra Arcidiocesi la benedizione del Signore Risorto che infonda nel nostro tempo la ripresa della costruzione di una società pacifica e solidale, auguro di trascorrere santamente e nella gioia questa grande festa, fondante la nostra fede e la nostra speranza.
Michele CASTORO, arcivescovo
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