Mercoledì 1 aprile, nell’aula consiliare di palazzo San Domenico, vi è stato il secondo atto del Progetto di ricerca epidemiologica partecipata sullo stato di salute della popolazione residente a Manfredonia, iniziato lo scorso 6 febbraio attraverso la collaborazione del nostro comune; dell’ASL di Foggia; dell’istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio nazionale delle Ricerche, sede di Lecce e Pisa (CNR-IFC) e, soprattutto della popolazione sipontina.
Un incontro finalizzato alla presentazione degli obiettivi focali del progetto, della probabile durata di 12 mesi, semplificabili in 4 fasi di studio: 1°)Valutazione della pressione ambientale; 2°) Revisione delle conoscenze epidemiologiche già disponibili; 3°)Disegno e piano di comunicazione(affidato al dottor Annibale Biggeri, dell’impresa sociale no-profit Epidemiologia e Prevenzione); 4°) Valutazione dello stato di salute della popolazione residente nella città di Manfredonia). Noi cittadini siamo stati direttamente chiamati in causa dalla professoressa Maria Angela Vigotti, responsabile scientifica del progetto, per una diretta collaborazione nella costruzione dell’indagine mirante alla conoscenza del nostro reale stato di salute, e si spera per un’identificazione concreta della relazione esistente fra i numerosi casi di nostri concittadini morti per tumore e l’inquinante operato dell’Enichem, culminato nella fuoriuscita di una nube di arsenico in seguito alla rottura della colonna di lavaggio dell’impianto di sintesi dell’ammoniaca nel 26 settembre 1976.
È questa una partecipazione verso cui tendenzialmente la popolazione locale si mostra particolarmente debole perché vi è, in generale, un clima di diffidenza, specie in chi conduce le suddette ricerche; ciò spiegherebbe ad avviso del dott. Biggeri, il perché spesso sono scelti enti di studio forestieri non legati nel loro operato da profonde radici indigene. Una diffidenza che non si è rivelata aliena anche al mondo della società civile manfredoniana nonostante la sua decisiva presenza nel corso della serata. Come ribadito, infatti, da Rosa Porcu, coordinatrice dell’Associazione Bianca Lancia, impegnata da tempo con migliaia di donne manfredoniane nella difesa della salute e dell’ambiente, i primi sacrosanti dubbi in merito, legittimi dopo anni di vacue promesse, sono stati dissipati grazie alla garanzia di buon operato del team di ricerca, fornita dal dottor Maurizio Portalupi, pioniere delle battaglie cittadine contro la nefasta azione dell’Enichem, avendo egli sorretto umanamente oltre che professionalmente Nicola Lovecchio, emblema della sofferenza di tanti che purtroppo sono stati spesso volutamente dimenticati.
Una partecipazione civile, insita in questo secondo incontro testimone delle profonde divisioni che esistono ancora all’interno della cittadinanza.
Alcuni rimpiangono l’età aurea dell’Enichem; l’arrivo di uomini; di capitali e benessere dal settentrione del paese; lo sviluppo proto-tecnologico della nostra città negli anni d’oro del clientelismo infarcito di tangenti. Un rimpianto forse concreto in anni di vacche magre ma insindacabilmente masochista se non si dimentica il dolore che l’Enichem ha trafitto nelle carni di tanti di noi. Un dolore portato con dignità da tante donne che ancora cercano giustizia e verità. Donne che hanno subito minacce per il loro operato. Donne che maternamente cercano nella verità un futuro migliore per le nuove generazioni. Donne che continuano a portare una croce che viene ancora oggi derisa da uomini che fieramente mostrano retrogradi istinti. L’essersi tramutato l’incontro, da momento di presentazione delle modalità operative del team di ricerca, a forum di discussione sull’Enichemgate invita ad una partecipazione! Anche perché la ricerca scientifica è, come ribadito nel corso della serata, ontologicamente indipendente e libera ma altresì oggetto di consegna al Comune, che ne diventa dominus. Il partecipare diventa un dovere oltre che un diritto. Perché, come ci insegna Machiavelli, la repubblica può esistere fino a quando il popolo vi tiene le mani sopra. Perché si devono adoperare i risultati della ricerca per programmare il futuro dei Manfredoniani su basi certe. Perché non si può in un paese civile, in una democrazia avanzata morire di lavoro o morire per il non lavoro.
Domenico Antonio Capone