Seconda Parte.
La storia moderna di Manfredonia a ben guardare può essere suddivisa in un prima e dopo l’Enichem. Nonostante siano passati quasi trent’anni (due generazioni) da quella mobilitazione cittadina dell’88 che portò alla cacciata dell’Enichem (andata via che era, comunque, già insita nella sua naturale e fisiologica morte produttiva e tecnologica), la questione Enichem è rimasta viva, anche se sotterranea, facendo a volte capolino per le morti di tumore e per i danni alla salute. Tranne qualche associazione e singoli cittadini, tutti i potenti erano interessati a tenerla sottotraccia come se così fosse possibile una sorta di artificiale pacificazione nella città, anche per tacitare la propria falsa coscienza e reale responsabilità, perché non bisogna mai dimenticare che chi ha potere e comanda nei partiti, nelle istituzioni, nel territorio, ha sempre le maggiori responsabilità.
LA RICERCA SCIENTIFICA E PARTECIPATA SULLA SALUTE DELLA POPOLAZIONE
Perciò, anche se in ritardo poiché il danno è già fatto e consolidato, può essere un’occasione utile l’accordo stipulato tra il Comune di Manfredonia, l’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR, sede di Lecce e Pisa, e l’ASL di Foggia per approfondire le conoscenze ambientali e sanitarie e lo stato di salute della popolazione di Manfredonia. Nello studio, della durata di 12 mesi, saranno impegnati circa euro 260mila, 50% a carico del Comune.
Così la questione Enichem viene finalmente riproposta pubblicamente attraverso un progetto di ricerca scientifica e partecipata che può consentire, a determinate condizioni un’evoluzione positiva della questione, partendo dal nodo centrale: la tutela della salute della cittadinanza. Rilevato che tale iniziativa esprime una presa di coscienza (sperando che sia reale e non strumentale) ed una sorta di autocritica del Comune dato che per questa iniziativa saranno utilizzati parte dei soldi (euro 300mila) ottenuti per aver rinunciato a suo tempo, assurdamente ed inopinatamente, all’azione civile nei confronti di Sindyal, subentrata all’Enichem, è necessario un suo approfondimento anche per delineare quelle condizioni che ne permettano un risvolto positivo.
Va detto subito che non appare fondata la possibilità di promuovere una causa sulla base dei risultati ottenuti dall’indagine nei confronti di chi ha prodotto il degrado ambientale ed il danno alla salute dei Manfredoniani, sia perché sarebbe troppo evidente il contrasto con le decisioni assunte nel passato dallo stesso comune, sia perché è passato troppo tempo ed altro ne passerà, sia perché alcune sentenze insegnano tanto (es. causa Lovecchio e la recente sentenza della Cassazione sugli effetti dell’amianto). Il che non impedisce, come si evidenzia nella prima parte della presente riflessione, che si possa e si debba porre da subito la Vertenza Enichem e già promuoverla con apposite iniziative territoriali pubbliche di tipo politico-vertenziali.
LE CONDIZIONI PER UN USO POSITIVO DELL’INDAGINE
Prima di tutto occorre conoscere bene la convenzione stipulata tra Comune, CNR e ASL, al fine anche di definire un ruolo preciso, formale e sostanziale, al Gruppo di Coordinamento Locale delle Associazioni che collaborano alla ricerca, evitando che ci possa essere una confusione di funzioni in particolare con l’Impresa Sociale Epidemiologia&Prevenzione, il cui compito va ben capito. Va inoltre scongiurato il rischio del Coordinamento di lavorare gratuitamente per conto altrui, senza il riconoscimento pieno della attività svolta. Occorre poi guardare oltre le elezioni amministrative del 31 maggio, utilizzando questi due mesi per coinvolgere e trovare una posizione unitaria tra i diversi protagonisti, passati e presenti, della questione Enichem, in modo da superare eventuali incomprensioni derivanti dalla diversa storia di ognuno. È importante, a tal fine, coinvolgere almeno le 22 Associazioni che hanno partecipato alla mobilitazione per la tutela della salute dei cittadini e per la salvaguardia per l’ospedale di Manfredonia come struttura intermedia. È anche fondamentale coinvolgere i medici di famiglia del territorio e medici specialistici quali oncologi. Inoltre questo periodo deve servire per definire insieme gli scopi, gli obiettivi, il senso della ricerca, le modalità di svolgimento, le risorse, economiche e non, da impegnare. In altre parole va elaborato il Disegno della Ricerca, a partire dalle indicazioni presentate dai soggetti scientifici abilitati, prefigurando la ricaduta positiva (quale?) sul territorio della ricerca stessa. È da evidenziare che la ricerca partecipata non può essere solo statistica e, quindi, si deve avvalere di altre abilità adeguate; in tal senso è importante ed utile l’utilizzo delle competenze presenti nell’Ambito del Piano Sociale di Zona. I responsabili statistici devono essere tecnici al servizio del Comitato Scientifico-Sociale (l’insieme del gruppo scientifico e del Coordinamento Associativo), dato che i dati statistici per avere senso devono essere interpretati e, quindi, vanno definiti e concordati modalità e criteri dell’interpretazione (e qui che nascono i problemi!). Da quanto sopra si evince anche l’utilità che la ricerca sia anche qualitativa, raccogliendo attraverso apposite tecniche di indagine (storie di vita, studio dei casi, questionario, ecc.), dati relativi al sentiment della popolazione, per rilevare anche la dimensione psicosociale della salute. È da evidenziare che una ricerca partecipata di questo tipo, per essere tale, richiede non solo la partecipazione di alcune associazioni ambientaliste ed altre impegnate nella tutela della salute, ma il coinvolgimento dell’intera cittadinanza tramite apposite iniziative pubbliche di sensibilizzazione e la presenza di gruppi di “opinion leaders” (es. medici di base ed ospedaliero, ma non solo) che operano stabilmente nel campo della salute, poiché sono da incorporare collettivamente conoscenze e sensibilità in merito. Nel frattempo e contemporaneamente occorre impegnarsi per attivare già alcune iniziative ed attività utili alla tutela della salute a Manfredonia: sede staccata della LILT (Lega Italiana Lotta Tumori) presso l’AVI, come da tempo richiesto, acquisizione e divulgazione dei dati acquisibili dal Registro dei Tumori e da altre fonti, conoscenza puntuale dell’attività svolta dall’ANT a Manfredonia e modalità di sostegno. In particolare è fondamentale che l’ASL si impegni ad attivare fin da subito un servizio stabile di monitoraggio sulle condizioni di salute dei cittadini di Manfredonia, così come richiesto fin dal 1988: a tal fine si possono utilizzare anche le risorse assegnate al Comune per aver rinunciato a suo tempo, all’azione civile nei confronti di Sindyal. Infine occorre chiarire bene che la pubblicazione dei risultati della ricerca non può essere soggetta a restrizioni nella divulgazione: la trasparenza deve essere totale poiché solo essa da senso e valore alla partecipazione.
LA RICERCA: STIMOLO PER UNA CONDIVISA PROSPETTIVA DI SVILUPPO
Affinché il passato insegni qualcosa al presente e non si producano più situazioni simili a quella dell’Enichem, bisogna affrontare ed almeno definire le questioni di degrado ambientale e di assassinio del diritto alla salute che si pongono oggi nel nostro territorio, nella loro globalità, dall’Energas all’invasione delle pale eoliche nel Golfo, dalla centrale Terna alle tante situazioni nascoste di inquinamento, senza far finta di niente, senza pregiudizi, senza mascheramenti e sotterfugi. Altrimenti si apre e si evidenzia una contraddizione, una questione di sincerità e coerenza politica, personale, istituzionale, correndo il rischio che il tutto diventi strumentalizzazione elettoralistica e politica. Occorre superare perciò gli schieramenti e la tempistica elettorale, assumendo impegni precisi e facendo chiarezza tra tutti i soggetti interessati, Sindaco-Comune, ASL, Associazionismo locale. In altre parole occorre avere chiarezza e contezza delle questioni ambientali e di salute attuali nel nostro territorio, anche se poi, insieme, si può decidere di accantonare provvisoriamente le suddette questioni (verificato l’eventuale loro motivo di divisione), per effettuare nel modo più compiuto e partecipato la ricerca stessa. Questo perché, forse, il senso più immediatamente positivo della ricerca proposta è che essa può essere uno stimolo a delineare una condivisa prospettiva di sviluppo della nostra città, che si fondi sul territorio, sulla salvaguardia e la valorizzazione delle sue risorse, potenzialità, bellezze, spinte dinamiche e speranze.
Silvio Cavicchia
Sociologo e Ricercatore Sociale del Centro Studi e Ricerche “Eutopia”
silviocavicchia@gmail.com