“Il piano Juncker, fortemente voluto dal nostro Governo durante il semestre di presidenza, e’ sicuramente uno strumento finanziario in grado di generare, per la prima volta, un’inversione di tendenza in Europa: dall’austerita’ e il rigore alla crescita e l’occupazione. Tuttavia, durante l’audizione del sottosegretario Sandro Gozi presso la XVI Commissione della Camera, ho avuto modo di esprimere qualche dubbio circa l’effettiva capacita’ di questo piano di mobilitare tutti i 315 miliardi di euro previsti”. E’ quanto dichiara, in una nota, il presidente della Commissione per le Politiche Ue della Camera Michele Bordo, del Pd.
“Le mie perplessita’ sulla concreta utilizzazione di tutti i fondi annunciati, – prosegue Bordo – derivano dal fatto che forse sono poche le risorse messe a disposizione del piano dal bilancio europeo, dalla Bei e dai singoli Stati per sperare in un effetto moltiplicatore che arrivi a impegnare, grazie anche ai capitali privati, fino a 315 miliardi di euro. Questa e’ la ragione per la quale ci aspettavamo di piu’ da parte dell’Unione Europea. Anzi, per quanto mi riguarda, sono assolutamente convinto che servano sforzi ulteriori per provare a centrare gli obiettivi previsti, anche perche’ il piano e’ un primo passo importante, ma ancora insufficiente, per assicurare in Europa una tendenza di crescita stabile e duratura. Tuttavia, il piano Juncker, con la comunicazione sulla flessibilita’ e i fondi strutturali, e le scelte di queste settimane della Bce, ci spingono a essere più fiduciosi rispetto al futuro”.
“Per quanto ci riguarda, comunque, la sfida vera ruota innanzitutto intorno all’utilizzo dei fondi strutturali, rispetto ai quali, ribadisco, e’ necessario insistere in Europa affinche’ le spese di cofinanziamento possano essere scorporate dal rispetto dei vincoli del patto di stabilita’. Non va dimenticato, infatti, che sono i fondi strutturali le vere risorse pubbliche che abbiamo a disposizione per i prossimi anni. Il piano Juncker, invece, è un misto di risorse pubbliche e private. Da qui anche i dubbi sull’effettiva mobilitazione di tutte le risorse: l’attrazione di investimenti privati dipendera’ molto da quanto saranno appetibili gli interventi. L’utilizzo delle risorse totalmente pubbliche dei fondi strutturali, invece, dipendera’ essenzialmente dalle capacità progettuali e di spesa dei singoli Paesi. Ieri l’Ue ha fatto sapere che l’Italia deve ancora spendere 7,6 miliardi del ciclo 2007-2013 entro dicembre 2015. Questo significa che, se non vogliamo commettere gli errori degli anni scorsi, dobbiamo mettere in campo tutte le energie e fare ogni sforzo necessario per colmare i ritardi accumulati, non perpetrarli nel futuro e soprattutto migliorare la programmazione e la capacita’ di spesa. A tal proposito sarebbe assolutamente importante se finalmente si rendesse pienamente operativa l’Agenzia nazionale per la coesione”.
Questo intervento/interessamento dell’on. non fila prorpio a nessuno… tra tanti problemi esistemziali che si vivono a Manfredonia…. a chi vuoi che interessino le politiche estere europee e dei TURCHI !!!