Mercoledì 20 Novembre 2024

L’Enichem, l’ambiente, la salute e lo sviluppo a Manfredonia (di S. Cavicchia)

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Prima Parte.

 

La questione Enichem non è morta. Essa è viva in tutta la sua negatività sia negli effetti materiali di inquinamento e di degrado sull’ambiente e sulla salute dei manfredoniani che nelle conseguenze sulla psicologia sociale e sull’immaginario collettivo della cittadinanza.

Materialmente solo nel 2000 è iniziata ed è ancora in atto la bonifica dell’area ex-Enichem. Il paradosso è che nel frattempo in essa ci sono stati insediamenti commerciali ed industriali come se nulla fosse, con una forte sottovalutazione della questione. Risulta parziale ed incompleto lo stesso monitoraggio fatto a suo tempo delle aree da bonificare. Gli effetti sul degrado ambientale dell’inquinamento Enichem sono tutt’altro che pienamente conosciuti, a partire non solo dall’area specificatamente e direttamente interessata, ma ancor più sull’inquinamento del mare. Quest’ultimo ha un rilievo fondamentale per Manfredonia, poiché su ed intorno a tale risorsa si gioca non solo la possibilità di rilancio turistico, ma l’intera prospettiva di sviluppo del nostro territorio, alla luce di tutte le attività e potenzialità interconnesse. Inoltre è scarsa o nulla la conoscenza scientifica degli effetti dell’inquinamento Enichem sullo stato attuale di salute della popolazione Manfredoniana, a parte quanto in possesso dagli addetti ai lavori. Purtroppo non sono diffusamente conosciuti attualmente i dati scientifici raccolti dai comitati contro l’Enichem nell’88 né quelli ricavabili da alcuni studi specifici effettuati successivamente né quelli rilevabili dal registro dei tumori e quelli emersi durante il processo di Nicola Lovecchio.

TUTTORA LA CITTA’ NON E’ PACIFICATA

La conseguenza principale della questione Enichem sulla psicologia sociale e sull’immaginario collettivo è data essenzialmente dall’idea negativa, così fortemente diffusa nel corpo sociale, del processo di industrializzazione indotto dall’Enichem e dalla conseguente frantumazione della comunità sipontina. Tuttora la città non è pacificata. La sua presenza ha prodotto non solo inquinamento, decadimento delle risorse esistenti ed effetti negativi sulla salute, ma anche forti tensioni sociali, divisioni nella nostra comunità e nelle singole famiglie, che il tempo in qualche modo ha ridimensionato ma non cancellato, e perciò tuttora ben presente anche se sottotaciuto. Tale tipo di industrializzazione ha prodotto non solo un impoverimento reale delle risorse territoriali visto il degrado, non solo il blocco e l’annullamento di altre strategie e prospettive di crescita, ma anche l’idea stessa che sia impossibile uno sviluppo industriale veramente sano e positivo per Manfredonia (e per il Sud).

Lo stesso Contratto d’area nato come una sorta di risarcimento danni è stato negativamente influenzato da tale dimensione, per cui si è strutturato e sviluppato senza avere una visione strategica e, soprattutto, senza avere chiaro che fosse necessario privilegiare, sempre e comunque, insediamenti artigianali ed industriali autoctoni, rispondenti alle caratteristiche e potenzialità del nostro territorio. In mancanza, c’è un’invasione momentanea, come è sempre avvenuto nella storia del Sud, di imprese del Nord che producono solo nell’immediato un vantaggio al Sud (ed a Manfredonia), ma poi nel medio-lungo termine il vantaggio è essenzialmente del Nord, tanto che la povertà riemerge e si aggrava lo stesso divario Nord-Sud. In tal senso i due grandi limiti del Contratto d’Area sono stati: 1. Il non aver privilegiato insediamenti autoctoni; anzi addirittura si è sollecitato, mitizzando, l’intervento delle imprese del Nord, in particolare del Veneto. 2. Aver previsto una durata di pochi anni (5/7) ai vincoli di permanenza per usufruire e mantenere gli enormi contributi pubblici a fondo perduto (fino al 90% del costo di insediamento), quando invece sarebbe stata necessaria una durata almeno ventennale di tali vincoli. Certo col senno di poi tutto questo è più chiaro ma non bisogna sottacere che alcuni l’avevano previsto.

SUBITO E’ DA PORRE UNA VERTENZA ENICHEM

La questione Enichem è, dunque, viva e ben presente. Perciò da subito è da porre una Vertenza Enichem la quale, da una parte, deve porre la questione dell’allungamento dei vincoli alla permanenza delle imprese che hanno usufruito del contributo pubblico, altrimenti i beni acquisiti con risorse pubbliche devono rimanere al territorio e non essere portate via. Un primo esempio concreto in questa direzione è la necessità di agire affinché i capannoni abbandonati-inutilizzati possano essere messi a disposizione gratuita di cittadini, specie se giovani ed in modo associato, che intendano intraprendere attività economiche. Dall’altra parte deve porre ancora il problema del risarcimento danni alla comunità per il degrado ambientale e le conseguenze negative sulla salute. Su queste basi occorre ridefinire una prospettiva autoctona, comune ed identitaria, di sviluppo di Manfredonia, utilizzando pienamente le enormi potenzialità e risorse del nostro territorio.

Nella seconda parte saranno approfondite le condizioni per una ricaduta positiva della ricerca scientifica e partecipata sulla salute della popolazione manfredoniana da effettuare sulla base di una convenzione stipulata tra Comune, CNR, ASL.

Silvio Cavicchia

Sociologo e Ricercatore Sociale del Centro Studi e Ricerche “Eutopia”

silviocavicchia@gmail.com

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Commenti

  • una volta c era l enichem,,,una volta c era l economia ,con tutti gli inquinamenti per l amor di Dio,anche perchè le altre fabbrichette venute dopo inquinavano lo stesso!!! una volta c era l economia…oggi solo gli inquinamenti

    in cerca di futuro 25/03/2015 22:32 Rispondi
  • Quindi anomimo e semprevigile sono la stessa persona.
    UHmmmmmmmmmmmmmmmmm

    Salvatore Gargiulo 25/03/2015 18:30 Rispondi
  • Materialmente solo nel 2000 è iniziata ed è ancora in atto la bonifica dell’area ex-Enichem. Il paradosso è che nel frattempo in essa ci sono stati insediamenti commerciali ed industriali come se nulla fosse, con una forte sottovalutazione della questione. Risulta parziale ed incompleto lo stesso monitoraggio fatto a suo tempo delle aree da bonificare…. VOLUTAMENTE SI E’ FATTO CIO’ PROPRIO PER METTERE UN TAPPO ALLA BOTTE “ENICHEM”… INOLTRE, POI PER “AGGRAZZIARLA” E FARLA APPREZZARE GLI HANNO REALIZZATO, NELLE IMMEDIATE VICINANZE, A TERRA UN CENTRO COMMERCIALE ED A MARE…. UN CENTRO DI PESCICOLTURA…. MA DI COSA SI PARLA… MA DI QUALE SERIETA’… MA DI QUALI SOGGETTI PUBBLICI CHE HANNO O AVEVANO A CUORE LE SORTI DELLA POPOLAZIONE…. E’ TUTTO UNO SC……

    semprevigile 25/03/2015 11:04 Rispondi
  • Materialmente solo nel 2000 è iniziata ed è ancora in atto la bonifica dell’area ex-Enichem. Il paradosso è che nel frattempo in essa ci sono stati insediamenti commerciali ed industriali come se nulla fosse, con una forte sottovalutazione della questione. Risulta parziale ed incompleto lo stesso monitoraggio fatto a suo tempo delle aree da bonificare…. VOLUTAMENTE SI E’ FATTO CIO’ PROPRIO PER METTERE UN TAPPO ALLA BOTTE “ENICHEM”… INOLTRE, POI PER “AGGRAZZIARLA” E FARLA APPREZZARE GLI HANNO REALIZZATO, NELLE IMMEDIATE VICINANZE, A TERRA UN CENTRO COMMERCIALE ED A MARE…. UN CENTRO DI PESCICOLTURA…. MA DI COSA SI PARLA… MA DI QUALE SERIETA’… MA DI QUALI SOGGETTI PUBBLICI CHE HANNO O AVEVANO A CUORE LE SORTI DELLA POPOLAZIONE…. E’ TUTTO UNO SC……

    Anonimo 25/03/2015 11:03 Rispondi

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