Andando alla ricerca di storie particolari da raccontare, a volte capita che siano le storie a cercarci e a chiedere di essere raccontate. Così è capitato con l’affascinante vicenda di Francesco Ruggiero. Classe 1926, Francesco nasce a Manfredonia, e appena diciassettenne lascia la città natale per arruolarsi nell’arma dei Carabinieri. Il suo scopo però è quello di praticare l’attività sportiva. Infatti ben presto si distingue nell’equitazione per poi diventare pluricampione di Pentathlon moderno, sport multidisciplinare composto da nuoto, scherma, equitazione, corsa campestre e tiro a segno. Da allora le gare con i relativi successi sono diventati il pane quotidiano del nostro Francesco, al punto da meritargli appellativi quali “diavolo a cavallo” e “terrore della pedana”. Innumerevoli le partecipazioni a gare nazionali e internazionali (tra cui due olimpiadi), in cui otteneva sempre piazzamenti ai primi posti. Finita l’attività agonistica, si dedica all’insegnamento presso l’Accademia della Guardia di Finanza, al Coni/FIS e presso il Club di Scherma di Roma, fino ad essere scelto per allenare gli atleti di stanza presso il comando superiore delle forze terrestri alleate NATO del Sud Europa, a Verona. Tra questi anche il Generale Umberto De Martino. Ma l’abilità di Francesco non era apprezzata solo sulle pedane, nei campi di equitazione o in piscina. La sua perizia con sciabola e fioretto e l’esperienza a cavallo gli guadagnarono anche il ruolo di controfigura, per esempio in film come L’aquila nera e D’Artagnan, e in rappresentazioni teatrali come Laerte e Casanova, oppure in manifestazioni urbane dove erano necessari cavallerizzi o spadaccini. Ma i riconoscimenti non sono venuti meno col passare degli anni. L’ultimo in ordine di tempo è giunto nel 2009 a Rimini, in occasione del Gran Premio Giovanissimi di Scherma, dove gli è stata consegnata una targa da parte dell’Accademia italiana dei maestri di Scherma per gli oltre quaranta anni di attività in questa disciplina. Non senza una punta di orgoglio, Francesco ci ha mostrato le numerose medaglie, coppe e targhe collezionate, sottolineando che una buona parte di esse sono ancora nella sua casa romana, dove ha passato la maggior parte della propria vita. Infine, con un po’ di tristezza ci ha confidato che sebbene ancora venga cercato per consulenze e collaborazioni, “è giunto il momento di appendere la sciabola al chiodo”. A riportare a Manfredonia questo pluripremiato campione internazionale, due gravi lutti che hanno segnato la sua vita nel 2006: la perdita del figlio e della moglie, compagna di una vita. “Vivo qui per stare loro vicino, perché sono sepolti qui, e poi Manfredonia è una delle più belle città della Puglia; bisognerebbe solo valorizzarla di più”.
Mariantonietta Di Sabato
Complimenti, non sapevo della esistenza di questo nostro concittadino, plaudo alle sue imprese e colgo l’occasione per invitarlo a ritirarsi nella nostra città per costruire insieme anche a Umberto SERAFINO e agli appassionati di scherma un grande circolo shermistico per la promozione di questa splendida disciplina sportive che tanta gloria ha dato all’Italia.