La città di Manfredonia dopo aver perso il Tribunale, assiste alla mancata piena operatività dell’ufficio del Giudice di Pace. Ufficio tenacemente difeso anche da vari comuni limitrofi, da un tentativo di analoga soppressione nell’ottobre del 2012. La causa è l’assenza di un nuovo cancelliere in grado di sostituire la dott.ssa Rosanna Vaira, assente dal 19 gennaio del 2014 per malattia. L’incompletezza della tetrarchia (1 dirigente; 1 funzionario; 1 dipendente; 1 messo) indispensabile per il lavoro del giudice di pace, magistrato onorario, erede del giudice conciliatore, chiamato a decidere su cause civili e penali minori, obbliga gli avvocati locali a non poter depositare presso l’ufficio relativo gli atti di pertinenza, destinati ad essere inviati al Giudice di Pace di Foggia e da qui trasferiti a Manfredonia per la loro registrazione. Tutto questo crea non poche difficoltà logistiche alla luce anche del fatto che l’ufficio di Manfredonia è stato accorpato ad altri già soppressi: Monte Sant’Angelo, Mattinata e Zapponeta. Il Comune, responsabile di tale Ufficio giudiziario, ha provveduto agli inizi di febbraio 2015, dopo alcune difficoltà, ad individuare le persone atte a sopperire tali mancanze di personale specializzato. Personale in attesa di svolgere un corso formativo della durata di 60 giorni lavorativi. Come spiegato ai nostri microfoni dall’avv. Stefano Foglia, Presidente dell’Ordine degli Avvocati del Foro di Foggia, questa situazione di stallo, tristemente comune a tante altre realtà italiane “nasce da un ibrido normativo […].La norma statuisce che i comuni che avessero voluto continuare a mantenere l’ufficio del Giudice di Pace avrebbero dovuto porre a disposizione del Ministero: un ufficio; le dovute attrezzature e quattro dipendenti. Mentre il magistrato è un dipendente ministeriale. Questo crea un ufficio con due diramazioni”. Cosa aspettarci, dunque, all’orizzonte? L’avv. Foglia, in contatto con il presidente del Tribunale di Foggia e con l’ufficio del nostro primo cittadino, prospetta un percorso irto ma fattibile nella sua concretizzazione: “Se il ministero riterrà idonee le persone individuate dal Comune si dovrà fare una pressione, frutto di concertazione fra le parti, affinché il corso di formazione inizi al più presto. Si potrà così determinare la fine di una situazione di stallo gravissima per i cittadini e gli avvocati”. Ci vorrà ancora del tempo prima che il Giudice di Pace di Manfredonia, Dott. Di Sibio, possa rientrare nel pieno delle sue funzioni lavorative. Agli avvocati costretti a barcamenarsi fra vari uffici giudiziari si chiede un enorme sacrificio. A noi cittadini una buona dose di pazienza. Una pazienza che noi tutti siamo pronti a dare, purché le istituzioni non si celino dietro una vana attesa. Anche perché spesso ci lamentiamo, a ragione, del fatto che la giustizia sia cieca a un occhio, ma nel nostro caso la giustizia non ha neppure gli occhi per osservare il corretto funzionamento della res publica. Questa è la giustizia italiana? Pare proprio di sì.
Domenico Antonio Capone