In occasione della cerimonia di consegna del Laurentino d’oro a Franco Pinto, lo scorso 7 febbraio, il sindaco Riccardi ha affermato che mai si sarebbe immaginato che, dopo Serricchio, poeta riconosciuto, studioso di chiara fama e tanto altro, il Laurentino sarebbe andato ad un umile artigiano autore di poesie in dialetto. In effetti, i meriti per cui la scelta dell’amministrazione è caduta su Franco Pinto sono numerosi. Innanzitutto la sua capacità di artigiano del legno, che lo contraddistingue per fantasia e ingegno. E poi, soprattutto, la sua eccellenza di poeta nel dialetto manfredoniano, che, superando il pregiudizio di un dialetto necessariamente volto a rispecchiare il proprio ambiente, gli ha permesso di superare i confini municipali, e ottenere l’apprezzamento di poeti ed esperti nel campo dialettale. La partecipazione, prima come premiato, poi come ospite fisso, al concorso nazionale di poesia in dialetto “Pietro Giannone – Città di Ischitella” ha contribuito a dare grande diffusione alla poesia di Pinto. Questo perché essa, esprimendo moti interiori in un registro abilmente lirico, e non soltanto rispecchiando il luogo d’origine, tuttavia presente nelle sue parole, “si colloca – secondo il giudizio di Dante Della Terza – su una linea d’avanguardia intanto nella propria area dialettale, il Gargano, e si attesta quale esponente di punta nell’esercizio poetico della propria città”. Il premio “Salva la tua lingua locale”, ricevuto a Roma, in Campidoglio, lo scorso anno con la raccolta E quist’ate mo’ che vonne?, è stata una conferma del fatto che la poesia e i racconti che Pinto ha continuato a scrivere in questi anni sono un contributo alla conservazione di tanto dialetto e di tante tradizioni che, a causa della globalizzazione e dell’inevitabile evoluzione della lingua, a lungo andare andrebbero dimenticate e perse. Un lavoro di scavo e di ricerca, quello di Franco Pinto, che si compie soprattutto nei ricordi, e con parole che vengono dettate dal suo io più profondo, e riaffiorano come racconti o come poesia. Una decisione oculata, e apprezzata da tanti, dunque, quella dell’Amministrazione. Una scelta che è andata a premiare chi preserva, in un certo senso, l’anima della nostra città, quello che ci distingue dagli altri, quelle parole antiche talvolta bistrattate e rifiutate, che invece andrebbero protette e custodite come tesoro avuto in eredità dai nostri padri.
Mariantonietta Di Sabato