“Sapere”, “Saper fare”, “Saper essere”: a questa tripartizione, in voga fino ad oggi nel panorama della formazione, bisognerebbe aggiungere il “saper essere con” , ovvero il saper essere in relazione con se stessi e con gli altri.
“Per Formazione s’intende comunemente la formazione psicologica del medico o di qualsiasi altro operatore socio-sanitario che, a sua volta, significa addestramento alla relazione col paziente. Di conseguenza, una relazione col paziente comporta un uso consapevole e professionale, dei propri mezzi, vale a dire della propria persona, di se stesso”. (Di Donato, 2000)
Questa concezione nasce dall’assunto che nessun operatore sanitario possa operare se non abbia un buon equilibrio psichico e dalla constatazione che le abilità comunicazionali e relazionali non si possano solo apprendere dai libri o dall’esperienza universitaria. Uno strumento molto utile ai fini di tale formazione è l’esperienza di gruppo, attraverso la quale è possibile mettersi in discussione, osservando e riflettendo sul proprio modo di relazionarsi con se stessi e con gli altri con spirito critico ma soprattutto con quella flessibilità che consenta di modificare, nel tempo, quelli aspetti della personalità che limitano l’empatia. Il problema centrale della pratica clinica, in tutte le relazioni d’aiuto, è, quindi, la formazione.
Dal 2010 l’associazione “Psicosomaticamente”, con presidente il Dott. Walter di Bitetto, organizza col patrocinio della SIMP (Società Italiana Medicina Psicosomatica) e l’ AMIGB (Associazione Medica Italiana Gruppi Balint), gruppi di formazione alla relazione: I Gruppi Balint (GB). Essi prendono il nome dal loro ideatore M. Balint psicoanalista ungherese. Oggi il G.B. è il modello riconosciuto dall’OMS come esperienza formativa ed elettiva per i medici, per gli psicologi e per tutti gli operatori per prevenire il burn-out, ossia un disagio legato all’attività di lavoro, che fa sentire chi ne è colpito senza via d’uscita, bruciato appunto; una particolare forma di reazione allo stress tipica delle “professioni d’aiuto”.
I primi gruppi Balint sono stati realizzati con medici e, successivamente, applicando la stessa metodologia, sono stati estesi ad operatori sociali, quali infermieri, assistenti sociali, insegnanti, genitori, anch’essi coinvolti nei loro specifici compiti quotidiani, nelle relazioni affettive e negli scambi personali che connotano sempre ogni rapporto umano. Il lavoro del gruppo, guidato da un conduttore di formazione psicoanalitica, si struttura a partire dal “racconto” di un caso, che è stato causa di difficoltà sul piano della relazione col paziente, portato in discussione da parte di un partecipante. Terminata la presentazione, gli altri membri del gruppo che lo desiderano possono intervenire ponendo domande; formulando ipotesi; esprimendo pareri e considerazioni.
Il gruppo Balint predispone l’operatore all’ascolto attivo e a riflettere sulla relazione e sulle emozioni che prova nel momento in cui il paziente chiede aiuto. In questo modo, l’operatore così formato acquisisce un’arma terapeutica in più, cercando di conoscere se stesso per meglio conoscere l’altro ed evitando di creare quella confusione delle lingue che nella comunicazione non facilitano la comprensione della domanda e l’alleanza terapeutica con il paziente e la sua malattia.
Per cogliere l’unicità della sofferenza è necessario, quindi, affinare l’ascolto e per ascoltare bene occorre liberarsi di quello che abbiamo in mente e sentire ciò che occupa invece quella degli altri. Allenarsi per ascoltare “con il terzo orecchio”, come sostiene Balint, vuol dire affinare l’intuito empatico per rendere possibile una reale comprensione della sofferenza dell’altro.
Chiunque sia interessato a svolgere questa esperienza formativa può contattare la Dott.ssa Fiorella Samele (fiorella.samele@yahoo.it). I primi tre incontri(7; 21; 28 marzo), completamente gratuiti in quanto di sensibilizzazione, avverranno nella sede di Via Montegrappa 77, Foggia. È consigliabile far pervenire la vostra iscrizione entro il 28 febbraio.
“…dalla informazione alla sensibilizzazione, fino ad arrivare alla formazione continua.”
Dott.ssa Fiorella Samele