Sabato 21 Dicembre 2024

Raccontare (e fare) di questi tempi la politica a Manfredonia (di S. Cavicchia)

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Prima parte.

Invito cortesemente Peppino Dicembrino a leggersi la seguente riflessione; (forse) troverà una risposta di fondo e complessiva al suo ed al mio modo di intendere e fare politica e di praticare l’impegno civico. L’ASE è la più importante azienda partecipata di Manfredonia ed appartiene sostanzialmente a tutti i sipontini. Chi amministra dovrebbe, perciò, essere contento se si accendono fari ed attenzioni civiche sulla azienda con l’intento di evidenziarne limiti e fare proposte, anche se difformi, per migliorarne i risultati. Per le risposte più specifiche alla sua nota rinvio a tutto quello che da mesi è presente sui giornali e sulla rete ed a quanto emergerà nei prossimi giorni, settimane e mesi, poiché spesso le cose sono più chiare e si comprendono meglio dopo un po’ di tempo. Inoltre per quanto ciò che l’ASE, nelle sue diverse forme, ha storicamente rappresentato e rappresenta nella dimensione di centro di potere, lo invito a leggersi tutto quanto è stato scritto ed, in particolare, discusso in consiglio comunale dagli anni ’70 in poi. Infine dichiaro che sono pronto ad un Dibattito Pubblico, alla pari, in un luogo a ciò deputato. In attesa di una pronta risposta in tal senso, che mi auguro positiva, lo ringrazio per l’attenzione e saluto cordialmente.

E’ difficile, molto difficile, raccontare oggi la politica a Manfredonia, città di nascita e di vita, dove i propri rapporti personali, famigliari e di lavoro si intrecciano continuamente e quotidianamente con quelli politici. Spesso sono le stesse persone che rappresentano questo insieme, questa rete di rapporti e ruoli. Si corre continuamente il pericolo di incrinare e perdere amicizie, e quel tessuto di affetti e di stima, che danno quel necessario calore e senso a proprio vivere. A Manfredonia, come in qualsiasi altro paese, la politica cammina sulle gambe ed è nella testa e nel cuore delle persone che conosci, che hai conosciuto soprattutto nell’infanzia e nell’adolescenza, periodo in cui si creano maggiormente quei legami affettivi, spontanei e naturali, che restano per sempre. Questa difficoltà è sentita ancor più da chi come me ha svolto e svolge nel nostro territorio attività di lavoro e professionale nel campo nella formazione e della ricerca sociale, insieme ad attività di impegno civile, culturale, associazionistico e di volontariato. In tali ambiti si sono conosciuti migliaia di giovani ed adulti da cui si è ricevuto tanto e con cui si è vissuto una parte della propria vita, con passione, attento all’altro, alla cura della persona ed a suscitare conoscenze, competenze, valori, partecipazione attiva. Molte di queste persone sono oggi fortemente impegnate in politica, svolgendo ruoli e funzioni di potere, locale e non.

 LA POLITICA UNISCE E, PURTROPPO, DIVIDE.

La politica unisce e, purtroppo, divide, e non tutti (quasi nessuno?) sono in grado di tenere distinto il rapporto personale, che dovrebbe essere, sempre e comunque, mantenuto in quanto tale e separato dall’analisi, le considerazioni, le valutazioni sulla politica locale e sul comportamento di quegli esponenti che ne dominano la scena.

Tale difficoltà che è normalmente fisiologica è diventata molto grande, quasi insopportabile, nel momento in cui oggi ho deciso di non limitarmi ad attività di analisi e di impegno associazionistico e di volontariato ma di darne proiezione e traduzione operativa in un impegno politico diretto in prima persona. Non è più accettabile né sopportabile che da troppo tempo siano sempre gli stessi professionisti della politica che dominano a Manfredonia, i quali bloccano ed ostacolano ogni possibilità di miglioramento e cambiamento, interessati solo a tutelare le proprie posizioni di potere, economico e non. C’è un’emergenza democratica che richiede non più solo l’espressione di idee, ma un impegno diretto per cambiare la situazione concreta ed il modo distorto e malsano di fare politica.

 CAPIRE ED ESPRIMERE IL PERSONALE PERCHÉ HA ANCHE UN SENSO GENERALE.

A me pare importante capire ed esprimere pubblicamente questa difficoltà, questo vissuto personale sia per non restarne bloccato e congelato sia perché ha un senso più generale, politico. Perché allora questa difficoltà?

Due a me sembrano le ragioni di fondo: l’una, strutturale, profonda, insita nell’essere umano e l’altra, più contingente, specifica all’attuale condizione di vita sociale e politica di Manfredonia. Sintetizzo al massimo, facendo riferimento all’approccio psicologico sociale di Eric Berne.

Lo sviluppo di una persona, di ciascuno di noi, si struttura e si definisce attraverso il rapporto con gli altri, in primis i genitori, le cui cure ci sono fondamentali per sopravvivere e crescere. Essendo al centro del mondo parentale in cui i nostri genitori operano per soddisfare le nostre esigenze, i nostri bisogni ci sentiamo amati e, quindi, degni ed unici. Man mano che diventiamo grandi ci si misura con la realtà sociale, attraverso cui si comprende la propria limitatezza e la necessità di tener conto degli altri, trovando con equilibrio il valore di sé in rapporto agli altri. Questo significa superare il narcisismo e tendere verso l’autonomia personale e l’interdipendenza. Ciò comporta imparare ad accettare le differenze, le esigenze ed i punti di vista diversi che spesso si esprimono con considerazioni, valutazioni, critiche verso il proprio punto di vista ed il proprio operare. Questo è il nodo centrale del nostro diventare persona sociale. Se si conquista e si assimila il valore della propria autonomia e della interindipendenza si riesce a distinguere il valore della persona dalla critica al suo fare, al suo comportamento quando è diverso dal proprio. Altrimenti ci sarà confusione: ogni critica al comportamento ed al fare verrà vissuta come un attacco personale, cosa che non è poiché le differenze sono fisiologiche e realistiche.

DIVENTARE PERSONA SOCIALE VUOL DIRE SUPERARE IL NARCISISMO E COMPRENDERE L’INTERDIPENDENZA.

La seconda ragione è più legata a come oggi la politica viene vissuta e praticata a Manfredonia dai potenti di turno. C’è a Manfredonia un clima di emergenza democratica, di tensione alimentata continuamente da dichiarazioni e prese di posizione di Riccardi & company, che rilevano ed evidenziano il fastidio, l’intolleranza, il tentativo di silenziare in tutti i modi possibili ogni voce diversa, ogni dissenso ed ancor di più ogni opposizione politica. Non si vuole considerare ogni analisi, ragionamento, informazione che evidenziano i limiti, le contraddizioni, l’inadempienza del loro operare politico, così come anche alcuni interessi dentro decisioni amministrative assunte, sicuramente non a favore dei cittadini ma di pochi privilegiati. Chi governa la città, chi esercita un potere a Manfredonia da un tempo infinito, non vuole accettare nessun confronto pubblico, nessuna dialettica, nessuna critica che metta in discussione tale assurda posizione dominante, che rende Manfredonia città bloccata, immobile, chiusa, in netto contrasto con quella che è la sua storia di città dinamica, aperta ed accogliente, città, che col suo mare è ponte di collegamento con il mondo e permette un orizzonte sempre visibile.

Si vuole a tutti i costi creare artificialmente un clima da stadio, da contrapposizione emotiva e fideistica, che acceca e mobilita i propri fans contro l’avversario, che diventa quasi il nemico da abbattere. È veramente paradossale questo modo di fare: sono i potenti, coloro che hanno tutto nelle proprie mani che temono il confronto e dibattito pubblico, ogni dialettica e ragionamento articolato, rovesciando le parti. Si attua quello che in psicologia sociale è chiamato il fenomeno delle biases, cioè quelle distorsione mentali che portano ad una visione parziale fino ad uno stravolgimento della realtà, e, quindi, una falsa coscienza. Nella conoscenza sociale si tende ad accomodare le cose in conformità con i propri interessi e le proprie esigenze, deformando così la realtà, in modo consapevole ed involontario, il che rende la situazione molto più difficile da affrontare serenamente. Hastorf e Cantril con alcune ricerche hanno dimostrato, analizzando il comportamento di due opposti gruppi di tifosi rispetto ad una stessa partita di calcio, che ciascun gruppo tende a sopravvalutare i falli dell’avversario ed a ridimensionarne i propri, in modo tale da giustificare sempre e comunque la negatività della squadra avversaria ed il grande valore della propria. È in fondo la traduzione scientifica della sapienza popolare e del detto evangelico per cui, umanamente, si tende a vedere la pagliuzza nell’occhio altrui e non la trave nei propri occhi.

Nella seconda parte come la tifoseria in politica non solo acceca ma è pericolosa per la democrazia e per la convivenza civile.

Silvio Cavicchia

Sociologo e Ricercatore Sociale del Centro Studi e Ricerche “Eutopia”

silviocavicchia@gmail.com

Articolo presente in:
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  • Complimenti professore…continui in queste sue analisi con un livello di dettaglio sempre maggiore….questa città è bloccata da un manipolo di ignoranti….vanno mandati via…subito.

    giovanni 09/02/2015 14:34 Rispondi
  • Plaudo e condivido l’analisi sociologica di cui all’articolo del prof. Cavicchia.
    Ho appreso, e quindi ringrazio, la conoscenza del fenomeno biases, che intravedo in alcuni interventi “di parte” di certi soggetti dai nomi vari, che pur di essere attaccati al carro, prendono posizioni fideistiche e facendo discorsi, sicuramente non scevri di riflessioni condite da malizia e tendenti al becero discredito.

    semprevigile 09/02/2015 12:16 Rispondi
  • A Manfredonia c’è molta dissoccupazione.Con lo stomaco vuoto è difficile comprendere e parlare di democrazia ,di cultura,di sociale e tanti altri belli concetti.Possibile che tutti questi politici intelligenti ed altruisti che si dicono pronti per il bene solo della cittadinanza,non riescono a proporre dei posti di lavoro?Il lavoro avvicina il popolo alla politica.

    il capitano 09/02/2015 8:59 Rispondi

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