Martedì 19 Novembre 2024

“Vita di Don Giussani”: la presentazione del libro di Alberto Savorana

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L’importanza di un incontro. Con gli altri ma soprattutto con se stessi. Si potrebbe riassumere in questo modo il passaggio terreno di Don Giussani, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione, esaustivamente tratteggiato dal Dott. Alberto Savorana nel suo: “Vita di Don Giussani”.  La presentazione del libro, avvenuta sabato sera a Palazzo Celestini, attraverso le riflessioni del prof. Antonio Nasuto, della prof.ssa Gemma Borelli e di Don Michael Konrad, ha permesso all’uditorio sipontino di andare oltre l’immagine, a volte stereotipata, del presbitero e teologo di Desio, facendo scoprire, attraverso documenti e fonti esaustive, la figura di un uomo che ha incarnato nell’incontro con l’altro l’essenza della propria missione evangelizzatrice. Ed effettivamente, come è emerso nel corso della presentazione, la vita di Don Giussani è stata costellata da incontri significativi. Sin dai suoi primi passi vocazionali. Provenendo da una famiglia povera, gli fu possibile portare avanti i propri studi in seminario grazie all’opera caritatevole di Andreina Costa Kuliscioff. Questa che sembrerebbe una normale per quanto lodevole azione di umanità assume contorni provvidenziali se si pensa che Andreina era figlia di Andrea Costa e di Anna Kuliscioff, esponenti di spicco dell’anarchismo e del socialismo italiano ottocentesco. Sicuramente in casa Costa-Kuliscioff si respirava un clima di acceso ateismo modernista. Eppure la formazione religiosa di Luigi Giussani fu resa possibile proprio  grazie all’azione di una signora culturalmente formata in un clima distante anni luce l’arco di pensiero religioso. Casualità e stranezze apparenti  sono i due poli caratterizzanti gli incontri di Don Giussani. Sarà l’incontro casuale su un treno con alcuni adolescenti completamente digiuni di pensiero religioso a spingerlo, infatti, a perseguire la strada dell’insegnamento nelle scuole superiori, avendo sempre come obiettivo quello di far comprendere  ai suoi alunni del Liceo Berchet, l’origine del proprio essere (e quindi favorire l’incontro con se stessi) piuttosto che indottrinarli su dogmatiche posizioni ecclesiastiche. Saranno i suoi incontri con Giovanni Paolo II ha infondere in lui e nel suo movimento la piena convinzione che la secolarizzazione avvenuta, in Italia, fra l’Otto e il Novecento, aveva comportato, fra l’altro, la totale assenza di Dio nel modus operandi dello Stato, monarchico prima e repubblicano poi, rendendo, pertanto l’uomo all’apparenza più libero e pronto a seguire l’incedere impetuoso dei tempi ma in realtà sempre più solo; sempre più monade isolata.  foto 3 (1)

A dieci anni dalla sua scomparsa è doveroso comprendere cosa permane del pensiero di questo uomo di incontri. In un mondo votato a superare soltanto crisi economiche ma pronto a scacciare da sè crisi esistenziali, perché sinonimo di anticaglie di un pensiero passato, la volontà giussaniana di unire indissolubilmente  vita e fede assume contorni di un’attualità disarmante. L’importanza data da Don Giussani a ciò che si è o si sarà piuttosto che a ciò che si fa risuona come un messaggio dirompente in una realtà quale quella della nostra quotidianità  in cui a contare maggiormente è l’avere e non l’essere.

Domenico Antonio Capone      

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